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LA RIFORMA DELLA SCUOLA/2

La riforma della scuola nell’età dell’emergenza educativa

Finché la società adulta non sarà disposta a mettere in discussione i propri modelli culturali e i propri interessi, ogni riforma scolastica rischia di ridursi a un maquillage

Educazione 15_09_2025

La crisi educativa 
Nessuna statistica riesce davvero a cogliere la profondità della crisi educativa che si manifesta nel mondo giovanile, soprattutto a partire dalla fascia di età tra gli undici e i quattordici anni. In questo periodo, l’autorità genitoriale perde progressivamente presa, e spesso anche il carisma dell’insegnante non esercita più alcun magnetismo sugli studenti. Famiglia e scuola, un tempo pilastri dell’educazione, venivano talvolta affiancati da un terzo attore: la strada. Basti pensare alla gioventù descritta da Pasolini in romanzi come Ragazzi di vita.  

Oggi, a questi tre agenti educativi se ne è aggiunto un quarto, potente, pervasivo, oscuro e sfuggente: il mondo del web. Un universo che i ragazzi, purtroppo già in tenera età, esplorano autonomamente, modellando percorsi digitali influenzati da ciò che osservano e condividono con amici e coetanei. I genitori, spesso ignari, non conoscono i contenuti che i figli consumano: un mondo dominato da violenza, pornografia, pericolose challenge, video privi di senso, creati unicamente per ottenere visualizzazioni. 

Sintomi di una società in difficoltà 
Alla luce di questo scenario, non sorprendono più episodi di violenza sessuale di gruppo, atti aggressivi in strada, l’aumento dei casi di autolesionismo e di suicidio tentato o attuato con esito fatale, l’indisciplina che regna già nelle aule della scuola secondaria di primo grado. Sono dunque auspicabili provvedimenti scolastici volti a promuovere la disciplina. Certamente, tali misure possono agire solo sui comportamenti esteriori, ma non riescono a incidere sul contesto profondo in cui gli insegnanti operano, finché non si affronta seriamente l’emergenza educativa, da anni erroneamente considerata un problema esclusivamente scolastico. 

Le ragioni del mancato intervento 
In realtà, la crisi è globale, sistemica. È l’intera civiltà a essere in difficoltà. L’educazione è il risultato dell’interazione tra molteplici componenti. Sarebbe ipocrita pensare di educare all’affettività attraverso progetti scolastici, mentre tutto ciò che circonda la scuola trasmette una realtà opposta: violenta, vuota, priva di valori e significato. Se si è davvero consapevoli delle condizioni in cui versano i giovani e delle pressioni negative a cui sono quotidianamente sottoposti, perché non si interviene anche al di fuori dell’ambito scolastico con misure concrete che ne tutelino la crescita?  

Purtroppo, la risposta è prevedibile: in primo luogo, non conviene, secondo una scala valoriale adulta, spesso orientata unicamente da interessi economici; in secondo luogo, per intervenire è necessario avere una visione condivisa, cioè un terreno comune riconosciuto in cui operare con un’ipotesi che presupponga una visione dell’uomo e della realtà.  

Così, in molti casi, i ragazzi iniziano precocemente a consumare alcol, droghe, materiale pornografico, assimilando una visione distorta di sé e delle relazioni affettive e sessuali. A queste distorsioni si aggiunge la mancanza, sia dentro che fuori dalla scuola, di una proposta educativa realmente significativa. Dove questa esiste, si osservano giovani sorprendenti, attivi, capaci di gesti di generosità superiori a quelli del mondo adulto. La responsabilità ricade, in larga parte, sul mondo degli adulti.  

Inoltre, i ragazzi sono ormai abituati a contenuti video sempre più brevi, che non richiedono alcuna concentrazione. Negli ultimi anni, l’ho verificato personalmente: gli studenti faticano sempre più a seguire un film, abituati come sono a una fruizione rapida e frammentata delle immagini. La capacità di concentrazione è in costante declino. 

Competenze in calo e divari territoriali 
In relazione a quanto esposto finora, i dati sulle competenze didattiche degli studenti delle medie sono solo la punta dell’iceberg dei problemi del mondo giovanile. Dietro percentuali apparentemente rassicuranti di promossi, si cela una realtà ben più inquietante: gli studenti faticano sempre più a padroneggiare le competenze fondamentali. 

Le Prove INVALSI 2024 lo confermano con dati eloquenti: solo il 60,1% degli alunni raggiunge un livello adeguato in Italiano, appena il 56% in Matematica. L’unica nota positiva è l’Inglese, che mostra una crescita costante, soprattutto nella comprensione scritta (Reading), dove l’81,9% degli studenti raggiunge il livello previsto.  

Eppure, il tempo trascorso a scuola è considerevole: 29 ore settimanali, più 33 ore annuali dedicate all’approfondimento delle materie letterarie. Le ore possono salire fino a 36 settimanali, estendibili a 40 includendo il tempo mensa. Il quadro si complica ulteriormente se si considerano i divari territoriali. Gli studenti del Nord e del Centro Italia ottengono risultati mediamente migliori rispetto a quelli del Sud e delle Isole, soprattutto in Italiano e Matematica. Una disparità educativa che non solo limita le opportunità di apprendimento, ma rischia di consolidare le disuguaglianze sociali e culturali. Eppure, la percentuale di promossi all’Esame di Stato del primo ciclo rimane molto alta (98,6%), in linea con l’anno precedente (98,6%). Un dato che solleva interrogativi: se gli studenti vengono promossi, ma non possiedono le competenze necessarie, che valore reale conserva oggi il diploma di terza media? Il sistema sembra premiare la forma, dimenticando la sostanza. 

La riforma Valditara: tra tradizione e nuove sfide 
In risposta a questa crisi, il ministro Giuseppe Valditara ha avviato una riforma ambiziosa, volta a recuperare la tradizione umanistica italiana e a rafforzare le competenze fondamentali. Ne parleremo nella prossima puntata, anche se, alla luce di quanto esposto, appare evidente che la discussione non possa limitarsi al solo ambito scolastico. Perché continuare a riformare programmi e orari, se non si ha il coraggio di mettere in discussione la cultura contemporanea e l’universo valoriale?  

Finché la società adulta non sarà disposta a mettere in discussione i propri modelli culturali e i propri interessi, ogni riforma scolastica rischia di ridursi a un maquillage. E i ragazzi, ancora una volta, ne pagheranno il prezzo. I nostri giovani crescono guardando noi adulti e conoscendo bene dove gli adulti hanno il loro tesoro. 

 



LA RIFORMA DELLA SCUOLA/ 1

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