La Lega in Veneto non merita il voto cattolico
Ascolta la versione audio dell'articolo
Con la bocciatura della proposta sul suicidio assistito in Veneto si è evitato il peggio, ma resta il dato politico: Zaia spinge da tempo per una Lega progressista e radicale, andando contro i principi non negoziabili su vita e famiglia.
Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo alla notizia che, seppure per un solo voto, il Consiglio regionale del Veneto ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito. Sarebbe stato un precedente disastroso e la tattica dell’Associazione Luca Coscioni di adoperare le Regioni per investire della questione la Corte costituzionale e per promuovere politicamente la pratica della morte procurata sarebbe stata probabilmente premiata. Dopo il sospiro di sollievo è necessario fare anche qualche considerazione politica, riguardante prima di tutto la Lega in Veneto e, in particolare, la figura di Luca Zaia.
Questa recente vicenda dice che non sarà più possibile – eticamente e politicamente parlando – sostenere con il voto in questa regione questo partito e questi personaggi. Il governatore Zaia aveva da tempo manifestato le sue idee di una Lega progressista e radicale. In una lunga intervista su Vanity Fair pubblicata a giugno 2023, aveva celebrato i “diritti civili”, aveva sostenuto che aborto ed eutanasia sono temi trasversali alla destra e alla sinistra che vanno lasciati alla coscienza individuale. Con lui la Regione ha ampliato l’accesso alla fecondazione assistita alle donne cinquantenni e ha istituito a Padova il Centro di riferimento regionale per i disturbi sull’identità di genere. Nel suo libro I pessimisti non hanno fortuna (Marsilio) ha scritto che la politica deve garantire la libera scelta. Per questo si è detto favorevole alle unioni civili omosessuali, anche se non all’adozione di minori. A proposito del suicidio assistito aveva detto: «Quanto a me, vorrei poter scegliere».
Questo per quanto riguarda Zaia. Siccome, però, davanti al voto di martedì scorso l’intera Lega del Veneto si è spaccata, va da sé che il problema non è solo Zaia ma il partito stesso in questa regione. Se Giuseppe Pan e Nicola Ignazio Finco hanno votato contro, i colleghi Marco Zecchinato e Sonia Brescacin hanno votato a favore [nella prima versione dell'articolo avevamo invertito, per errore, il voto di Finco e Zecchinato: ce ne scusiamo, ndr]. In molti casi il voto contrario è stato dato per motivi accidentali e non relativi alla valenza etica della proposta di legge. Anche Marco Favero ha votato no, però si è detto favorevole all’ampliamento della sedazione profonda che ormai è di fatto usata come una forma di eutanasia. In molti casi i “no” non riguardavano il merito etico della proposta di legge, ma aspetti secondari o accidentali o puramente di calcolo politico (cosa che vale anche per certi “no” di Forza Italia).
La Lega del Veneto non sembra avere le idee chiare e non merita il voto cattolico. Il criterio fondamentale per un cattolico in cabina elettorale rimane quello dei principi non negoziabili. Tra questi, tre sono i più importanti: difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, difesa della famiglia naturale, libertà di educazione. Negli elenchi forniti dal magistero della Chiesa, quello della vita è sempre collocato al primo posto, segno che è fondamentale. Cosa facile da capire, del resto, poiché senza la vita non ci può essere altro dovere o diritto. Il suicidio assistito si oppone a questo principio e quindi un partito, come la Lega in Veneto, che lo infrange non merita il voto cattolico. Nonostante che questa volta, per un soffio, si sia evitato il peggio.
Veneto, stop (salutare) alla legge sul suicidio assistito
Fallita per un voto l’approvazione dei primi due articoli, il Consiglio regionale del Veneto ha rinviato in commissione il testo promosso dall’Associazione Coscioni. Centrodestra spaccato, con Zaia in salsa radicale. La cura del malato da recuperare.