Il Papa in Libano: «La vostra patria rifiorirà come il cedro»
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Leone XIV ha evocato l'albero simbolo del Paese nell'incontro con i giovani libanesi, ultimo partecipatissimo evento di una giornata iniziata nel monastero di Annaya sulla tomba di san Charbel Makhluf. Oggi la Messa a Beirut e la preghiera per le vittime dell'esplosione del 2020.
- Leone XIV pellegrino sulla tomba di san Charbel, Borgo Pio
Nel secondo giorno in Libano il pellegrino Leone XIV ha realizzato il desiderio dei suoi predecessori fermandosi a pregare sulla tomba di san Charbel Makhluf ad Annaya. Lo ha ricordato lui stesso citando in particolare san Paolo VI che canonizzò il monaco maronita nel 1977. Nonostante la pioggia battente, il Papa è stato accolto nel luogo di pellegrinaggio da ali di folla bagnata ma festante. Inginocchiandosi davanti alla tomba, Prevost ha pregato in silenzio ed ha portato in dono una lampada. Nel suo saluto ha evocato «comunione, unità» che sono anche le parole d'ordine di questo pontificato.
La seconda tappa della giornata è stata la Basilica di Nostra Signora del Libano a Harissa, sulla collina di fronte a Jounieh. Grande entusiasmo per l'incontro con i vescovi, sacerdoti e operatori pastorali che hanno fatto emozionare il Pontefice con un'accoglienza da stadio. Nel suo discorso il Santo Padre non ha taciuto le difficoltà che vive il Libano, dicendo ai presenti che «è nello stare con Maria presso la Croce di Gesù che la nostra preghiera, ponte invisibile che unisce i cuori, ci dà la forza per continuare a sperare e a lavorare, anche quando attorno tuona il rumore delle armi e le stesse esigenze della vita quotidiana diventano una sfida». Nel santuario sono state pronunciate alcune testimonianze e il Papa ha lodato la fede dei libanesi, dicendo che «da queste radici, forti e profonde come quelle dei cedri, l'amore cresce e, con l'aiuto di Dio, prendono vita opere concrete e durature di solidarietà». Alla fine Leone XIV ha omaggiato con una rosa d'oro la statua della Vergine di Harissa, seguendo un'antica tradizione. A porte chiuse, invece, il successivo incontro con i patriarchi cattolici in nunziatura apostolica.
Anche ieri c'è stato spazio per l'ecumenismo in piazza dei martiri a Beirut. Il Libano, dove convivono in pace comunità religiose diverse, è stato offerto come esempio per il resto del mondo. «Per molti anni, e soprattutto negli ultimi tempi – ha notato Prevost – gli occhi del mondo sono stati puntati sul Medio Oriente, la culla delle religioni abramitiche, osservando l’arduo cammino e la incessante ricerca del dono prezioso della pace». Il Papa ha osservato che il mondo guarda a volte al Medio Oriente «con un senso di timore e scoraggiamento, di fronte a conflitti così complessi e di lunga data. Eppure, in mezzo a queste lotte, si può trovare speranza e incoraggiamento quando ci concentriamo su ciò che ci unisce: la nostra comune umanità e la nostra fede in un Dio di amore e misericordia».
L'ultimo appuntamento è stato anche il più partecipato. A Bkerké il Papa ha attraversato sulla papamobile aperta una folla di circa 14mila giovani provenienti non solo dal Libano, ma anche da Siria, Iraq e altri Paesi vicini. Rivolgendosi in arabo, il Papa ha augurato la pace. «La vostra patria, il Libano, rifiorirà bella e vigorosa come il cedro, simbolo dell’unità e della fecondità del popolo», ha detto speranzoso Leone. Nel suo discorso il Pontefice ha indicato Cristo come punto fermo nell'impegno per la pace: «questo punto fermo – ha osservato Prevost – non può essere un’idea, un contratto o un principio morale. Il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall’alto: è Cristo! Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti».
Oggi l'ultimo giorno del viaggio apostolico che si concluderà con la Messa sul lungomare di Beirut e vedrà anche una preghiera silenziosa nei pressi del porto, luogo della terribile esplosione di 5 anni fa costata 218 morti e più di 7000 feriti.
Dalla Turchia al Libano, l’impegno di Leone tra ecumenismo e pace
Dopo l’incontro con il patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak II, e la divina liturgia con Bartolomeo I, ieri il Papa ha lasciato la Turchia ed è atterrato in Libano. Nel volo verso Beirut, Prevost ha ribadito che nella questione palestinese la Santa Sede è per la soluzione «due popoli, due Stati».
- L'arrivo del Papa è di conforto per un Libano disastrato, di Elisa Gestri
L'arrivo del Papa è un conforto per un Libano disastrato
Leone XIV è arrivato ieri pomeriggio a Beirut e ha subito incontrato le autorità politiche, mentre non si sono fermati gli attacchi dell'esercito israeliano in territorio libanese. «Un miracolo e un dono avere qui il Papa in preparazione al Natale».
Il decollo del pontificato, da oggi Leone XIV sarà in Turchia
Al suo primo volo papale Prevost si recherà in terra turca per commemorare l'anniversario del Concilio di Nicea. Poi in Libano la visita alla tomba di san Charbel e la preghiera per le vittime dell'esplosione a Beirut. Ma prima di partire il Papa ha "sistemato" Roma e Cracovia.

