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INCURIA

Pompei, i crolli non suscitano più proteste

Pompei continua a registrare crolli. E qualcuno, come Raffaele Calabrò di Area Popolare, rivolge interrogazioni parlamentari al governo. Le risposte del ministro Franceschini sono vaghe e rassicuranti. Era ben altro il suo atteggiamento, quando al suo posto c'era Bondi.

Politica 16_02_2015
Pompei in sicurezza

Per il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, la Sovrintendenza Speciale e i responsabili del “Grande Progetto Pompei”, stanno facendo il massimo possibile per assicurare la sicurezza e la manutenzione di quel patrimonio.

Risponde così alla Camera ad un’interrogazione presentata dal deputato di Area Popolare, Raffaele Calabrò, che citava “I 30 i crolli verificatisi a Pompei negli ultimi 5 anni, nessuno per fortuna dell’entità di quello della Schola Armatorum, del dicembre del 2010. Tra gli ultimi episodi, i cedimenti al Tempio di Venere, alla Tomba di Lucius Publicius Syneros e a una bottega di via di Nola, accertati a marzo del 2014”, aggiungendo che “A seguito delle piogge della scorsa settimana, si è registrato un nuovo smottamento di una parte del terreno del giardino della Casa di Severus, lungo il costone roccioso meridionale. Il cedimento di terreno ha fatto franare anche una piccola porzione del muro di contenimento del giardino”. “L’area interessata dallo smottamento – spiegava nel suo testo Calabrò - è compresa nel programma di messa in sicurezza della Regio VIII previsto dal Grande Progetto Pompei. Per questo, chiediamo al Ministro Franceschini di fare il punto sui programmi ed i lavori di restauro e messa in sicurezza del sito archeologico di Pompei che, al verificarsi di piogge di una certa intensità, continua a far registrare smottamenti che minacciano la stessa esistenza di quello che è un patrimonio culturale dell’umanità”.

Nella risposta, Franceschini precisa che “sono stati banditi interventi per 96,2 milioni di euro” e ricorda il piano avviato sulla sicurezza, affidato al monitoraggio costante dei vigili del fuoco, per prevenire le emergenze e l’accordo stipulato con Finmeccanica l’anno scorso, che prevede il controllo satellitare, al fine di verificare lo smottamento dei terreni. “Nemmeno il satellite – dice il Ministro – ha rilevato cedimenti nei giorni scorsi, dovuti alla pioggia. E’ stato un fatto improvviso e non prevedibile”. Tutto bene, quindi? ça va sans dire, con una postilla che rappresenta tutto un programma: “Pompei – afferma Franceshini - sarà sempre un cantiere aperto; sono 66 ettari, di cui 44 già scavati e 22 da scavare, esposti a cielo aperto. E’ evidente che questo tipo di sito, di queste dimensioni, comporterà sempre un grande sforzo di manutenzione”.

Sembra di ascoltare Wolfgang Goethe, che nel suo Viaggio in Italia racconta la sua visita, nel marzo del 1787, nel più grande museo del mondo all’aperto: “(...) Mi sono recato. scriveva Goethe - con Tischbein a Pompei, ammirando a destra e a sinistra  tutte quelle magnifiche viste già note a noi grazie ai pittori di paesaggi, e che ora ci si presentavano nel loro splendido insieme. Con la sua piccolezza ed angustia di spazio, Pompei è una sorpresa per qualunque visitatore: strade strette, ma diritte e fiancheggiate da marciapiedi, casette senza finestre, stanze riceventi luce dai cortili e dai loggiati attraverso le porte che vi si aprono: gli stessi pubblici edifici, la panchina presso la porta della città, il tempio e una villa nelle vicinanze, simili più a modellini e a case di bambola che a vere case. Ma tutto, stanze, corridoi, loggiati, è dipinto nei più vivaci colori: le pareti sono monocrome e hanno al centro una pittura eseguita alla perfezione, oggi però quasi sempre asportata; agli angoli e alle estremità, lievi e leggiadri arabeschi, da cui si svolgono graziose figure di bimbi e di ninfe, mentre in altri punti belve e animali domestici sbucano da grandi viluppi di fiori. E la desolazione che oggi si stende su una città sepolta dapprima da una pioggia di lapilli e di cenere, e poi saccheggiata dagli scavatori, pure attesta ancora il gusto artistico a la gioia di vivere d’un intero popolo, gusto e gioia di cui oggi nemmeno l’amatore più appassionato ha alcuna idea, né sentimento, né bisogno”.

A distanza di tre secoli, Pompei non è più “saccheggiata dagli scavatori”, ma dall’incuria – determinata dal malgoverno - che dura da decenni.

Ben altre furono le parole di Franceschini quando, cinque anni fa, a causa d’infiltrazioni d’acqua, crollò la Schola Armaturarum. Sandro Bondi, che allora occupava la poltrona di Ministro dei Beni Culturali, si dimise e su di lui si accanì un ampio schieramento, formato soprattutto da deputati del Partito Democratico, primi fra tutti Valter Veltroni, Giovanna Melandri e proprio Franceschini, che dichiarò: «Ho chiesto che il governo venga urgentemente a riferire in Aula sui vergognosi fatti di Pompei. Sandro Bondi si dimetta oppure il Pd presenterà una mozione di sfiducia. I ministri restano in carica se hanno la maggioranza, Bondi prenda atto che la maggioranza dei gruppi ha chiesto un gesto di responsabilità». Nel marzo dello scorso anno – Franceschini era già Ministro -  a Pompei si verificarono tre crolli, uno di seguito all’altro. Qualche mese prima, a dicembre del 2013 – era Ministro, Massimo Bray - se ne verificarono altri. Nessuno protestò. Nessuno protesta ora e tutti si accontentano di quanto dichiara la Sovrintendenza («L’area interessata dallo smottamento è già parte del programma di messa in sicurezza della Regio VIII previsto dal Grande Progetto Pompei») o di quanto afferma il Ministro dei Beni Culturali, per il quale l’area “sarà sempre a rischio”, nonostante i mezzi che la tecnologia attuale mette a disposizione e i quasi 100 milioni di finanziamento provenienti dai fondi europei, che se non spesi entro il 31 dicembre di quest’anno, provocheranno il commissariamento. Mala tempora currunt.