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Borgo Pio
a cura di Stefano Chiappalone

papabile

Giovanni XXIV parla francese

L'arcivescovo di Marsiglia è molto ascoltato da Francesco, che lo scorso anno gli ha concesso la porpora. E i suoi fedeli gli affibbiano un soprannome indicativo...

Borgo Pio 26_09_2023

Figlio di migranti e proprio sui migranti molto ascoltato dal Papa, che lo ha creato cardinale contro ogni aspettativa, e addirittura in ascesa nelle sempre effimere "quotazioni" dei papabili.

Ben pochi conoscevano Jean Marc Aveline fino al recente viaggio «a Marsiglia ma non in Francia» (come il Papa stesso aveva descritto il viaggio appena concluso). Nato nel 1958 in Algeria e poi cresciuto a Marsiglia, è divenuto nel 2019 arcivescovo della sua città e Francesco gli ha concesso la porpora nel concistoro dell'agosto 2022 (mentre in altre sedi, vedi Parigi, non si vede un cardinale dal 2017). «Praticamente una sorpresa per tutti», scrive Franca Giansoldati,  anche se chi lo conosce bene già sapeva che il pontefice da tempo lo interpellava di frequente sul fronte della migrazione». Tema su cui il porporato è «convinto che la sfida migratoria si debba affrontare in modo compatto ma abbandonando la visione irenica e un po' naif del "facciamoli entrare tutti" perchè il fenomeno è talmente sfaccettato e complesso da esigere una risposta articolata e unitaria, senza tralasciare nulla». Aggiungiamo che nel 2020 al presule marsigliese fu affidato il compito di effettuare una "visita fraterna" alla diocesi "troppo vitale" di Frejus-Toulon, dove Roma aveva chiesto di bloccare le ordinazioni.

Aggiungiamo che «la sua impronta bonaria e pragmatica nella laicissima Francia attira consensi, catturando simpatie bipartisan». A completare il profilo, il soprannome con cui è chiamato in diocesi: «lo chiamano bonariamente Giovanni XXIV, forse anche per una certa somiglianza fisica con Papa Roncalli». Proprio quel nome "iconico" con cui papa Francesco un paio di volte aveva evocato, tra il serio e il faceto, un ipotetico successore. Che si riferisse proprio ad Aveline non è dato saperlo. Le «quotazioni» del porporato «nel borsino dei papabili hanno iniziato ad avanzare», scrive la Giansoldati,  «anche se qualcuno fa già notare che a frenare questa eventuale possibilità futura potrebbe essere proprio la sua nazionalità francese»: non si è più visto un Papa francese dai tempi di Avignone. Ma soprattutto, questo pontificato sembra durare ben più dei "delfini" avvistati di volta in volta, destinati a emergere per poi tornare a immergersi.