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LA VISITA APOSTOLICA

“Maternità sempre un dono”: lo sguardo del Papa sulle detenute

Nella sua prima giornata di visita apostolica in Cile il Papa ha visitato anche un carcere femminile. Toccante l'incontro con le detenute, alcune di loro madri con i figli: «La maternità non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali che potete avere. Oggi siete di fronte a una sfida molto simile: si tratta ancora di generare vita».

Ecclesia 17_01_2018

Il Papa affronta la sua prima giornata in Cile invitando tutti a guardare al «futuro». Lo ripete alle autorità che incontra in mattinata, lo ribadisce durante l’omelia nella messa al Parco O’Higgins di Santiago, lo suggerisce alle carcerate. «“Una Nazione», ha detto citando San Alberto Hurtado, « (…) è una missione da compiere”. E’ futuro». Il richiamo a costruire «un luogo, una casa, una famiglia, chiamata Cile» viene ripetuto da Francesco mentre continuano gli attacchi alle chiese e la contestazione politico sociale è altissima.

IMPARARE AD ASCOLTARE

Al Palacio de La Moneda, verso le 8.30 ora locale, Francesco ha incontrato le autorità, accolto dalla Presidente Michelle Bachellet. «Ogni generazione», ha detto il Papa, «deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. Il bene, come anche l’amore, la giustizia e la solidarietà, non si raggiungono una volta per sempre; vanno conquistati ogni giorno».

Per creare questo futuro è «indispensabile ascoltare», una capacità da rivolgere soprattutto verso alcune categorie di persone: i disoccupati, i migranti, gli anziani, i giovani, i bambini. «E qui», ha detto il Papa in riferimento ai bambini, «non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta». Il tema degli abusi su minori ha reclamato i titoli dei principali media, anche perché è ancora fresco il caso di padre Fernando Karadima, che nel 2011 è stato riconosciuto colpevole di abusi su minori dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. E ancor più vicina è la contestazione che toccò anche Francesco quando promosse a vescovo di Osorno monsignor Juan Barros, che da alcuni viene accusato di aver coperto (insieme ad altri) le malefatte di Karadima.

«L’anima del carattere cileno», ha poi concluso Francesco, «è vocazione ad essere, quella caparbia volontà di esistere. Vocazione alla quale tutti sono chiamati e rispetto alla quale nessuno può sentirsi escluso o dispensabile. Vocazione che richiede un’opzione radicale per la vita, specialmente in tutte le forme nelle quali essa si vede minacciata».

ESPERTI DI RICOSTRUZIONI E NUOVI INIZI

Nell’omelia della messa celebrata al Parco O’Higgins di Santiago, commentando le beatitudini evangeliche, il Papa ha ricordato che «il cuore cileno è esperto di ricostruzioni e di nuovi inizi». E le beatitudini «nascono dal cuore misericordioso che non si stanca di sperare. E sperimenta che la speranza “è il nuovo giorno, lo sradicamento dell’immobilità, lo scuotersi da una prostrazione negativa”». 

No ad atteggiamenti «passivi di fronte alla realtà», ai «profeti di sventura che si accontentano di seminare delusioni», nemmeno «miraggi che ci promettono la felicità con un clic».  Le beatitudini «sono quel nuovo giorno per tutti quelli che continuano a scommettere sul futuro, che continuano a sognare, che continuano a lasciarsi toccare e sospingere dallo Spirito di Dio». Sono perciò “beati” coloro che si lasciano contagiare dallo Spirito di Dio e «lottate e lavorate per questo nuovo giorno, per questo nuovo Cile».

LA MATERNITA’ NON E’ MAI UN PROBLEMA

Nel pomeriggio, a Roma erano circa le 20, il Papa è andato al “Centro Penitenciario Femenino” di Santiago, un carcere con 885 posti, ma che ospita circa 1400 carcerate. E’ stato accolto da due mamme che, con i loro bambini gli offrono dei fiori, poi ha incontrato una donna incinta che ha benedetto. Il benvenuto glielo ha dato suor Nelly che si occupa dell’assistenza delle detenute, poi è intervenuta Janeth: «Chiediamo perdono a tutti quelli che abbiamo ferito con i nostri delitti». 

Il Papa è intervenuto commentando tre parole: madre, figli e fiori. Il tutto con lo sguardo rivolto al futuro, perché, ha detto, «oggi siete private della libertà, ma ciò non vuol dire che questa situazione sia definitiva. Niente affatto. Sempre guardare l’orizzonte, in avanti, verso il reinserimento nella vita ordinaria della società». Commentando la parola madre, Francesco ha avuto parole molto belle sulla maternità, dicendo che «non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali che potete avere. Oggi siete di fronte a una sfida molto simile: si tratta ancora di generare vita. Oggi vi è chiesto di dare alla luce il futuro. Di farlo crescere, di aiutarlo a svilupparsi. Non solo per voi, ma per i vostri figli e per tutta la società. Voi, donne, avete una capacità incredibile di adattarvi alle situazioni e di andare avanti».