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a cura di Anna Bono
Emigranti irregolari

Libia e Yemen, due Paesi in guerra, due tappe delle rotte migratorie clandestine

Decine di migliaia di emigranti irregolari etiopi ogni anno scelgono di raggiungere l’Europa e i Paesi del Golfo facendo tappa in due Stati in guerra

Migrazioni 30_06_2020

Decine di migliaia di etiopi, uomini, donne e persino bambini, ogni anno decidono di emigrare affidandosi a organizzazioni di trafficanti che li incoraggiano a viaggiare clandestinamente assicurando che ne vale la pena, che giunti a destinazione le loro aspettative non saranno deluse. C’è chi decide di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo centrale per approdare in Italia. Altri preferiscono seguire la cosiddetta rotta orientale che porta ai paesi del Golfo, per lo più con destinazione l’Arabia Saudita. I primi affrontano lunghi viaggi nel deserto, attraversano il Sudan per raggiungere la Libia e di lì imbarcarsi alla volta dei porti italiani. I secondi attraversano il Golfo di Aden. Partono dalla Somalia, da Gibuti, dal Puntland o dal Somaliland diretti in Yemen. Quello che stupisce è come mai continuino a scegliere come tappa intermedia due paesi in guerra: e non da qualche mese. In Libia si combatte una guerra civile dal 2011. Decine di clan armati e due governi rivali si disputano il paese. Su questo contesto nel 2014 si è inserito l’Isis, lo Stato Islamico. Lo Yemen è instabile anch’esso dal 2011, l’anno delle Primavere arabe. La guerra civile dal 2015 non concede tregua alla popolazione civile: da un lato le forze antigovernative sciite, gli Houti, appoggiati dall’Iran, dall’altro quelle governative aiutate da Arabia Saudita e altri stati sunniti. Gli emigranti irregolari dunque dovrebbero sapere che si avventurano su rotte molto pericolose, che l’esito del loro viaggio è a dir poco incerto. Difatti molti restano bloccati in Libia e in Yemen e possono dirsi fortunati se vengono intercettati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni o dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati e riescono ad approfittare dei loro programmi di rimpatrio volontario assistito per tornare a casa sani e salvi.