Iraq dopo il voto: nessun grosso cambiamento e nessuna maggioranza
Intervista a William Warda, giornalista cristiano iracheno, sull'esito del voto in Iraq, le seste elezioni dopo la deposizione di Saddam Hussein. Nessuna maggioranza chiara e i cristiani non miglioreranno la loro rappresentanza.
L’11 novembre scorso in Iraq si sono tenute le seste elezioni parlamentari del post Saddam Hussein. L’affluenza alle urne, del 56% circa, è risultata decisamente migliore del 36% registrato nelle precedenti elezioni del 2021 ma, pur sempre bassa, testimonia la disaffezione al voto e la poca fiducia nel cambiamento del popolo iracheno.
L’affluenza più bassa in assoluto si è registrata nelle aree tradizionalmente appannaggio del partito sadrista, il cui leader, il chierico sciita Muqtada al Sadr, ha invitato i suoi sostenitori ad astenersi dal voto.
La Nuova Bussola Quotidiana ha chiesto di leggere i risultati elettorali a William Warda, giornalista assiro cristiano nato a Mosul nel 1961, già impegnato in politica con l’Assyrian Democratic Movement, che ha contribuito a fondare, e portavoce tra il 2019 e il 2020 dell’allora Primo Ministro iraqeno Adel Abdul Mahdi. Direttore di giornali ed emittenti televisive, nel 2005 Warda ha fondato con la moglie Pascale Esho Hammurabi Human Rights Organization, un’associazione no profit intitolata al sovrano babilonese Ammurabi, autore di una delle prime raccolte di leggi della storia, e dedicata al supporto delle minoranze religiose in Iraq.
Ricordiamo che dopo la cacciata di Saddam Hussein in Iraq è stato introdotto un metodo di suddivisione del potere non dissimile da quello vigente in Libano, secondo il quale il Primo Ministro iracheno dev’essere sciita, il Presidente del Parlamento sunnita e il Capo dello Stato curdo.
Dottor Warda, che Parlamento è uscito da queste elezioni?
Credo che l’attuale Parlamento non differisca di molto dal precedente, e che la mappa politica del Paese non sia cambiata in maniera significativa. Speravamo che la società civile ottenesse una rappresentanza maggiore in Parlamento, ma questa eventualità non si è è verificata. La maggioranza dei seggi è stata distribuita tra gli sciiti della coalizione dell’attuale Primo Ministro al Sudani e di quella dell’ex Primo Ministro Nouri al Maliki. L’unica differenza ragguardevole è che stavolta c'è stata una maggiore partecipazione sunnita rispetto alle precedenti tornate elettorali.
Chi ha riempito il vuoto lasciato da al Sadr, il potente guru sciita che ha chiesto al suo partito di astenersi dal voto?
Gli altri partiti sciiti hanno occupato i seggi lasciati liberi dal movimento sadrista in Parlamento, cosicché il totale dei seggi sciiti è risultato 197 su 329.
A proposito di al Sudani, alla luce dei risultati crede che sarà rieletto Primo Ministro?
A mio parere, non credo che al Sudani otterrà nuovamente il Premierato, nonostante la sua coalizione abbia ottenuto la più alta percentuale di voti in queste elezioni. Ciò dipende dal fatto che finora in Iraq nessun Primo Ministro ha ricevuto l’incarico per due legislature consecutive nonostante il gran numero di voti ricevuti, eccetto Nouri al Maliki.
Nel nuovo Parlamento le minoranze religiose ed in particolare la comunità cristiana saranno finalmente rappresentate?
No. La rappresentanza cristiana nel Parlamento iracheno non esprime la volontà dei cristiani. La maggior parte dei vincitori si è candidata per le coalizioni maggiori, e di conseguenza esprimeranno la volontà della maggioranza piuttosto che della minoranza cristiana.
Quali risultati nel Kurdistan?
I risultati del voto nella regione del Kurdistan iracheno sono più o meno stabili. Da costituzione, i curdi non possono avere più del 60% dei deputati; la loro presenza in Parlamento è costante negli anni, e si attesta approssimativamente sul 17% - 18% dei seggi.
Che giudizio complessivo dà alla tornata elettorale?
Il mio personale giudizio è che con questi risultati non può essere formato un governo di maggioranza, bensì si dovrà trovare un accordo tra le coalizioni.
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