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CONTROCORRENTE

Elon Musk compra Twitter, per la libertà di espressione

Elon Musk, imprenditore di origine sudafricana e canadese, ha acquistato Twitter, in decadenza da anni, al costo strabiliante di 44 miliardi di dollari. Sul Web si scatena la ribellione dei Vip di sinistra, da Carola Rackete a Severgnini. Perché si rischia la dittatura informatica? Il contrario: Musk promette più libertà. Ed è quel che la sinistra teme.

Economia 27_04_2022
Elon Musk su Twitter

Elon Musk, imprenditore di origine sudafricana e canadese, ha acquistato Twitter, in decadenza da anni, al costo strabiliante di 44 miliardi di dollari. Per Jack Dorsey, co-fondatore del social, si tratta della “scelta giusta”. Forse c’è un po’ di ipocrisia in queste frasi di circostanza, perché la battaglia per l’acquisto è stata lunga e dura. Ma di sicuro, politici, celebrities e influencer della sinistra non l’hanno presa bene.

Carola Rackete, per cominciare, molto nota al pubblico italiano (siciliano in particolare), ha dichiarato, su Twitter, di essere “stanca di Twitter” e di pensare di cancellare il suo profilo, “soprattutto dopo l’acquisto da parte di Elon Musk”. Jameela Jamil, conduttrice televisiva, lancia un’accusa esplicita all’imprenditore: «Con l'acquisto di Twitter, Musk lascerà la piattaforma e la smetterà di essere una minaccia per la società». Addirittura. Amnesty International twitta due sole parole di commento, sull’acquisto del secolo: «Twitter Tossico». Né più né meno.

Parrebbe quasi che l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk sia la premessa di una dittatura informatica. Invece è proprio il contrario. Il miliardario, proprietario di Tesla e di Space X, quindi anche della rete Internet satellitare Starlink, ha specificato che l’acquisto di Twitter serve a rilanciare la libertà di parola. «Ho investito in Twitter dal momento che credo nel suo potenziale di piattaforma per la libertà di espressione in tutto il mondo e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale in una democrazia funzionante». Musk, spiegando meglio cosa intenda, afferma: «Per “libertà di parola”, intendo semplicemente ciò che corrisponde alla legge. Sono contro la censura che va ben oltre la legge. Se le persone vogliono meno libertà di parola, chiederanno al governo di approvare leggi in tal senso. Pertanto, andare oltre la legge è contrario alla volontà del popolo». A dire il vero, è già un concetto debole della libertà di parola (visto che viene fatto dipendere dalla maggioranza del momento), ma è comunque un’affermazione della legalità contro l’arbitrio puro di questi anni.

Il punto è che, per la sinistra culturale odierna, si deve tappare la bocca a produttori di contenuti politicamente scorretti, costi quel che costi. Ad esempio Severgnini, commenta così: «Se free speech però vuol dire libertà di insultare, diffamare, minacciare e mentire (in forma anonima, of course), o di sovvertire la democrazia (come ha provato a fare Trump), allora Twitter non ci interessa più, caro Elon Musk». Da notare: insulto e diffamazione, minaccia e dichiarazione di falso a mezzo stampa, sono già reati e perseguiti dalla legge. L’unica cosa che resta, di questo ragionamento, è negare il diritto di parola a Donald Trump (che per altro è ora un privato cittadino da più di un anno), o a chi si presenta come lui, dalla parte “sbagliata”. Benché non nomini direttamente l'ex presidente, anche il regista Rob Reiner (Stand by me, Harry ti presento Sally, Codice d’onore) chiede di continuare a censurarlo: «Ora che Elon Musk compra Twitter, una domanda per tutti noi: permetterà ad un criminale che ha usato questa piattaforma per mentire e diffondere disinformazione per cercare di rovesciare il governo degli Stati Uniti, di tornare e continuare con la sua attività criminale? Se lo farà, come possiamo combatterlo?».

Donald Trump era stato bannato a vita da Twitter ed è solo l’ultimo esempio dell’autocensura: una censura voluta dal proprietario stesso, senza ordini dallo Stato. Negli anni dell'amministrazione repubblicana, proprio grazie alla prolifica attività di Trump e alla sua capacità di comunicare in modo sintetico, Twitter era finito nel mirino dei giornalisti e della sinistra di tutto il mondo. “Come permetteva” al presidente repubblicano, al tycoon, di comunicare, mandare i suoi messaggi, rintuzzare gli insulti, replicare seccamente agli altri capi di Stato, rimanendo impunito? La mania del “fact checking indipendente” è nata da lì: controllare le affermazioni di Trump e dei suoi sostenitori. La seconda fase è incominciata con la pandemia. A quel punto era considerato “inammissibile” per un social network diffondere informazioni che non fossero conformi alle linee guida, per altro molto mutevoli, dell’Oms e del governo. Infine si è raggiunto un livello ancor più esplicito di autocensura quando si sono svolte le elezioni presidenziali del 2020. Twitter ha bloccato il quotidiano New York Post, quando aveva pubblicato lo scoop delle email di Hunter Biden, il figlio del candidato democratico. Non solo: ha bloccato anche tutti gli utenti che rilanciavano la notizia. Compresa la Casa Bianca ed altri siti istituzionali.

Man mano che Twitter diventava più “responsabile”, la libertà di parola si riduceva al suo interno. La campagna successiva, dopo Trump e dopo il Covid, era già iniziata: in occasione della Giornata della Terra, Twitter aveva annunciato la volontà di bannare tutte le fonti di informazione “contrarie al consenso scientifico” sul cambiamento climatico.

Elon Musk invertirà la tendenza? Di sicuro ne ha tutto l’interesse, oltre che l’intenzione. Interesse economico: tanti utenti di Twitter stanno tornando e l’impennata del valore delle azioni è lì a dimostrare che quella è la direzione giusta. Essendo un “integralista della libertà di espressione”, appare neutrale su tutte le grandi questioni morali. Ma quel poco che dice, rivela un notevole coraggio ad andare controcorrente. Musk, con Tesla, è un grande produttore di auto elettriche. Con il progetto Hyperloop mira a costruire treni talmente veloci da far la concorrenza agli aerei. Ma non è un fondamentalista del cambiamento climatico. In un intervento alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale del 2019 ha dichiarato: «La maggior parte della gente pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l’esplosione. Il crollo». Ha dunque, quantomeno, l’interesse che persone con idee di minoranza possano esprimersi liberamente.