Newman è Dottore della Chiesa: «Oggi ci parla la sua condanna del liberalismo religioso»
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San John Henry Newman sarà proclamato Dottore della Chiesa. Intervista al vescovo Edoardo Cerrato, oratoriano come il santo inglese: «Sostenne che la Dottrina mostra la sua effettiva vitalità quando diviene un principio attivo, che si traduce in azione. E il "discorso del biglietto" in cui condanna il liberalismo religioso è l'aspetto che scelgo per i nostri giorni».

La notizia data ieri dal Dicastero delle cause dei Santi che San John Henry Newman sarà proclamato Dottore della Chiesa non ha colto alla sprovvista monsignor Edoardo Cerrato. «Era nell’aria - spiega in questa intervista alla Bussola il vescovo emerito di Ivrea e già Procuratore generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, la stessa che il santo inglese abbracciò dopo la sua conversione -, ma è comunque una notizia che ci riempie di gioia e gratitudine per la decisione di sua Santità Leone XIV».
Il rapporto tra Cerrato e Newman è solido, grazie alla comune appartenenza agli Oratoriani, ma anche perché il vescovo emerito è uno dei massimi studiosi del pensiero e della vita di questo assoluto protagonista della Chiesa. Ed è con lui che cerchiamo di capire la portata di questa decisione di Papa Leone.
Eccellenza, che cosa significa essere dottore della Chiesa?
Non è un grado accademico o una laurea honoris causa. Con questo titolo la Chiesa riconosce l’autorevolezza di un uomo, una donna insigni per santità e per eminente dottrina testimoniata nei loro scritti. I primi Dottori della Chiesa furono proclamati da papa Bonifacio VIII sul finire del XIII secolo; poi ad altri è stato conferito tale titolo; tra essi anche a quattro donne: Teresa d'Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen. Con Newman i Dottori della Chiesa raggiungono il numero di 38.
Quali sono gli aspetti, a suo avviso, che fanno di Newman dottore della Chiesa?
«Non dubiti, Newman sarà un giorno dottore della Chiesa», già aveva confidato Pio XII a Jean Guitton. Nel Documento della Sede Apostolica che sarà pubblicato, i motivi li troveremo autorevolmente esposti. Alla sua domanda rispondo citando il titolo dato all’articolo che mons. Fortunato Morrone, insigne studioso di Newman, e caro amico, ha pubblicato oggi (ieri ndr.) su L’Osservatore Romano: «Un raffinato intellettuale e teologo che ha testimoniato il Vangelo incarnandolo». Benedetto XVI, recandosi personalmente a beatificare Newman a Birmingham, in deroga a una norma da lui stesso stabilita ha detto: «Ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà alla verità rivelata, seguendo quella kindly light ovunque essa lo conducesse, anche a un considerevole costo personale. Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme. Giustamente è stata prestata molta attenzione all’attività accademica e ai molti scritti di Newman, ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote».
Tra gli innumerevoli aspetti di cui mi chiede scelgo questo, che, tra l’altro, mi pare sotteso a tutti e che ci parla ancor più oggi: quello che Newman stesso pose al centro del “discorso del biglietto” – per la nomina a cardinale – riportato integralmente due giorni dopo sulla prima pagina dell’Osservatore Romano: «Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c'è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro, e questa è una convinzione che ogni giorno acquista più credito e forza. È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera. Insegna che tutte devono essere tollerate, perché per tutte si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia».
Può descriverci Newman in poche parole?
Penso di poter dare una rapidissima risposta accennando alla sua esperienza di fede vagliata alla luce della ragione: fides et ratio. La grande enciclica di San Giovanni Paolo II Papa, che porta questo titolo, cita Newman come esempio. Newman ci parla attraverso il suo cammino di conversione, continuato lungo l’intero corso della sua esistenza, come attraverso la vastità e la ricchezza dei suoi scritti, ed è compiutamente fotografato da due motti: “Cor ad cor loquitur”, e “Ex umbris et imaginibus in veritatem”. Il primo, scelto per lo stemma cardinalizio – e sentito da Newman così familiare da ritenerlo della Bibbia o dell’Imitazione di Cristo, mentre figura in una lettera di san Francesco di Sales già stata citata dallo stesso Newman nel 1855 in una conferenza sulla pastorale universitaria – esprime il principio fondamentale della vocazione cristiana che plasmò profondamente la sua vita, il suo pensiero teologico e le sue fatiche pastorali; il secondo – dettato da Newman per la sua ultima dimora – è la cifra della sua intera visione del mondo, anzi è la figura secondo cui Newman concepiva la destinazione reale della nostra intelligenza, la quale, abitando la sfera della manifestazione (imago) e della parvenza (umbra), deve volere e cercare con tutta se stessa una certezza legittimata dalla verità. Di tale certezza Newman ha pensato le condizioni e ha messo a fuoco l’essenza.
Newman ha scritto molto, qual è il tratto del suo pensiero che lei considera più decisivo o degno da riscoprire?
Numerose pubblicazioni – anche italiane – hanno presentato, prima e dopo la beatificazione e la canonizzazione, la vita del convertito inglese rimarcando l’aspetto, su cui si sofferma, ad esempio, Roderick Strange: «Anche negli scritti apparentemente più teorici Newman è una personalità che si è lasciata guidare da avvenimenti interiori ed esterni […]. Fu sempre più interessato alla realtà che alla teoria. Si occupava di ciò che realmente accadeva». Newman stesso, infatti, nel Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana (1845) sostenne che una dottrina, una teoria, mostrano la loro effettiva vitalità quando divengono un «principio attivo»; attivo non solo nel senso che genera nell’uomo una nuova contemplazione o una rimeditazione, ma soprattutto nel senso che si traduce in azioni, in iniziative di applicazione. L’esperienza di Newman è esperienza di fede vagliata alla luce della ragione: il cristiano è chiamato ad essere libero ma non indipendente, tanto più – diceva il cardinal Bagnasco alla presentazione degli “Scritti oratoriani” di Newman – «in un momento storico e culturale come quello che stiamo vivendo, nel quale si assiste ad un capovolgimento di categorie» per cui «l’indipendenza personale sembra più importante della verità, al punto che, per la cultura, avere un legame con la verità, con il bene, con il criterio morale, sembra essere un fatto negativo».
Newman era un convertito. Quanto è importante che proprio un convertito venga riconosciuto dottore della Chiesa? Quando si è convertito, fu osteggiato sia dagli anglicani che dai cattolici che lo guardavano con sospetto. Eppure, Leone XIII lo fece cardinale e oggi un altro Papa Leone lo proclama dottore della Chiesa...
Leone XIII gli conferì la porpora e confidò a Lord Selborne: «Non è stato facile, non è stato facile. Dicevano che fosse troppo liberale, ma io avevo deciso di onorare la Chiesa onorando Newman. Ho sempre avuto un culto per lui». Con questo atto coraggioso e decisamente voluto, Leone XIII riconosceva i meriti di colui che chiamava «il mio cardinale»; esprimeva il suo forte convincimento che la vita intellettuale dei cattolici doveva essere incoraggiata, secondo un orientamento che sarebbe stato una costante del suo pontificato; e favoriva la ricezione futura delle opere e del pensiero di Newman.
P. Velocci ha sottolineato «la forte somiglianza [di Leone XIII] con Newman, il quale si era espresso sempre per l’apertura, ma anche per la fedeltà alla tradizione; continuità nello sviluppo è il tema fondamentale del suo saggio sullo Sviluppo della dottrina cristiana. Il Papa rivelò questo spirito in vari momenti del suo pontificato e in diversi campi di studio, nelle discipline storiche e bibliche, nelle questioni di sociologia, di filosofia, di teologia, per cui segnò una nuova era nella Chiesa».
Come è accolta dalla Congregazione dell’Oratorio la proclamazione di Newman a Dottore della Chiesa?
Questo atto solenne della Chiesa ci rallegra e ci invita a camminare sulla via del santo Dottore. Il pensiero newmaniano – filosofico, teologico, apologetico, storico, variegatamente esposto in opere e generi letterari diversi, fin nel romanzo e nella poesia, con una preoccupazione educativa e un fortissimo senso della Chiesa – nasce e si sviluppa in un autentico cammino di esperienza cristiana, nel quale ha un posto di rilievo – e non solo per la durata: quarantatré degli ottantanove anni vissuti da Newman – il cammino sulla “via dell’Oratorio” tracciata e percorsa da san Filippo Neri.
Nella spiritualità di Newman risuona profondamente la spiritualità dell’Oratorio filippino: la chiamata all’incontro personale con Dio in Cristo; la carità vincolo di perfezione: «Dodici preti – scriveva Newman – che lavorano insieme: ecco ciò che desidero. Un Oratorio è una famiglia e una casa». Di San Filippo lo affascinò l'elemento della “gentilezza” che esprime il mondo interiore del Neri: singolare libertà di spirito, amore per una vita autenticamente comunitaria normata da leggi di discrezione, rispetto delle doti di ognuno, sapiente semplicità che fece della gioia di Filippo “una gioia pensosa”, come scrisse Goethe nel diario del suo Viaggio in Italia. I testi di Newman sull'Oratorio mostrano la profondità con cui egli visse la vocazione oratoriana; come lo mostrano le scelte quotidiane: quella di chiedere a Leone XIII di poter restare nella sua Comunità di Birmingham anche dopo la nomina cardinalizia, e quella di voler essere sepolto nel cimitero dei Padri a Rednal, in una fossa uguale a tutte le altre.
Newman è patrono degli anglicani convertiti al cattolicesimo riuniti a Roma. Che significato ha per questa porzione della Chiesa questa decisione di Papa Leone?
Ho motivo di credere che la proclamazione di Newman a Dottore della Chiesa non tocchi soltanto gli Anglicani entrati nella Chiesa cattolica, ma abbia pure la fraterna adesione di membri della Chiesa anglicana... Fu un lungo cammino, serio, sofferto, quello che condusse Newman alla Chiesa cattolica. «Man mano che progredivo – egli scrive – le mie difficoltà scomparivano, sicché [...] risolvetti di chiedere di essere ammesso fra loro». La sua non fu la conversione da una Chiesa ad un’altra, ma la conversione alla Chiesa in quanto tale.
Tutto il cammino di Newman – dalla conversione dei quindici anni, alla attenzione dedicata ai Padri della Chiesa, alla partecipazione al Movimento di Oxford, all’ingresso nella Chiesa cattolica – testimonia che la via della coscienza non è chiusura nel proprio “Io”, ma apertura, conversione, obbedienza a Colui che è l’amore e la verità: tra coscienza e verità c’è un legame intrinseco e la dignità della coscienza non comporta il minimo cedimento all’arbitrarietà o al relativismo. E testimonia che la ragione – come dice Fortunato Morrone – «colta nella concretezza dell’esperienza umana dei singoli, fatta di relazioni, di immaginazione, di sentimenti, di puntuali e limitate contingenze storiche […] possiede una sua dinamica che tende inevitabilmente alla verità».
Newman e la condanna dell’indifferentismo religioso
Oggi, giorno della sua conversione al cattolicesimo, ricorre la memoria di san John Henry Newman, creato cardinale da Leone XIII il 12 maggio 1879. Per l’occasione, l’inglese pronunciò il famoso Discorso del biglietto che contiene una denuncia lucidissima - a tratti profetica - dell’idea di ritenere le religioni tutte uguali e dell’espulsione della fede dalla sfera pubblica
I disastri del relativismo nella Chiesa. Firmato: Newman
Domani è l'anniversario della morte del cardinale John Henry Newman (11 agosto 1890). Per l'occasione pubblichiamo il Biglietto Speech, il discorso pronunciato in occasione del conferimento del cardinalato. È un durissimo giudizio sul liberalismo religioso, di cui oggi vediamo molti frutti.
Vocazione alla verità, il filo che lega Benedetto XVI a Newman
San John Henry Newman ebbe una grande influenza nella vita e nel pensiero di Benedetto XVI. Ed è proprio il tema della verità e della coscienza ciò che più ha ispirato papa Ratzinger: la via della coscienza è «una via dell'obbedienza alla verità oggettiva». Il cammino verso la verità è lento, progressivo e avviene soprattutto nella preghiera.
Newman: lo sviluppo del dogma richiede coerenza logica
Un'attenta analisi delle argomentazioni del santo inglese smentiscono un'interpretazione della sua concezione dello sviluppo del dogma che giustifica il "cambio di paradigma", ad esempio su divorziati risposati e contraccezione: questo è invece una perversione e una corruzione della fede.
Newman e la difesa dell'interpretazione spirituale delle Scritture
Ne Lo sviluppo della dottrina cristiana, il teologo inglese sottolinea l'importanza del "senso mistico" nella lettura della Bibbia, contro il tentativo - così presente anche ai nostri giorni - di fermarsi alla sola interpretazione letterale. «L’interpretazione mistica e l’ortodossia o si mantengono insieme o insieme vengono a cadere».
La coscienza per Newman? Coincide con la legge di Dio
Il tema della coscienza in Newman è stato molto equivocato. In realtà il grande santo inglese radica la coscienza nella legge naturale, una critica radicale sia alla coscienza individualisticamente intesa, autoreferenziale, sia alla "coscienza di massa" caratteristica dei regimi totalitari.
Newman, conversione come cammino di fedeltà alla verità
La "prima" conversione di san John Henry Newman consiste in una liberazione dalla grave malattia del liberalismo, che cercherà di combattere per tutta la sua vita. È la scoperta di una Persona viva che lega l'esigenza della verità e l'esigenza morale. Non c’è fede vissuta che non porti all’adesione del dogma, scoperto, riconosciuto, approfondito giorno dopo giorno.
Tra la coscienza e il Papa il vero pensiero di Newman
Il rapporto tra coscienza e Papa è uno dei passaggi più bistrattati del pensiero del santo cardinale Newman. La coscienza va intesa come precetto di Dio e l'eventuale conflitto con quanto un Papa insegna in un dato momento può esistere soltanto in riferimento al Magistero della Chiesa che insegna altro.
Newman e la difesa dell'apologetica
L'apologetica è fondamentale per poter dare assenso alla fede, perché permette di far convergere le probabilità in una certezza. Piuttosto è allarmante l'attuale rifiuto dell'apologetica, segno che la fede è ormai evaporata in un deismo razionalista o ridotta a strumento di mero benessere.
Da Newman i criteri per un reale sviluppo della dottrina
Permanenza dei princìpi, potere di assimilazione, sequenza logica, anticipazioni indiziali, vigore perenne: nel Saggio sullo sviluppo della dottrina cristiana, che segna il punto più vicino all'approdo alla Chiesa cattolica, John Henry Newman individua quei criteri che separano lo sviluppo dalla corruzione.
La "resa" di Newman: la chiesa anglicana è scismatica
Dopo aver lottato per la difesa della sua chiesa, John Henry Newman - studiando i Padri della Chiesa e la vicenda delle controversie teologiche dei primi secoli - comincia a comprendere che solo nella Chiesa cattolica si trova la verità della Chiesa delle origini.
I Sermoni di Newman, antidoto al relativismo
“Fede è fare affidamento nelle parole di un Altro”, sapendo che “il cielo è un traguardo che esige il nostro amore più alto e i nostri sforzi più tenaci”. Così il beato John Henry Newman nelle omelie raccolte nei Sermoni anglicani, pronunciate prima della sua conversione al cattolicesimo e testimoni della sua tensione verso la verità.
Quel maestro dell’educazione che fu John Henry Newman
Newman vedeva nell’educazione un mezzo per contribuire a ripristinare l’integrità della persona, disgregata dal peccato originale. Perciò auspicava un’autentica formazione in Cristo e uno stretto legame tra conoscenza e morale. Collaborava con i genitori per prendersi cura dell’anima dei giovani, con la carità del pastore animato dal motto “il cuore parla al cuore”.
La lezione di san Newman (e Ratzinger) sulla coscienza
Due testi di Ratzinger su John Henry Newman illuminano sul significato autentico della coscienza, intesa non come soggettivismo assoluto, bensì come riconoscimento della verità e quindi della voce di Dio. Ecco perché san Newman "brindava" prima alla coscienza, e poi al Papa, chiamato a confermare i fratelli. Una lezione che suona come una profezia, dando una risposta alla Chiesa e all'uomo moderno in cerca di Senso.
Come occorre pregare? Ce lo insegna il santo Newman
Riproposti in una nuova edizione nell’Opera omnia pubblicata da Jaca Book, i sermoni "Sulla preghiera" di John Henry Newman si soffermano analiticamente sul valore che il cardinale riconosce al dialogo con Dio nelle sue diverse forme.
Newman e la lotta all'antidogmatismo
Il cammino alla verità di John Henry Newman nel decennio 1833-1842 vive lo sforzo di ricondurre la chiesa anglicana alla fedeltà alla Chiesa antica. Il nocciolo della sua battaglia è contro lo spirito liberale dell'antidogmatismo, che non consiste nella negazione del dogma ma nel vivere come se il dogma non esistesse.
Newman, l'amore per la Chiesa anglicana e la crisi della Via Media
Arriva il tempo in cui Newman comprende che la Via Media aveva un difetto di costruzione strutturale. Non si trattava di mettere in discussione il principio dogmatico e quello sacramentale, ma di cercare di capire dove si trovava effettivamente questa Chiesa dei Padri. Ancora Newman non riusciva a liberarsi dall’idea di una Chiesa di Roma idolatra, ma capiva che la prospettiva che l’anglicanesimo potesse incarnare la vera Chiesa non era più percorribile.