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CRISI DI GOVERNO

Prigionieri di Mattarella e Conte

Se Mattarella non fosse Mattarella e se Conte non fosse Conte si andrebbe subito ad elezioni e si volterebbe pagina, ma non è così. E tutto sarà fatto per evitare le urne, mentre Conte ha bisogno di farsi il suo partito per sopravvivere a se stesso.

Editoriali 29_01_2021
Mattarella e Conte

Questa crisi di governo si potrebbe riassumere così: se Mattarella non fosse Mattarella e se Conte non fosse Conte si andrebbe subito ad elezioni e si volterebbe pagina, liberando il Paese dalla prigionia. Così però non è e quindi si rimarrà ingessati ancora a lungo.

Mattarella potrebbe sciogliere le Camere e mandarci a votare? Poteva farlo dopo il triste voto di fiducia al Senato. Il Paese è in sofferenza e in emergenza. Il Conte bis ha dimostrato non solo incapacità strutturale ma anche deficienze di competenza personale dei singoli ministri. Molti errori si sono accumulati. Tutte le elezioni amministrative hanno mostrato senza ombra di dubbio che il Paese reale non rappresenta più il Paese legale. In Parlamento il governo è molto fragile. In occasione del recente voto di fiducia al Senato la maggioranza ha fornito uno spettacolo increscioso per convincere qualche transfuga a passare dall’altra parte in una trattativa poco dignitosa per tutti, anche per le istituzioni.

Nel frattempo la rabbia delle categorie aumenta, cominciano le prime insubordinazioni alle restrizioni ritenute contraddittorie e inefficaci, ci sono guai con il vaccino, Stato e regioni litigano. Davanti a questa situazione il Presidente della Repubblica avrebbe potuto constatare il divario tra la fragilità della maggioranza e la gravità della situazione e sciogliere le Camere. È successo anche in altri Stati europei, non richiederebbe più tempo di estenuanti consultazioni e incarichi a ripetizione. Questo sarebbe stato, e sarebbe tuttora, il da farsi … se Conte non fosse Conte e Mattarella non fosse Mattarella.

Conte non ha un contenitore politico cui fare riferimento. Se cade, cade nel vuoto. Non è nemmeno mai stato eletto. È stato semplicemente “messo lì”. Lo scioglimento delle Camere lo farebbe sparire dalla circolazione. Per questo ha bisogno di un suo partito. A questo fine propone a Mattarella un reincarico per il Conte ter. Non una maggioranza raccogliticcia caso per caso, che Mattarella non potrebbe accettare, ma una vera maggioranza, magari risicata ma politica, con un programma nuovo di zecca, pur essendo magari quello di prima con il make up ritoccato.
Di questa maggioranza farebbe parte anche il nuovo partito di Conte, costituito in Parlamento dai deputati del gruppo misto che hanno votato la recente fiducia e da vari fuoriusciti da altri gruppi che in questo caso non farebbero la figura dei convertiti dopo telefonate notturne, ma avrebbero la dignità di partecipare ad un vero e proprio nuovo corso politico. La cosa verrebbe benedetta anche da 5Stelle e Democratici.  

Dato che Conte è Conte, questa è la strada per lui da battere. Nel Paese confluiranno magari nel suo nuovo partito quelli di “Insieme”, il nuovo gruppo politico di Zamagni recentemente costituito, e vescovi come monsignor Bregantini ed altri lo sosterrebbero moralmente. Non è escluso che questo aspetto “cattolicheggiante” possa attrarre anche qualche altro parlamentare cattolico spinto a ciò da ordini superiori o desideroso di una famiglia politica più regolare. L’onorevole Binetti in questo periodo si sta movimentando parecchio. Per Conte fare un proprio partito è fondamentale, altrimenti rimarrà sempre il presidente di tutti e di nessuno, che la pandemia e il Recovery Fund ha mantenuto al volante finora, ma che potrebbe essere in ogni momento “tolto da lì” con la stessa velocità con la quale è stato “messo lì”.

Ma anche Mattarella, in fondo, è Mattarella. Davanti ad un Conte ter così congegnato egli non può dire di no. Certamente farà prima di tutto riferimento alle regole procedurali: il Presidente prima di sciogliere le Camere deve appurare se in Parlamento esista un’altra maggioranza. Quindi se Conte gli assicura che c’è, egli ha il dovere di chiedergli le dimissioni e poi reincaricarlo. Ma il vero motivo del suo assenso è che Mattarella è Mattarella, l’uomo politico della vecchia sinistra democristiana, il democristiano progressista dal doppio petto e dai modi garbati ma ideologicamente freddo e inflessibile, l’ideologo dossettiano dell’assolutezza della Costituzione, il teorico delle istituzioni come luogo in cui i cattolici devono cessare di essere cattolici, colui che non consegnerà mai il Paese ai cosiddetti sovranisti e populisti, costi quello che costi.

Se Conte è il Conte educato dal cardinale Silvestrini, Mattarella è il Mattarella educato da Maritain e Dossetti. Tenere lì Conte con una maggioranza racimolata a stento di volta in volta no. Sarebbe stato troppo. Ma tenere lì Conte con una nuova maggioranza politica (ripeto, anche se risicata) e, soprattutto, con un nuovo partito cattolico progressista che non stoppi leggi come la legge Zan, che non metta in discussione Unione Europea e Biden, che non chiuda i porti nemmeno in caso di peste bubbonica, che continui a dare regole alla Chiesa su come celebrare messe e sacramenti, che imponga a tutti il vaccino e il controllo sociale che ne deriva … beh, questo va benissimo.