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LE PAROLE DI BASSETTI

Ong, finalmente dalla Cei un bagno di realismo

«Nessuna idealità nè ingenuità nel collaborare con i trafficanti di carne umana». Finalmente dal presidente Cei Bassetti arriva un bagno di realismo contro le posizioni "estreme" degli ultimi giorni nel mondo cattolico comne Avvenire o Caritas. Ribadito un punto fermo: la carità non va esercitata se si collabora con gli schiavisti neanche indirettamente. 

Editoriali 11_08_2017

Di fronte al fenomeno dei migranti non si può «correre il rischio – neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità – di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana». Una parola all’insegna della “responsabilità” quella che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha pronunciato ieri nell’omelia tenuta a Perugia in occasione della festa di san Lorenzo.

«Ribadisco ancora oggi, di fronte alla “piaga aberrante” della tratta di esseri umani, come l’ha definita Papa Francesco, il più netto rifiuto ad ogni “forma di schiavitù moderna”. Ma rivendico», ha specificato Bassetti, «con altrettanto vigore, la necessità di un’etica della responsabilità e del rispetto della legge».

Si tratta di parole nuove al vertice della Cei, visti i precedenti forniti ad esempio da monsignor Nunzio Galantino e da monsignor Giancarlo Perego, perché quelle di Bassetti hanno tutta l’aria di essere un chiaro sostegno al codice di comportamento per le Ong che il ministero dell’Interno ha recentemente varato per impedire traffici e collusioni tra operatori umanitari e schiavisti.

Questo riferimento all’integralità della dottrina sociale della Chiesa, che sa articolare la carità con il bene comune della comunità che accoglie, il diritto a emigrare con il diritto a non emigrare, è un ritorno al buon senso. Quello che, purtroppo, sembrano aver smarrito in troppi all’interno del mondo cattolico lanciandosi in una difesa ad oltranza, e a prescindere, dell’operato delle Ong in un contesto complesso come quello del fenomeno migratorio dalle coste africane.

Il direttore del quotidiano dei vescovi, Marco Tarquinio, è intervenuto più volte per dire che ritiene «del tutto comprensibile e sensato»  che «la gran parte delle Ong non intendano acconsentire alla presenza di agenti di polizia armati a bordo delle imbarcazioni messe in mare per operazioni umanitarie». Quest’ultimo è proprio uno dei tredici punti che costituiscono il codice di comportamento varato dal Viminale come garanzia di «rispetto della legge», così come ha ricordato Bassetti.

Le ragioni di Tarquinio, e di altri nel mondo cattolico, ad esempio Caritas, per quante dotate di un certo fascino teorico, si scontrano con la realtà, cosa che, invece, le parole del cardinale Bassetti sembrano finalmente tenere in considerazione. 

Aver delegato a soggetti privati, quali sono le Ong, le operazioni di soccorso in mare sta mostrando molti lati oscuri. L’inchiesta della procura di Trapani sulla nave Iuventa e la Ong tedesca Jugend Rettet, accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha fatto da innesco all’azione del ministro Marco Minniti per il suo codice di comportamento.

Tra l’altro nell’inchiesta è entrato anche il sacerdote Mussie Zarai, tirato in ballo nella conversazione di due addetti alla sicurezza imbarcati sulla nave di Save the Children. Lui dichiara di non aver mai avuto a che fare con la Iuventa, ma di aver semplicemente comunicato le richieste di aiuto che gli arrivavano dai natanti in difficoltà nel Mediterraneo. C’è da aspettarsi che i magistrati vorranno capire meglio la natura di queste chiamate che arrivavano sul telefono di padre Zarai.

Come ha ricordato ieri il presidente della Cei, l’esercizio della carità non può finire per collaborare, direttamente o indirettamente, con gli schiavisti. E’ un bagno di realismo che dovrebbero fare in molti.