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Islam

I cristiani tornano in Iraq

 

A Erbil le famiglie caldee sono raddoppiate passando da duemila a quattromila e in tutto le famiglie cristiane adesso sono più di ottomila

La popolazione cristiana in Iraq registra qualche piccolo segnale di ripresa dopo anni di crollo demografico accentuatosi nel 2014, anno in cui tanti cristiani hanno lasciato il paese cercando scampo all’Isis, lo Stato Islamico. Da oltre un milione sono scesi a circa 200.000. Lentamente e con esitazione alcuni dei profughi all’estero ritornano a casa. A Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, le famiglie caldee sono raddoppiate, passando da duemila a quattromila e in tutto le famiglie cristiane sono più di ottomila. “Viviamo in una zona abbastanza sicura – spiega monsignor Bashar Matti Warda, arcivescovo di Erbil – inoltre abbiamo accolto nella zona Chiese che non erano presenti prima, tanto che oggi il quartiere cristiano Ankawa accoglie la Chiesa assira, l’eparchia cattolica siriana, l’eparchia siro-ortodossa, la Chiesa armena e la Chiesa latina. Ringraziamo Dio per aver superato i tempi difficili, ma le sfide sono ancora presenti”. Secondo monsignor Warda, per molti la motivazione principale del ritorno in patria e a Erbil in particolare è il pensiero del futuro dei figli. A Erbil la speranza è di poterli allevare in un ambiente davvero cattolico. La diocesi adesso dispone di un ospedale e di 18 istituti scolastici, cinque dei quali nuovi. Come succede anche altrove, le scuole cattoliche sono molto apprezzate per la qualità dell’istruzione impartita e sono quindi frequentate anche da studenti musulmani. Monsignor Warda confida nel fatto che molti iracheni, anche non cristiani, si siano resi conto che “usare la religione o usare la violenza in nome di Dio e della religione è un fatto devastante e che influenza tutti”. Per sottrarsi all’Isis, nel 2014, sono fuggiti oltre a 125.000 cristiani anche tre milioni di musulmani sunniti. Inoltre moltissimi musulmani sciiti sono stati uccisi.