Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giosafat Kuncewycz a cura di Ermes Dovico
INTERVISTA

Müller: «I veri nemici del Papa sono i cortigiani»

«Abusi sessuali, chi parla di clericalismo svia dalla vera causa del problema»; «Non si può sfuggire al fatto che oltre l'80% degli abusi sessuali siano atti omosessuali»; «Strumentalizzare lo scandalo degli abusi per legittimare l'omosessualità è un crimine»; «La lobby gay nella Chiesa distrugge la dottrina ma anche le persone che dice di voler aiutare»; «Complotto contro il Papa? Una assurdità, i cattolici stanno sempre con il Papa, anche se trovano discutibili alcune sue azioni»; «Il più grave problema della Chiesa è il relativismo dottrinale»; «Quando ci sono messe "non cattoliche" i fedeli hanno il diritto di protestare». A venti giorni dal vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, intervista a tutto campo con l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard L. Müller.
- ENGLISH TRANSLATION (SHORTER VERSION)

Ecclesia 03_02_2019
Il cardinale Müller

«Parlare di abusi sui minori da parte di sacerdoti ignorando che oltre l’80% sono atti omosessuali significa non voler risolvere la questione», «il problema più grave della Chiesa oggi è la tendenza al compromesso con il mondo, la rinuncia a proclamare la verità tutta intera». Parla in modo pacato il cardinale Gerhard Müller, cerca sempre le parole giuste in italiano, ma i suoi giudizi arrivano chiari e netti. A dispetto della sua figura imponente, ha modi molto bonari; e malgrado abbia una più che solida formazione teologica (cura tra l’altro l’opera omnia del cardinale Joseph Ratzinger-Benedetto XVI) ha la capacità di essere molto chiaro. Mi accoglie molto cordialmente nel suo appartamento a due passi dalla Basilica di San Pietro, che ha mantenuto anche dopo aver ricevuto il benservito da papa Francesco, il quale in un modo un po’ brutale nel luglio 2017 non gli ha rinnovato l’incarico di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma in questo anno i suoi interventi, a fronte della confusione crescente che c’è nella Chiesa, hanno sempre avuto il timbro del “custode dell’ortodossia”, una sorta di Prefetto “ombra” dell’ex sant’Uffizio.

Cardinal Müller, tra venti giorni ci sarà il vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, uno scandalo che sta offuscando l’immagine della Chiesa, ma che anche all’interno provoca molte tensioni…
Credo che anzitutto questo tema vada compreso nella sua dimensione reale. Per quanto sia uno scandalo grave è ingiusto generalizzare, perché gli abusi riguardano comunque una parte molto limitata di sacerdoti. E io mi sento di ringraziare tutti i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e gli altri collaboratori della Chiesa cattolica per il modo in cui si dedicano alla missione affidata da Gesù e per come vivono secondo i criteri della nostra spiritualità cristiana. È giusto che l’opinione pubblica si renda conto di questo buon lavoro e dei sacrifici che fanno i nostri buoni pastori per tanti uomini che cercano la verità della loro vita, che cercano la verità di Dio in Gesù Cristo. In secondo luogo dobbiamo riconoscere che questo è un fenomeno che ha già avuto il suo picco negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, anche come effetto della rivoluzione sessuale; da allora molto è stato fatto e oggi i casi sono molto diminuiti. Inoltre c’è da domandarsi del perché l’opinione pubblica sia indotta a parlare solo di questo e non di tutti gli abusi e i crimini contro i bambini e gli adolescenti che esistono nel mondo: non solo quelli sessuali, che pure nella maggior parte sono fuori della Chiesa, ma anche altri crimini come l’aborto, oppure la possibilità che a tanti viene negata di vivere con i propri padre, madre, fratelli. E così via.

Vero. Però la Chiesa si trova a doversi confrontare con un fenomeno inquietante e, come il caso dell’ex cardinale McCarrick (in foto) dimostra, tuttora fa fatica a giudicare anche il passato.
Chiaramente per la Chiesa è terribile che siano coinvolti dei sacerdoti, uomini che invece di avere una vita esemplare, abusano della loro missione. Rappresentanti di Gesù Cristo buon pastore che agiscono come lupi: è una perversione della loro missione. 

Ma quali sono le cause degli abusi sui minori?
Certamente chi abusa non riconosce la dignità di un minorenne, che è un uomo e come tutti gli uomini è pari in dignità. Ma c’è anche una sessualità non dominata. L’uomo è chiamato a usare la sua sessualità nel senso voluto dal Creatore, così come è descritto all’inizio di Genesi.

La stragrande maggioranza degli abusi sessuali commessi da chierici sono in realtà atti omosessuali.
È un fatto che oltre l’80% dei minori vittime di abusi siano maschi, e adolescenti. Dobbiamo prendere atto di questa realtà, sono cifre statistiche che non possiamo negare. Quanti non vogliono vedere questa realtà accusano coloro che dicono la verità di avercela con gli omosessuali in generale. Ma gli omosessuali in generale non esistono, è un’invenzione, evidentemente parlano per coprire i propri interessi. Torniamo alla Genesi: esiste una sessualità femminile e una maschile, null’altro. L’uomo è creato per la donna e la donna è creata per l’uomo, come dice San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (capitolo 11). Nella Creazione non esiste il concetto dell’omosessualità, è un’invenzione che non ha alcun fondamento nella natura umana. Le tendenze omosessuali non sono un fatto ontologico, ma psicologico. Certe persone invece vogliono fare della omosessualità un dato ontologico.

Nel Codice di diritto canonico del 1983 è sparito il canone che in precedenza stabiliva per i chierici responsabili di atti sodomiti la rimozione dall’ufficio, la privazione di qualsiasi privilegio e, nei casi più gravi, la riduzione allo stato laicale. Il che anche oggi rende più difficile intervenire in casi come quello dell’ex cardinale McCarrick. Chi ha voluto cancellare questo canone e perché?
Non so chi, ma credo sia il frutto dell’atmosfera generale di quel periodo: non si vuole punire le persone, ma puntare sul positivo. Sicuramente l’intenzione è buona ma non si può negare la realtà della debolezza umana. Si ammonisce le persone per aiutarle a fare il bene. E soprattutto la Chiesa non può accettare fra i sacerdoti un cattivo comportamento contrario alla volontà di Dio, così distrugge la propria credibilità. C’è purtroppo chi ha fatto propria l’ideologia omosessualista, ma si può accettare la falsità del mondo e introdurla nella Chiesa? Noi dobbiamo alimentarci alla Parola di Dio, alla Scrittura, alla Tradizione, al Magistero. Questi sono i punti del pensare come un cattolico. Dobbiamo dare al tempo moderno la buona risposta che viene da Dio. È il mondo che necessita la salvezza, e non Dio che ha bisogno della salvezza da parte del mondo.

Nei giorni scorsi è stata lanciata una petizione proprio per chiedere ai padri che parteciperanno al vertice in Vaticano di fermare la rete omosessuale, e uno dei punti riguarda proprio la reintroduzione del canone che punisce gli atti sodomiti.
Credo che la petizione sia legittima, c’è chi vuole negare la verità statistica per cui la stragrande maggioranza degli abusi commessi da sacerdoti sono atti omosessuali. A questa realtà non si può sfuggire. Chi la nega non vuole risolvere il problema. Non si devono sottovalutare anche gli abusi commessi sui seminaristi: è un peccato enorme, un crimine contro la dignità di questi uomini, ma anche nei confronti dei genitori che affidano i propri figli al sacerdozio, al vescovo, al seminario. Un vescovo che cade a questo livello è uno scandalo enorme. Immaginiamo cosa avrebbe fatto Gesù se uno degli apostoli avesse fatto questo con alcuni altri discepoli? Assurdo solo il pensarlo.
Però temo che anche queste iniziative dei laici vengano neutralizzate bollandole come una ribellione contro il Papa.

È una fissazione, anche il cardinale Kasper (in foto) è intervenuto più volte in questi giorni denunciando un complotto per far dimettere papa Francesco.
Purtroppo in Vaticano c’è chi spiega tutto quel che accade nella Chiesa con il fatto che ci sarebbero i nemici del Papa che stanno organizzando un complotto attraverso i siti internet. Da Italia, Stati Uniti, Germania, Francia, tutti insieme solo per creare problemi al Papa. È pazzesco. Non conosco tutte le motivazioni di altri, ma un cattolico è sempre a fianco del Papa, anche quando può avere opinioni diverse sulle quali è possibile discutere. I veri amici del Papa sono quelli che dicono la verità, che lo aiutano a trovare il cammino giusto, e non quelli che vogliono spingerlo nella propria direzione.

Ecco, a questo proposito il Papa e i suoi collaboratori più stretti quando parlano di abusi puntano il dito contro il clericalismo.
È un termine equivoco. Cos’è il clericalismo? Chi definisce questo concetto? E chi è clericale? Il termine è nato in Francia e Italia nel XIX secolo e serviva per attaccare la Chiesa come nemico della società moderna.  Davvero vogliamo entrare in questa polemica contro noi stessi? Oppure vogliamo accusare Gesù che ha istituito il clero? Clero è il termine greco che troviamo negli Atti degli Apostoli quando gli 11 apostoli tirano a sorte per la sostituzione di Giuda e trasferiscono la sua “parte” – cleros – a Mattia.  Cleros quindi non è un gruppo di persone ma è la partecipazione all’autorità di Gesù Cristo che è stata trasferita agli Apostoli e ai loro successori. Non è certo questo clericalismo che può essere considerato colpevole di peccato contro il VI comandamento. I veri abusi di potere sono la simonia, il carrierismo o fare il cortigiano alla corte del Papa per ricevere la mitra, per essere premiato. Quando Machiavelli vale più del vangelo nell’esercizio della politica ecclesiastica, qui c’è l’abuso di potere. Parlare di clericalismo o mettere sotto accusa il celibato è una falsa strada che svia dalla vera causa del problema. 

In effetti non sono pochi quelli che mettono in discussione il celibato come risposta agli abusi.
Al contrario, dobbiamo prendere sul serio il VI comandamento, la castità come attitudine, come virtù. Non è facile in questa cultura sessualizzata, ma è necessario se vogliamo trovare una via d’uscita a questo disastro che peraltro interessa tutta la società. La Chiesa indica una strada, bisogna riprendere la nostra antropologia. La Chiesa non va vista come organizzazione che distribuisce potere e prestigio, è famiglia di Dio che comporta familiarità fra tutti noi, la responsabilità l’uno per l’altro, il rispetto verso i bambini e i giovani. Mai vedere l’altra persona come oggetto di cupidigia. L’altro è sempre soggetto, mai oggetto, merita il rispetto.

In vista del vertice di fine febbraio c’è già chi cerca di approfittarne per sostenere che l’omosessualità vada accettata: non importa se un prete ha tendenze omosessuali, l’importante è che viva castamente. In Germania ci sono vescovi che si sono già dichiarati in questo senso.
Sarebbe un crimine contro la Chiesa: strumentalizzare il peccato per istituire o normalizzare un peccato contro il VI comandamento, è un crimine. Non c’è nessuna via che possa portare alla legittimazione di atti omosessuali o anche atti sessuali disordinati. Se crediamo in Dio, crediamo che i Dieci comandamenti sono l’espressione diretta della volontà salvifica di Dio verso di noi. Non sono comandamenti esteriori come le leggi positive che fa lo Stato; sono la sostanza della moralità dell’uomo e della sua felicità, sono l’espressione della vita, della verità di Dio.

Insomma si rischia di rovesciare l’antropologia cristiana…
È quello che alcuni si prefiggono, vogliono l’uomo che definisca se stesso. Dio per loro è solo il punto di riferimento per la propria autogiustificazione. Alcune persone mi hanno scritto che in gioventù hanno avuto certe esperienze omosessuali, ma poi hanno superato tutto e ora vivono felici in un matrimonio. Non sono idee, sono esperienze vere di persone, che dobbiamo ascoltare.
Quando si sveglia la sessualità ci possono essere momenti di confusione, ma questo non vuol dire che ci siano tendenze radicate. C’è chi invece vuole fare della omosessualità un dato ontologico.

Questo ci rimanda a quel documento sulla pastorale per le persone con tendenze omosessuali pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1986, in cui già si denunciava una rete gay all’interno e all’esterno della Chiesa che ha lo scopo di sovvertire la dottrina cattolica.
Sì, in genere non si manifestano pubblicamente, ma si possono riconoscere da alcuni comportamenti strani, dal modo in cui si presentano, da certe opinioni. Si sostengono l’un l’altro e attaccano personalmente quelli che sono di impiccio per la loro agenda, piegano la dottrina della Chiesa ai loro fini, fanno continue polemiche contro i cattolici ortodossi. Questo li rivela. Ma così distruggono non solo la dottrina ma anche le persone che dicono di volere aiutare. Usano le persone che hanno tendenze omosessuali per fare vincere la loro ideologia: abusano ideologicamente di queste persone.

Eppure, perfino il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, sostiene che nella Chiesa c’è stata una svolta sull’omosessualità, che non c’è più riprovazione morale, e questo lo si dedurrebbe dall’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
Questo non è vero, ma anche se fosse vero, un documento pontificio non può cambiare l’antropologia radicata nella creazione di Dio. È possibile che un documento pontificio o il Magistero della Chiesa non spieghi bene i dati della Rivelazione e della Creazione, ma il Magistero non costituisce la dottrina cristiana. C’è un modo di intendere il Magistero che non ha nulla a che vedere con la tradizione cattolica, si tratta il Papa come fosse un oracolo, qualsiasi cosa dice diventa verità indiscutibile. Ma non è così: molte cose sono opinioni private del Papa, quindi cose che si possono discutere. Se il Papa oggi dicesse che le parti sono più del totale, avremmo cambiato le strutture della matematica, della geometria, è assurdo. O se il Papa dicesse oggi che non possiamo più mangiare la carne degli animali, per nessun cattolico sarebbe proibito mangiare carne.

Lei vuol dire che se, per pura ipotesi, il Papa scrivesse un’enciclica “vegetariana” questa non vincolerebbe i cattolici? Come mai?
Perché questo non fa parte della materia fidei. L’autorità del Papa è molto limitata. Alcuni vedono solo la sua autorità pubblica, quello che è riferito nei mass media e lo utilizzano secondo i propri pensieri, ma in realtà non accettano l’autorità del Papa così come è fondata nella nostra ecclesiologia.

A proposito di ecclesiologia, proprio nei giorni scorsi abbiamo denunciato sulla Nuova Bussola Quotidiana il caso di una messa ecumenica a Milano, in cui una “pastora” battista ha proclamato il Vangelo, fatto l’omelia, distribuito l’Eucarestia dopo aver affiancato il prete nella consacrazione. E il parroco ha detto che la transustanziazione è solo uno dei modi di comprendere l’Eucarestia. Purtroppo questo tipo di ecumenismo non è un fatto isolato.
E un vescovo dovrebbe intervenire, perché purtroppo c’è una crassa ignoranza tra sacerdoti, vescovi e perfino cardinali: sono servitori della Parola di Dio ma non la conoscono, e non conoscono la dottrina. Se parliamo di transustanziazione, il Concilio Laterano IV, il Tridentino e anche il Vaticano II nonché alcune encicliche come la Mysterium Fidei (1965) hanno spiegato che con questa espressione la Chiesa constata la realtà della vera conversione del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue di Gesù Cristo. I luterani credono nella presenza reale ma non nel senso cattolico, non credono nella conversione del pane e del vino. Non è differenza da poco. In Inghilterra al tempo di Edoardo VI ed Elisabetta I (XVI secolo) c’era la pena di morte per quanti credevano nella transustanziazione. Tanti cattolici sono stati martirizzati e non è che perdessero la vita solo per un modo fra i tanti di intendere l’Eucarestia, ma era per la realtà del sacramento.
San Tommaso diceva che è un peccato grave se i vescovi e i sacerdoti non conoscono la dottrina della Chiesa. È loro dovere. Sicuramente preti come quello di Milano avranno letto qualcosa di teologi di terza categoria, di quelli che scrivono senza conoscere la dottrina e dicono stupidaggini. Ma questo non può giustificare un atto quasi blasfemo. I protestanti non accettano nella loro fede il sacramento dell’ordine, quindi non possono essere a fianco di un sacerdote cattolico. Se il parroco fa così nega anche il sacramento dell’ordine, si è fatto protestante. Anche con gli ortodossi, di cui pure riconosciamo il sacerdozio sacramentale, non è possibile concelebrare perché manca la piena comunione.

Ma cosa può fare un fedele se si trova a una messa del genere?
Deve protestare pubblicamente. Ha il diritto di andare via o, se è capace, può dire qualcosa: “Protesto contro questa desacralizzazione della Santa Messa”; “Sono venuto qui per celebrare la messa cattolica non per partecipare a un costrutto di un parroco che non sa nulla della fede cattolica”. Quello della parrocchia di Milano non è vero ecumenismo, anzi è un colpo contro il vero ecumenismo.

Quale è il vero ecumenismo?
C’è il decreto del Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, che ai capitoli 1 e 2 descrive i princìpi di un ecumenismo cattolico. Non esiste un ecumenismo in generale, c’è l’ecumenismo secondo i princìpi della fede cattolica, e gli altri hanno un ecumenismo secondo i loro princìpi. Con le altre confessioni cristiane non c’è solo una diversità nei contenuti della fede ma anche nell’ermeneutica della fede.

Per i cattolici gli anniversari sono diventati pericolosi. Dopo il Giubileo della Riforma luterana, con tutto il falso ecumenismo a cui ha dato impulso, ora arrivano gli 800 anni dell’incontro di san Francesco con il Sultano. E già cominciano i corsi di islam nelle parrocchie e gli imam invitati in chiesa a spiegare chi è Gesù per l’islam…
Già, ma scommetto che il parroco non va in moschea a spiegare il Concilio di Nicea. Per noi è un’offesa dire che Gesù è solo un uomo, che non è il figlio di Dio, come si fa a invitare qualcuno in chiesa per farsi offendere? Ma oggi nel cattolicesimo c’è una cattiva coscienza verso la propria fede e ci si inginocchia sempre davanti agli altri. Prima il giubileo di Lutero, ora questo di san Francesco: si usano per protestantizzare e per islamizzare la Chiesa. Questo non è vero dialogo, alcuni di noi hanno perso la fede e vogliono farsi schiavi degli altri per farsi amare. 

Qual è il problema più grave per la Chiesa oggi?
La relativizzazione della fede. Sembra oggi complicato annunciare la fede cattolica nella sua integrità e con una retta coscienza. Eppure il mondo di oggi merita la verità e la verità è la verità di Dio Padre, è la verità di Gesù Cristo, la verità dello Spirito Santo. I falsi compromessi non servono all’uomo d’oggi. Invece di proporre la fede, educare la gente, insegnare alla gente, si tende sempre a relativizzare, si dice sempre un po’ di meno, meno, meno, meno… Un esempio: invece di chiarire il senso del matrimonio, l’indissolubilità, si cercano le eccezioni, si va indietro; invece di parlare della dignità del sacerdozio, la sua gloria, dello splendore della verità dei sacramenti si riduce tutto a una occasione di essere insieme. C’è una orizzontalizzazione del cristianesimo, lo si riduce in modo da piacere agli uomini d’oggi, invece così si inganna la gente. Quando ci si trova con persone di altre religioni non possiamo unirci in una fede generalizzata. Si riduce la fede a una fede filosofica, Dio a un essere trascendente, e poi diciamo che Allah o Dio padre di Gesù Cristo sono la stessa cosa. Così come il Dio del deismo non ha nulla a che vedere con il Dio dei cristiani.

Il Papa sta insistendo molto sul concetto di Fraternità universale. Come deve essere intesa per evitare questa confusione?
Non mi sono piaciute tutte quelle grandi lodi dei massoni al Papa. La loro fraternità non è la fraternità dei cristiani in Gesù Cristo, è molto di meno. Non possiamo prendere come misura della fraternità quello che viene dalla Rivoluzione francese, che è ideologia, come il comunismo. Chi definisce chi è mio fratello? Ma noi siamo fratelli fra di noi perché siamo figli di Dio, perché accettiamo Cristo che si è fatto uomo. Questo è il fondamento della fratellanza.
Sulla base della creazione siamo tutti figli di Dio. In questo senso parliamo pure di fratellanza universale: non si può uccidere; anche in guerra quello che uccido è mio fratello. Tutti abbiamo un padre nel Cielo, ma questo padre si è rivelato in Israele, a Mosè, ai profeti e alla fine in Gesù Cristo. Se non eleviamo la naturale fraternità dell’uomo verso la fraternità in Gesù Cristo, noi gettiamo via la dimensione soprannaturale e naturalizziamo la grazia. Una religione universale non esiste, esiste una religiosità universale, una dimensione religiosa che spinge ogni uomo verso il mistero. A volte si sentono idee assurde, come quella del Papa “capo di una religione universale”, ma è ridicolo. Pietro è Papa per la sua confessione o professione di fede: “Tu sei Il Cristo, il figlio del Dio vivo”. Questo è il Papa, non il capo dell’Onu.