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CAPPELLANI NEL MIRINO

Pax Christi fa guerra all'esercito, ma il Vangelo...

L'associazione pacifista vuole abolire l'istituzione dei cappellani militari privando dello stipendio i sacerdoti al seguito dell'esercito. Nel nome di una presunta radicalità evangelica antimilitarista che non è mai esistita. Gesù, il Battista, i santi non hanno mai condannato i soldati. Anzi...

Attualità 12_03_2018

Ahò, e Pax Christi ce l’ha proprio coi cappellani militari. Già l’associazione pacifista si era indispettita quando è stato proposto Giovanni XIII come santo patrono delle forze armate (e qualche vescovo si era unito alla protesta), ora cala l’asso (di denari), ricordando al futuro governo che i cappellani militari costeranno allo Stato dieci milioni di euri l’anno. Infatti, i cappellani sono inquadrati nelle forze armate con i gradi di ufficiale e percorrono tutta la carriera gerarchica, percependo lo stipendio relativo al grado raggiunto. In cima c’è l’Ordinario militare, che un tempo si chiamava Vescovo castrense ed è equiparato a un generale di corpo d’armata.

Ora, il mese scorso la Santa Sede ha firmato col premier Gentiloni un’Intesa in materia, intesa che però dovrà essere recepita dal nuovo parlamento. Ebbene, è proprio a quest’ultimo che si indirizza Pax Christi, ricordando il costo, tra stipendi e pensioni, e dicendo  chiaro e tondo che il corpo dei cappellani militari va abolito. Perché? Perché, a sentir loro, «lo stretto connubio tra Forze Armate e cappellani militari è in chiaro contrasto con il Vangelo» e pure «con quanto ci ha insegnato Gesù che va nella direzione della nonviolenza attiva».

Gesù apostolo della nonviolenza? Come Gandhi? Come, ma sì, Pannella? Boh. E l’elogio al centurione di Cafarnao? E tutti i Santi che di mestiere facevano i militari? E l’atteggiamento benevolo del Battista nei confronti  dei soldati che venivano a lui? Ma per Pax Christi le nostre Forze Armate sono «sempre più impegnate a fare guerra ovunque i nostri interessi vitali siano minacciati, come recita il Libro Bianco della Difesa». Pax Christi, gli interessi vitali, vorrebbe difenderli, evidentemente, col dialogo.

Comunque, chiede «che venga abolito l’inquadramento militare dei cappellani e che l’assistenza spirituale al personale militare sia data alla pastorale ordinaria». Ora, si può osservare che dal punto di vista pratico non cambierebbe niente: abolire i cappellani e sostituirli con preti senza stellette servirebbe solo a privare questi ultimi dello stipendio. Ma si tratta anche di seguire le truppe nei vari angoli del mondo: quale parroco potrebbe permettersi di lasciare tutto e partire? L’unica è lasciare le cose come stanno. Il solo risultato sarebbe quello di privare i cappellani della paga. Può darsi che, a quel punto, nessun prete vorrebbe indossare la divisa. Forse è proprio a questo che punta Pax Christi, per la quale, a quanto è dato di capire, il soldato è un mestiere spregevole.

Abolendo, insomma, gli eserciti, si abolirebbero le guerre. Non fa una grinza. Temiamo che, invece, stante il Peccato Originale, a quel punto le guerre le farebbero con le pietre e i denti. Naturalmente, parliamo dei cristiani. Gli altri sono esentati dal pacifismo per il semplice fatto che se ne chiamano fuori. Comunque, al di là degli appelli, crediamo che il Vaticano da questo orecchio non ci senta. E’ già tanto se ha acconsentito, con la firma della presente Intesa, a ridurre il numero dei cappellani dagli  attuali  204 a 162. L’istituzione dei cappellani militari fu creata, con gran fatica da parte vaticana, durante la Grande Guerra, ed è costata, appunto sudore. Rinunciarvi per una presunta radicalità evangelica, tutta da dimostrare, sarebbe solo un autogol.