Quando si premiano i gusti sessuali
Il film che ha vinto l'Orso a Berlino racconta di un'attrazione saffica di una ragazza per la propria insegnante. Che fantasia.

“Che barba che noia, che noia che barba”, avrebbe detto Sandra Mondaini al suo Raimondo Vianello. A Berlino ha vinto l'Orso d'oro il film Dreams (Sex Love), storia saffica di una diciassettenne che s’innamora della propria insegnante di francese. Questo innamoramento crea tensioni nella famiglia della ragazza perché la narrazione obbliga sempre a trovare qualcuno di omofobo.
Non se ne può più di vedere assegnati premi cinematografici, di bellezza, letterari, di cucina, sportivi ad omosessuali e transessuali o a trame e racconti arcobaleno. Gay e trans che, poi, il più delle volte non hanno arte, ma solo parte, ossia stanno dalla parte giusta della storia.
Ma quando capiranno costoro che questi privilegi sono una condanna? E sì perché come si fa a non sospettare che il premio non vada al talento ma alla propria inclinazione sessuale o alla propria identità sessuale psicologica (cd identità di genere)? Possibile che a tutti costoro non sorga un pur minimo dubbio che il premio non è stato dato al genio, ma ai gusti sessuali, all’orientamento culturale?