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Cristiani Perseguitati
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Asia

In India un Natale difficile, ma con qualche spiraglio di speranza

Aumentano nel periodo natalizio le violenze contro i cristiani, ma una sentenza contro l’abuso della legge anticonversione dà speranza ai cristiani dell’Uttar Pradesh

Il Natale per molti cristiani, minoranze in paesi nei quali sono perseguitati, è un momento difficile, durante il quale aumenta il rischio di attentati e violenze. La Conferenza episcopale indiana in una nota diffusa in questi giorni ha espresso angoscia e ha condannato l’aumento allarmante di attacchi ai cristiani all’approssimarsi del Natale. “Questi episodi mirati – si legge nella nota – in particolare contro cori natalizi pacifici e congregazioni riunite nelle chiese per pregare, minano gravemente le garanzie costituzionali indiane di libertà di religione e il diritto di vivere e praticare il proprio culto senza timore”. La nota riporta alcuni degli episodi di violenza registrati tra i quali l’aggressione, nello stato del Kerala, di un gruppo di bambini che stavano cantando e suonando dei canti natalizi. Era la sera del 21 dicembre. Alcuni attivisti del gruppo fondamentalista indù Rashtriya Swayamsevak Sangh li hanno messi in fuga e ne hanno danneggiato gli strumenti musicali. Su pressione dei fondamentalisti indù inoltre diversi istituti scolastici hanno preferito annullare le celebrazioni natalizie per evitare incidenti. Per contro dall’Uttar pradesh, uno dei 12 stati indiani che hanno adottato una severa legge anticonversione, quasi sempre usata per perseguitare dei cristiani innocenti accusandoli di estorcere conversioni con l’inganno e la forza, giunge l’incoraggiante notizia che l’Alta Corte di Allahbad ha stabilito che la distribuzione della Bibbia e la predicazione religiosa, se fatte senza coercizione e inganno, non devono essere considerate dei crimini. L’importante sentenza contro l’uso scorretto della legge è stata pronunciata in relazione alla denuncia di un uomo accusato di aver organizzato a casa propria degli incontri religiosi durante i quali si pronunciavano sermoni e si distribuivano delle copie della Bibbia. La sentenza rafforza il principio secondo cui l’attività religiosa è legittima e non può essere considerata un reato e che la polizia deve agire con cautela prima di avvalersi di leggi che sono state concepite per contrastare le conversioni estorte.