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IL DDL GASPARRI

Diritti al concepito: non è dinamite, ma un compromesso

Il neo vicepresidente del Senato Gasparri ripropone il disegno di legge sui diritti del concepito alla memoria di Carlo Casini del MpV. La Sinistra strepita come se fosse dinamite contro la 194. In realtà è un compromesso. Che però può fare bene nel cominciare ad affermare maggiori tutele legislative nei confronti del nascituro. 

Vita e bioetica 20_10_2022

Gasparri ci riprova. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha depositato il 13 ottobre scorso al Senato un disegno di legge dal titolo «Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito». Non era la prima volta che lo presentava. Ed infatti, come riporta il Corsera, il senatore di FI ha dichiarato: «L’ho presentato ad ogni avvio di legislatura negli ultimi anni, è un lascito morale di Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita». Tanto debitore di Carlo Casini che il suo Ddl è la riproposizione di un Ddl voluto dal Movimento per la Vita nel 1995.

Il nostro ordinamento giuridico è ambiguo in merito alla questione se il nascituro sia o non sia soggetto di diritto: da una parte abbiamo l’art. 1 del Codice civile che assegna soggettività giuridica solo al nato e su altro fronte una serie di norme che invece assegnano soggettività giuridica al nascituro (qui una nostra analisi). Gasparri vuole eliminare queste incertezze e riscrivere l’art. 1 nel modo seguente: “L’articolo 1 del codice civile è sostituito dal seguente: ‘Art. 1 (Capacità giuridica). 1. Ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento. 2. I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita’ ".

L’ultima volta che Gasparri ha presentato questo disegno di legge è stato nel novembre del 2021. In quell’occasione da queste colonne avevamo commentato il testo del Ddl appuntandone luci ed ombre, ma alla fine lo abbiamo giudicato come un lodevole tentativo di rimettere in discussione la legge 194 e la legge 40 sulla fecondazione artificiale. Allora i media avevano snobbato Gasparri, non dando quasi nessuno spazio alla sua proposta, perché al governo c’era Draghi & Co. e quindi l’uscita del senatore di FI poteva essere derubricata come una proposta di colore, un nostalgico tentativo di far tornare i tempi che furono, quando non c’era ancora la 194. Si sapeva dunque che era una Ddl innocuo, senza zanne o artigli, che sarebbe finito nel cestino della prima commissione parlamentare che lo avrebbe esaminato, così come era accaduto nel passato.

Ora invece la musica è cambiata, pur essendo la ratio del Ddl la medesima di sempre. Adesso Gasparri, senatore della coalizione vincente, è il nemico numero 2 dei diritti civili (il nemico numero 1 è la Meloni) e dunque i media si sono infiammati. In più da ieri è anche vicepresidente del Senato. Con il centro destra vincitore – così si argomenta – questo Ddl può diventare legge e se diventa legge potrebbe mettere in soffitta la legge 194. Infatti se il concepito diventa soggetto di diritto, ossia persona per lo Stato, di certo non lo puoi uccidere con l’aborto. E quindi buonanotte alle affermazioni rassicuranti della Meloni la quale più volte aveva dichiarato che non avrebbe toccato la 194. Naturalmente nemmeno i sinistrosi più convinti credono a questa narrazione, però è bene venderla in Tv e sui giornali tanto per screditare il nuovo governo. Insomma, un uso strumentale del Ddl per fini politici.

Ecco dunque arrivare a tempo di record le plurime uscite scomposte dell’intellighentia di sinistra. La capogruppo dem al Senato Simona Malpezzi: «Questa è la destra che ha a cuore la libertà delle donne, la destra che dice che non toccherà la 194. Inaudito». La senatrice del Pd Valeria Valente: «Il disegno di legge del senatore Gasparri ha un solo scopo: minare alla radice la legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Si svelano dunque le promesse da mercante di Giorgia Meloni. Non serve abrogare o modificare la legge sull’aborto, basta approvare il disegno di legge di FI e riconoscere il diritto alla vita del nascituro per vietare nei fatti la possibilità di abortire. Il contenuto di questo Ddl è gravissimo e rivela una volta per tutte, purtroppo per noi, la visione della destra della maternità e della libertà e dei diritti delle donne». Sandra Zampa, della segreteria Pd, ha bollato la proposta targata Gasparri come “una battaglia medioevale”. Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa considera questo Ddl come «il primo tentativo di abbattere le conquiste di questi anni».

Per la verità Gasparri, al pari della Meloni, non vuole abrogare o rendere non effettiva la 194. Infatti, nella introduzione dell’ultimo Ddl presentato a novembre 2021 si poteva leggere questo ossimoro: “La posizione di taluni sostenitori della legge 194 suppone la compatibilità del riconoscimento della soggettività dell’embrione con una politica di depenalizzazione dell’aborto”. Tradotto significa questo: se passerà questo Ddl, l’aborto non sarà considerato un bene giuridico perché il bambino nel ventre della madre sarà una persona per lo Stato, ma se ricorrerai all’aborto nulla ti accadrà, proprio perché, secondo la legge 194, l’aborto non è un reato.

Dunque, nonostante la palese contraddizione in termini, si vuole tenere in piedi sia la soggettività giuridica del concepito che la legge 194 perché Gasparri è cosciente che ad oggi è politicamente impossibile abrogare la 194, ma possibile eroderne l’applicazione.

E, dunque, come interpretare alla fine questa proposta? La corretta chiave interpretativa, di carattere non giuridico ma politico, viene dallo stesso Gasparri: «Non mi illudo che si approvi il Ddl, ma almeno che si apra una discussione. Il mio punto di caduta realistico è arrivare a una totale applicazione della legge 194. Insomma, auspico un punto di caduta intermedio. Ho tirato un sasso nello stagno, parliamone, discutiamo... Il Parlamento deve essere la sede del confronto». È esattamente la posizione della Meloni: non tocchiamo la 194, anzi applichiamola integralmente, quindi anche in quelle parti dove si individuano soluzioni alternative all’aborto (ma le soluzioni alternative rimangono sulla carta per stessa volontà della 194: qui un approfondimento). Ecco perché questo Ddl può essere ben digerito dal futuro premier.

La strategia probabilmente è quella massimalista: qualifichiamo il concepito come soggetto di diritto e qualche risultato porteremo a casa. Se il concepito è soggetto di diritto e dato che non possiamo abrogare la 194, perlomeno gli avversari politici ci concederanno di discuterne alcuni suoi aspetti applicativi, ad esempio quelli attinenti a maggiori tutele nei confronti del nascituro, in primis la possibilità di suggerire alle donne percorsi diversi da quelli abortivi. Insomma, una proposta, quella di Gasparri, che formalmente appare radicale, dinamitarda, ma sostanzialmente, nei fatti, è compromissoria. Ma, si sa, per la cultura levantina nessun compromesso si può fare sulla 194.