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SAN DAMIANO

Madonna delle Rose, i frutti richiedono un nuovo dossier

Dopo le resistenze dei primi due vescovi, determinate anche dal contesto storico in cui iniziarono le presunte apparizioni a mamma Rosa, la situazione a San Damiano Piacentino ha avuto una svolta positiva grazie a san Giovanni Paolo II, ai devoti e alla Chiesa locale. Le innumerevoli testimonianze di grazie ricevute rendono doveroso riesaminare i fatti. È un’opportunità per il nuovo vescovo. Se venisse provata la soprannaturalità, sarebbe un dono per tutti.

Ecclesia 22_12_2020

Le apparizioni mariane hanno spesso incontrato una certa resistenza da parte delle gerarchie cattoliche, talvolta sino ad una forte e irremovibile opposizione, come è accaduto per diversi anni, ad esempio, a San Damiano Piacentino, ove il 16 ottobre 1964 ebbe inizio la mariofania denominata Madonna delle Rose.

Qui, i primi due vescovi (monsignor Malchiodi e poi monsignor Manfredini), nonostante la certezza sull’autenticità delle apparizioni da parte del parroco locale, don Edgardo Pellacani, che conosceva molto bene la fede semplice e l’umiltà della veggente, espressero un’esplicita contrarietà, fino a giungere ad allontanare il sacerdote e, nel 1970, alla promulgazione di un documento in cui si minacciava di scomunica chi avesse partecipato alle presunte apparizioni o diffuso i messaggi della Madonna.

Non si tratta certo di un caso isolato; molte e ben più note apparizioni furono per alcuni tempi pesantemente avversate. Pensiamo, fra quelle ora riconosciute dalla Chiesa, a Lourdes, Fatima, La Salette, per citarne solo alcune fra le più conosciute…

La situazione a San Damiano, oggi, è sensibilmente mutata. Come ha dichiarato l’attuale parroco, don Pietro Dacrema, è stato fatto un “cammino di purificazione” iniziato già dagli anni ’80. Gradualmente, infatti, i rapporti con l’autorità ecclesiale locale si sono rasserenati grazie all’intervento di Giovanni Paolo II, del vescovo Antonio Mazza, dello stesso don Pietro Dacrema e della precisa volontà dell’Associazione Ospizio Madonna delle Rose di proseguire l’Opera della Città delle Rose in comunione con la Chiesa. Il profondo desiderio di comunione ecclesiale era stato sempre espresso e vissuto da parte della veggente Rosa Buzzini, oltre che ampiamente testimoniato dalla sua totale e filiale ubbidienza al vescovo di Piacenza, che la portò a vivere pressoché segregata dal 1968 al 1981, anno della sua morte. Tutto questo si traduce, attualmente, in una piena accoglienza e assistenza pastorale dei pellegrini che giungono continuamente da diversi paesi.

Come già accennato, la svolta, dopo diversi anni di tribolazioni, si è avuta grazie a Giovanni Paolo II, che - venuto a conoscenza sia delle pesanti restrizioni attuate dal vescovo Manfredini (che creavano forti disagi alle persone che si recavano a San Damiano, impossibilitate persino ad accostarsi ai sacramenti) sia delle numerose testimonianze di grazie ricevute e delle numerosissime vocazioni religiose e sacerdotali nate in quel luogo - chiese di avviare un’adeguata assistenza spirituale e pastorale ai pellegrini.

Da allora, i vescovi hanno avuto un atteggiamento di crescente apertura e disponibilità, riconoscendo tra l’altro che quanti si recano alla Madonna delle Rose sono persone animate da fede e sana devozione, desiderose di vivere in comunione con la Chiesa locale e universale. Del resto, visitando il “Piccolo Giardino di Paradiso”, si capisce che questa comunione era già - né poteva essere diversamente - nei desideri della Madonna, che durante la costruzione della piccola cupola che chiude il pozzo presente nel giardino avrebbe inaspettatamente chiesto alla veggente di far orientare in una direzione incomprensibile la statuetta dorata che la raffigura posta sulla sua sommità. Solo in un secondo tempo si comprese che la Madonnina dorata era girata verso la chiesa parrocchiale, distante poche centinaia di metri ma coperta dagli alberi. Nel Piccolo Giardino di Paradiso, infatti, si devono svolgere solo i momenti di preghiera e di devozione, nonché l’approvvigionamento dell’acqua, mentre ogni evento di natura liturgica e sacramentale deve avvenire nella chiesa parrocchiale.

Il clima di silenzio, l’ordine, la bellezza, l’intensità dei momenti liturgici e di preghiera che si susseguono a San Damiano non possono lasciare indifferente il visitatore, che inevitabilmente è portato a chiedersi come mai la Chiesa locale, nelle sue rappresentanze gerarchiche, abbia ostacolato così fortemente per diversi anni una simile esperienza.

Senza pretendere di esaurire l’argomento o di fare affermazioni apodittiche, è possibile tuttavia indicare, seppure molto sinteticamente, almeno tre fattori.

Un primo aspetto è il contesto storico ed ecclesiale in cui queste apparizioni iniziarono. Ci troviamo infatti nella prima metà degli anni ’60, in concomitanza con il Concilio Vaticano II, che proprio al suo interno stava attuando un vivace dibattito sul ruolo e lo spazio da dedicare alla devozione mariana. Il Vaticano II, come è noto, ha dedicato alla Madonna il capitolo VIII della costituzione dogmatica Lumen Gentium (”La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”); le conclusioni cui si giunse in questo documento, dopo molte esitazioni e controversie, intesero intervenire su una particolare maniera di fare mariologia che può essere denominata convenzionalmente «maniera post-tridentina», fortemente caratterizzata dall'accumulo dei privilegi della Madonna e dalle relative conseguenze teologiche.

Se dunque con il Concilio si volle, da una parte, ribadire l’importanza della Madre di Gesù nella vita della Chiesa (che sfociò nel titolo di Mater Ecclesiae attribuito alla Vergine da san Paolo VI e, nel 1974, nel documento Marialis Cultus con cui il medesimo Papa  si soffermava proprio su alcune questioni che riguardano i rapporti tra la sacra liturgia e il culto della Vergine, proponendo considerazioni e direttive volte a favorire il legittimo sviluppo di questo culto), dall’altra si volle agganciare maggiormente l’insegnamento sulla Madonna all’orizzonte di una rinnovata ecclesiologia, mettendone in luce i capisaldi dottrinali, per poi risalire alla Scrittura, ai Padri e ai documenti del Magistero, così come alla lezione dei Dottori e teologi cattolici. All’interno di questo orizzonte, è comprensibile che queste presunte “irruzioni” della Santa Vergine, andando ad alimentare una devozione popolare non propriamente organica alla visione conciliare, potessero creare scompiglio e irritare…

Un altro aspetto che sicuramente incise fu il ruolo importante e ineludibile di Padre Pio nelle apparizioni. Occorre tenere presente che il frate di Pietrelcina, allora vivente (morì il 23 settembre del 1968), attirava folle di fedeli a San Giovanni Rotondo, ma destava non pochi sospetti in alcuni influenti ecclesiastici. Nel vortice dei sospetti e delle illazioni fu trascinato persino Giovanni XXIII, al quale furono recapitati filmati “compromettenti” - poi rivelatisi falsi - e che ebbe nei confronti di Padre Pio, almeno per un certo periodo, un atteggiamento non propriamente favorevole.

Un terzo fattore fu il disagio che i vescovi locali vivevano nel vedere la Chiesa gerarchica scavalcata dalla cosiddetta Chiesa carismatica.

Oggi, come già accennato, le cose sono profondamente mutate. Sicuramente non in meglio nel mondo, ma a San Damiano si respira finalmente un’aria di pace. Sarebbe forse opportuno, partendo da questa nuova situazione, riaprire il dossier sulle apparizioni per fare un esame più approfondito e sereno degli eventi. Purtroppo, pur avendo una posizione di apertura e di apprezzamento per quanto si verifica alla Madonna delle Rose, i vescovi succeduti a mons. Manfredini non se la sono sentita di riaprire il caso per non contraddire i loro predecessori. È comprensibile, ma nello stesso tempo vogliamo ricordarci che la Chiesa non ha paura della verità, tanto più che essa ha un Nome e un Volto e, anzi, proprio per questo si rende indispensabile riconoscerla... Da alcune settimane si è insediato a Piacenza un nuovo vescovo, mons. Adriano Cevolotto, e potrebbe essere questa l’occasione per riconsiderare quanto accaduto.

Tenuto conto della bellezza della devozione mariana che ha resistito in tutti questi anni nonostante le enormi difficoltà, e alla luce delle tantissime grazie testimoniate dalle targhe di ringraziamento presenti sui muri esterni della casa di mamma Rosa e sul muro di cinta, riaprire il dossier (come è accaduto, ad esempio, a Garabandal e come sta accadendo a Fontanelle di Montichiari, grazie all’attenzione del vescovo Pierantonio Tremolada) è un dovere morale verso i tanti fedeli e il loro amore a Maria Santissima, nonché una grande opportunità per la Santa Chiesa. Se poi, al termine di questa rinnovata indagine, si accertasse che non c’è soprannaturalità, pazienza. Ma se si riconoscesse che lì, veramente, la Santa Madre di Dio è apparsa e, come ha promesso, continua a gratificarci della sua presenza, allora questo sarebbe davvero un Dono del Cielo per tutti e un grande merito per chi avrà riaperto il dossier.