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Sudafrica

L’arcivescovo di Johannesburg in difesa degli immigrati africani illegali

In Sudafrica molti immigrati africani irregolari svolgono attività criminali. La popolazione autoctona reagisce con deplorevoli episodi di violenza indiscriminata contro le comunità straniere

 

Migrazioni 28_02_2019

Monsignor Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg, ha affrontato il grave problema degli immigrati illegali, privi di documenti, nel suo discorso per le celebrazioni del 50° anniversario della costituzione del Symposium of the Episcopal Conferences of Africa and Madagascar (SECAM) svoltesi a Durban, in Sudafrica. Molti ricevono salari “da schiavi”, ha spiegato, e vivono sotto la costante minaccia di essere arrestati in quanto clandestini. “Alcuni sono vittime di funzionari di polizia corrotti. E, come se ciò non bastasse, molti sono vittime della xenofobia. Quando le comunità locali avviano una protesta per la mancanza di servizi pubblici, tirano fuori la rabbia nei confronti dei cittadini stranieri, molestandoli, attaccandoli, distruggendo e saccheggiando i loro negozi. È ingiusto che migranti e rifugiati diventino capri espiatori per le evidenti carenze del governo e delle autorità locali”. Tuttavia, ha aggiunto, l’ostilità e le violenze nei confronti degli immigrati, soprattutto quelli provenienti da certi paesi africani, si spiegano con il fatto che molti immigrati in effetti sono a ragione visti come una minaccia perché svolgono attività illegali e criminali: tra di loro “vi sono persone che sono pesantemente coinvolte nel traffico di droga – ha detto – le droghe sono diventate una piaga in alcune delle nostre comunità. Quindi la rabbia palpabile delle comunità è comprensibile. Ci sono migranti coinvolti in rapine e nella tratta di esseri umani. Le aberrazioni di alcuni non dovrebbero portare alla condanna generalizzata dell'intera comunità di migranti e rifugiati”. Gli episodi di violenza nei confronti di immigrati originari di stati africani sono frequenti. Spesso prendono di mira gli immigrati nigeriani molti dei quali sono legati alle temute mafie nigeriane.