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PAPA

Leone XIV inaugurerà il Capitolo generale degli Agostiniani

Il 1° settembre il Papa agostiniano celebrerà la Santa messa di apertura del Capitolo che dovrà scegliere il nuovo superiore generale. Non una novità assoluta, ma la conferma che papa Prevost non intende rinunciare «ad essere agostiniano».

Ecclesia 23_08_2025

Prevost l'ha detto ai suoi confratelli: «Ho dovuto rinunciare a tante cose, ma non rinuncerò mai ad essere agostiniano». E che intenda rimanere fedele a questo proposito lo dimostra la volontà di non saltare l'appuntamento più importante per il suo amato ordine: il capitolo generale. Dal 1° settembre i padri capitolari si riuniranno a Roma per eleggere il successore dello spagnolo Alejandro Moral Anton arrivato al suo secondo mandato e dunque non rieleggibile.

Secondo quanto abbiamo appreso Leone XIV vuole esserci e, salvo sorprese dell'ultimo minuto, celebrerà la messa d'inizio per il capitolo generale proprio quel giorno. Non si tratta di una corsia preferenziale per i suoi confratelli perché già nel 2013 Francesco celebrò la liturgia in occasione del 185esimo capitolo generale. A maggior ragione un Papa agostiniano, così attaccato alla comunità d'origine, sente l'esigenza di ritagliarsi uno spazio per l'occasione nell'agenda già fitta di udienze (la Prefettura della casa pontificia ha un bel da fare per smaltire le richieste di cardinali e vescovi di tutto il mondo che sono arrivate da maggio ad oggi).

Ancora una volta, come sei anni fa in cui partecipò alla messa d'inizio dell'ultimo capitolo in qualità di ex priore generale, Prevost si dovrebbe ritrovare nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio da «esterno», ma questa volta addirittura vestito di bianco. In un certo senso è un ritorno dove tutto ebbe inizio: se c'è un evento in cui fissare le sliding doors della straordinaria vita di questo primo statunitense capace di essere eletto al soglio di Pietro è senz'altro il capitolo generale del settembre 2001.
La corsa alla successione a padre Miguel Ángel Orcasitas Gómez, in carica dal 1989, fu incerta fino all'ultimo e i due protagonisti furono il provinciale di Chicago Prevost e quello della Spagna padre Alejandro Moral Antòn. Prolungandosi le votazioni, il testa a testa tra l'attuale Leone XIV e il suo confratello iberico vide passare in vantaggio di poco il primo, convincendo l'altro a fare un passo indietro per favorire un'elezione più unitaria.

In molti casi, negli ordini religiosi ci sono priori generali eletti di misura che passano subito alla resa dei conti contro la fazione sconfitta. Ma Prevost, invece, è un uomo che cerca l'unità e governa con la concordia e dunque sceglie subito Moral Antòn come suo vicario. Lo rimase per tutti e due i mandati e poi gli successe come priore fino alla scadenza ora imminente. Chissà come sarebbe andata se quei pochi voti del 2001 fossero finiti allo spagnolo anziché all'americano.

Quel che è certo è che Prevost era un predestinato sin dai tempi degli studi al collegio di Santa Monica e i suoi confratelli dell'epoca previdero per lui una carriera scintillante. All'epoca, però, nessun agostiniano poteva immaginare soltanto di vedere un proprio confratello nel collegio cardinalizio visto che l'ultimo, Sebastiano Martinelli, era stato creato nel 1901 (da Leone XIII, non a caso). Figurarsi sul trono di Pietro! Per il giovane Prevost si prospettava il massimo ma il massimo, in quegli anni Ottanta, era proprio il ruolo del priore generale. Previsione azzeccata e superata.

Sarà forse anche per questo, per un'attesa lunga 111 anni prima di avere un cardinale "di casa" (Prosper Grech nel 2012), che i membri dell'ordine hanno sviluppato un'immunità al carrierismo e una resistenza alla piaggeria. Non gli interessano i sofismi avventurieri di altri ordini prima più in voga, mentre restano fedeli a quella vocazione ad essere «pedagoghi dell'interiorità, a servizio degli uomini del terzo millennio alla ricerca di Cristo» che gli riconosceva San Giovanni Paolo II.

Quelli d'imminente apertura sono lavori capitolari molto importanti per l'ordine. Lo sarebbero stati comunque perché destinati ad aprire una nuova stagione al termine di due mandati consecutivi di un priore, ma lo saranno ancora di più ora che un confratello è Papa. Leone XIV non intende imporre né condizionare, ma la sua volontà di presenziare alla messa d'inizio - agenda papale permettendo - indica al contrario un segno di vicinanza in un momento cruciale per la vita comunitaria. E la speranza è quella di poter contare su un «effetto Leone» in termini di vocazioni e di vitalità dell'apostolato. 



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