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j'accuse

La Francia indaga TikTok per istigazione al suicidio giovanile

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Al vaglio della procura generale di Parigi le responsabilità su contenuti e algoritmi che spingerebbero giovani vulnerabili a togliersi la vita. La piattaforma cinese respinge le accuse. E resta la domanda sulle origini del disagio amplificato dai social.

Attualità 16_12_2025

Siamo al 4 novembre 2025 e la procura generale di Parigi apre un'indagine penale contro TikTok. Il j'accuse: secondo Versailles, la piattaforma cinese consentirebbe la visualizzazione di contenuti che promuovono il suicidio, e con i suoi algoritmi incoraggerebbe giovani vulnerabili a togliersi la vita.
L'inchiesta, affidata al reparto di cybercrimini della polizia parigina, esaminerà se TikTok ha violato l’obbligo legale francese di segnalare contenuti illegali alle autorità, oltre a vagliare se l'algoritmo della piattaforma esponga sistematicamente utenti a rischio a materiale dannoso.

L'indagine segue una causa intentata nel 2024 da sette famiglie francesi contro TikTok France, due delle quali hanno perso un figlio. Tra loro spunta la famiglia di Marie Le Tiec, la cui drammatica storia si conclude nel 2021, con il suicidio della quindicenne. La madre, Stephanie Mistre, esaminando il telefono della figlia dopo la tragedia, avrebbe scoperto video che promuovevano diversi metodi di suicidio, tutorial dettagliati e commenti che incoraggiavano gli utenti ad andare oltre i «semplici preparativi». Come riportato da ABC News, Mistre ha dichiarato che l'algoritmo di TikTok aveva ripetutamente proposto tali contenuti a sua figlia: «Hanno normalizzato la depressione e l'autolesionismo, trasformandoli in un perverso senso di appartenenza».

Laure Beccuau, procuratrice, ha spiegato che l'indagine risponde a un'inchiesta parlamentare presieduta dal deputato socialista Arthur Delaporte, il cui rapporto di settembre 2025 aveva documentato una «moderazione insufficiente da parte di TikTok, il cui algoritmo facilita l’accesso, da parte dei minori, a contenuti che sdoganano il suicidio, intrappolandoli rapidamente in un circolo vizioso di reel dedicati al tema».

Gli investigatori esamineranno possibili crimini tra cui «propaganda a favore di prodotti o metodi utilizzabili per togliersi la vita», reato punibile con tre anni di reclusione e una multa di 45.000 euro. Nel caso in cui la piattaforma si trovasse nella condizione peggiore, potrebbe arrivare a una condanna fino a 10 anni di carcere e una multa di 1 milione di euro, come riferisce Euronews.

TikTok ha respinto con forza le accuse. In una dichiarazione rilasciata ad AFP e riportata da Bloomberg, l'azienda ha affermato con forza che rifiuta categoricamente ogni accusa, sottolineando di offrire più di 50 funzionalità e impostazioni predefinite progettate specificamente per supportare la sicurezza e il benessere degli adolescenti. Inoltre,secondo TikTok, «9 video su 10 che violano le regole vengono rimossi prima ancora di essere visualizzati». Un portavoce aveva precedentemente dichiarato che TikTok veniva usato come «capro espiatorio» per problemi sociali più ampi.

Con oltre 1,5 miliardi di utenti in tutto il mondo, TikTok — di proprietà della cinese ByteDance — è sotto pressione crescente da parte dei governi occidentali. La Commissione Europea ha recentemente riscontrato che TikTok avrebbe ostacolato l'accesso di ricercatori UE ai dati della piattaforma, violando i requisiti di trasparenza del Digital Services Act, come riporta Crypto Briefing. L'indagine francese potrebbe innescare un controllo più ampio delle operazioni di TikTok in altre giurisdizioni europee, in un momento in cui diversi Paesi —dall'Australia alla Malesia — stanno implementando il divieto dei social media da parte dei minori.

Questa inchiesta rappresenta un momento cruciale nella regolamentazione delle piattaforme digitali, poiché, per la prima volta, un Paese europeo cerca di stabilire una responsabilità penale diretta per gli effetti degli algoritmi sulla salute mentale di giovani utenti. Rimane però un tema: se i social sono amplificatori di un disagio, allora l’origine dello stesso andrebbe ricercato altrove, in una società incapace di costruire relazioni solide tra i giovani, non più capace di spiegare perché le dinamiche di mercato e dell’apparenza non sono in grado di soddisfare il cuore dell’uomo. Sì, il rischio che il TikTok sia un capro espiatorio è evidente, ma è più semplice guardare all’altro come problema che a se stessi come incompiuti.



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