Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Galdino a cura di Ermes Dovico

IL TRITACARNE

Nella macelleria di Langone le polpette sono avvelenate

“Manuale di Macellazione”: sotto il titolo una paginata sul Foglio firmata da Camillo Langone, il gourmet ultra cattolico e fanatico della bistecca. Che per far dispetto a vegetariani e animalisti accusa e dileggia senza limite. Dell'amore per la carne Langone fa una una religione. Con la stesso fanatismo degli animalisti.

Creato 12_03_2015
Camillo Langone

Elogio della carne sanguinolenta, dello squartamento di mucche e porcelli, danza macabra e ultra snob dello svisceramento animale come simmetrico segno di virilità e compassione umana. Insaporiti come un’indigesta tartare con le spezie della para-teologia e il sale grosso di un Vangelo all’amatriciana. È il “Manuale della Macellazione”, sottotitolo “ricominciare a uccidere”: una paginata fitta fitta firmata da Camillo Langone per il Foglio, corredato (per non farsi mancare niente) da un agnello scuoiato e sanguinolento, olio su tela di Giancarlo Vitali.

L’incipit è provocante: «Non ho ancora deciso se uccideremo prima i polli o i conigli», scrive il pizzicagnolo fogliante, a conferma che tutto comincia da lì: dalla pancia come Cristo comanda. Giacchè il problema del nostro don Camillo è questo: non sei uomo e non sei cristiano se almeno tre volte la settimana non addenti la tua fiorentina, una robusta T Bone con l’osso o scegli il mix di insaccati: culatello, salame varzi e bresaola della Valtellina. Argomento da leccarsi i baffi, ma liturgicamente poco quaresimale a fare i devoti. Ma no, Langone ha l’occhio longo: Pasqua è alle porte e vedrai che qualche parroco metterà sul pulpito la strage degli agnelli e dei leprotti. Ne parlerà anche papa Francesco, c’è da scommetterci; dunque, conviene affilare i coltelli.

Lui ha già deciso: meglio i conigli, perché ucciderli è un gioco da ragazzi, un colpo secco sulla nuca, come raccomandava zia Carmela, e via. E alla malora Peter Rabbit e il Coniglio bianco di Alice, quinte colonne del pensiero antispecista, responsabili dell’idea satanica che un animale valga una persona. Da queste memorie campagnole prende avvio il Manuale. Impresa mica da poco e senza precedenti in cucina come nella letteratura: tra gli scrittori «nessuno che abbia colto la centralità della questione», lamenta il pioniere.«Sottomessi al dio Cane» e al sacro Beagle, sono indifferenti alla libertà e sazi dei loro porno romanzi, l’unica carne che ancora gli è ancora permessa. «Il nostro è un popolo di debosciati», cassandreggia Langone, «che vogliono il petto di pollo senza le sue conseguenze, giovani e attempati uniti nella lotta alla realtà». 

Ecco, il segreto della boucherie langonesca: una “Scuola di realtà” e anche se «suona un po’ ciellino, pazienza».  Perché si sa, «I ciellini vanno alla Scuola di Comunità, ma i giussaniani alla Scuola di Realtà».  Che c’entra il fondatore di Cl con salsicce e costine? Niente, ma forse, prima di attovagliarsi, il carnivoro Langone s’è fatto qualche aperitivo di troppo. Parole dal drink fuggite, come quest’altra perla: «Conosco sedicenti cattolici ostentatamente astemi e sedicenti cattolici ostentatamente vegetariani, e non una voce dal clero che si alzi a dire l’empietà di immaginarsi migliori di Gesù che vino beveva e carne mangiava». Dunque, alla scuola di taglio e squarto saranno benvenuti solo «atei e agnostici vogliosi di imparare a sgozzare e spennare galline, così come massoni, deisti, pagani non vegetariani, mentre non sono previsti maomettani, per ovvi motivi: verrà versato tanto vino quanto sangue».  Prosit e basta così. 

Sono almeno sei milioni gli italiani che hanno fatto la scelta vegetariana, l’astensione cioè dalle carni per motivi etici, ideologici, religiosi  o ambientali. Senza contare i pochi eletti dell’ascetismo vegano. In questo esercito non tutti sono reclute imbecilli come l’Omero della fettina vuol farci credere. Di più: a un cattolico ultras come Langone che recensisce a giorni alterni osterie e messe domenicali e raccoglie firme per insegnare il mestiere al Papa, non dovrebbe essere ignoto il fatto che nelle acque del gran mare vegetariano, per lo più gnostico, intollerante e senza Dio, nuota tuttavia anche qualche pesciolino cattolico. Facile preda di cacciatori alla Peter Singer, il profeta dell’animalismo ateo e combattente, fondato sull’anti-specismo e l’anticreazionismo, premesse alla sperimentazione eugenetica e allo sterminio abortivo di massa. D’accordo, lui mangia come scrive: ogni pranzo e cena sono epiche scene di caccia e macelleria messicana, prelibate cruditè al sangue, battaglie gastronomiche all’ultimo sanguinaccio. Ma se i peggiori nemici del vegetarismo a volte sono gli stessi vegetariani (nella loro presunzione da stirpe eletta, chierici dogmatici e atei teologici), sono cattolici come Langone a togliere credibilità a quei rari animalisti che trovano nelle Sacre Scritture le ragioni dell’astinenza dalle carni. E non solo il venerdì. 

Il feroce Camillo dovrebbe interrogare i testimoni della “compassione per la Creazione”: da Sant’Agostino a San Tommaso, da Giovanni della Croce a Teresa D’Avila, da Péguy a Paul Claudel, da Dostoevskij a Léon Bloy. E poi i sacri testi: la Genesi, i salmi del Vecchio Testamento e il Vangelo di Marco; ma sopra ogni altro le Lettere alle prime comunità cristiane del raffinatissimo Paolo di Tarso.  Tutti ci parlano dell’urgenza di rappacificarsi con la Creazione, di fondare un nuovo patto con l’ambiente e gli animali. Del “dolce reame terrestre”, per usare un’espressione di Bernanos. D’accordo, oggi la civiltà è malata perché accarezza i gatti e abortisce i bambini, si sgola per l’adozione delle balene, ma non a quella degli orfani. Vero, ma fino a quando la compassione gattara, canina o balenottera sarà obbligata a fare a pugni con l’amore all’uomo? Domanda retorica per un dibattito ormai frusto e senza fine: da quelle trincee nessuno mai sventolerà bandiera bianca. Eppure, scannarsi sulla bistecca stanca e serve a niente: bisognerebbe, invece, incontrarsi su qualche punto o fermarsi da qualche parte. Magari sulla tavola del Papa, per assaggiare la promessa enciclica sul Creato.  Chissà se anche Langone accetterà.