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Islam

Ondata di arresti di cristiani in Iran

Tra giugno e luglio almeno 69 persone sono state arrestate e dieci risultano ancora detenute

In sette settimane tra il 1° giugno e il 17 luglio in Iran sono stati arrestati decine di cristiani. La maggior parte sono persone che hanno abiurato l’Islam, ma ci sono anche degli assiro-caldei battezzati da piccoli. È quanto rivela un rapporto frutto del lavoro di esperti di Article18, sito specializzato nel documentare la crescente repressione delle minoranze religiose in atto nel paese, di cui l’agenzia di stampa AsiaNews riporta i principali risultati. Su 69 persone arrestate, almeno dieci, quattro uomini e sei donne, risultano essere ancora in carcere. Come nei casi precedenti, quelle rilasciate hanno dovuto firmare dei documenti con i quali si sono impegnati a promuovere ulteriori attività cristiane oppure sono state condannate a partecipare a delle sessioni di rieducazione islamica. Tra i rilasciati, alcuni hanno raccontato di esser stati convocati per ulteriori interrogatori nei giorni successivi, altri di aver ricevuto l’ordine di lasciare l’Iran. Quelli liberati su cauzione hanno dovuto versare importi da 8mila a 40mila dollari. L’ondata di arresti fra i cristiani – spiega AsiaNews – è coincisa “con una nuova repressione che ha colpito la comunità baha’i, che insieme ai convertiti cristiani è un altro gruppo religioso minoritario non riconosciuto da Teheran”. Conferma l’accanimento contro le minoranze religiose la Commissione Usa per la libertà religiosa nel mondo, secondo cui “negli ultimi mesi, decine di persone [baha’i] sono state arrestate, processate e imprigionate con accuse di natura religiosa e prese di mira sulla base della loro fede”. A commento del rapporto, il direttore di Article18, Mansour Borji, afferma che “i gruppi tradizionalmente vulnerabili, come i cristiani, sono in prima linea tra quelli presi di mira”. Secondo Borji, “l’approccio repressivo imposto dalle autorità, compreso il ritorno sulla scena della cosiddetta ‘polizia della morale’, potrebbe essere un messaggio sia a livello nazionale che internazionale a poche settimane dal primo anniversario dalla morte di Mahsa Amini”.