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emigranti irregolari

Kenya. Piani di contrasto all’immigrazione illegale

 

Prevenire l’immigrazione clandestina e rimpatriare gli immigrati illegali è indispensabile per la sicurezza nazionale, ma i costi elevati che comporta sottraggono fondi ai progetti di sviluppo

Migrazioni 30_09_2019

Nel 2018 il Kenya ha espulso 2.173 immigrati illegali e stranieri privi di documenti, inclusi alcuni di nazionalità italiana, indotto a farlo a causa dei crescenti problemi di sicurezza posti dalla presenza di stranieri entrati clandestinamente nel paese. Oltre ai rimpatri, il piano di tutela dell’ordine pubblico prevede operazioni di controllo alle frontiere e lungo le rotte seguite dagli emigranti illegali. Tra gli stranieri espulsi i più numerosi provenivano da tre paesi confinanti con il Kenya: Tanzania, Etiopia e Somalia. Secondo un rapporto del Servizio della polizia di stato pubblicato a settembre, i flussi illegali continuano, motivati da instabilità politica nei paesi di origine degli emigranti, ricerca di migliori opportunità, intenti criminali. Per una parte dei clandestini il Kenya è un paese di transito per raggiungere altri sei stati. Il ministro dell’interno Fred Matinag’i nel corso di una conferenza stampa convocata alla fine del 2018 spiegava che il governo kenyano aveva speso l’equivalente di oltre 3,1 milioni di euro nel corso dell’ultimo anno finanziario  per riportare in patria gli stranieri espulsi. Un viaggio di rimpatrio costa in media 210 euro: “come può un paese come il nostro spendere così il proprio denaro? – ha detto – Per il prossimo anno finanziario prevediamo che serviranno quasi 500 milioni di scellini (457 milioni di euro) per rimpatriare gli immigrati illegali se non correremo ai ripari”. Per evitare ulteriori costi il governo ha intensificato i controlli e ha applicato con maggiore rigore le regole sull’immigrazione: “i soldi risparmiati possono essere usati per altri progetti di sviluppo”.