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a cura di Anna Bono
Banca Mondiale

Migrazioni e cambiamento climatico

Secondo la Banca Mondiale gli “emigranti climatici” interni nel 2050 potrebbero essere 143 milioni, concentrati in Africa sub sahariana, Asia del Sud e America Latina. Bisogna agire subito, dice

Migrazioni 30_06_2019

Gli emigranti cosiddetti climatici stanno diventando il problema del millennio, dicono le agenzie delle Nazioni Unite. La Banca Mondiale, ad esempio, “prevede” che, se non si agisce tempestivamente, entro il 2050 i soli “emigranti climatici” entro i rispettivi confini nazionali potrebbero essere 143 milioni: 86 milioni in Africa sub sahariana, 40 milioni in Asia del Sud e 17 milioni in America Latina. Le cause principali di questo fenomeno saranno, spiega l’agenzia Onu, la scarsità d’acqua, la riduzione dei raccolti e l’innalzamento del livello dei mari. Il fenomeno però non deve diventare una crisi umanitaria, dice la BM. Per evitarlo occorre ridurre subito l’emissione di gas serra, includere l’emigrazione climatica nei piani di sviluppo e investire fin da ora nel miglioramento della conoscenza delle migrazioni climatiche interne. La Banca Mondiale ammonisce in un rapporto: “la finestra delle opportunità per garantire la resilienza di tutti è ancora aperta, ma non lo resterà per molto!”. “The New Humanitarian” (ex Irin News), un organo di informazione delle Nazioni Unite, riferisce che secondo gli esperti in migrazioni gran parte degli spostamenti dovuti al clima attualmente sono interni. Questo fa gravare l’onere di farsene carico alle comunità e ai governi locali che sperano vivamente di poter contare sui finanziamenti dei paesi ricchi che sono – dicono – i principali responsabili del cambiamento climatico.