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PORNO SDOGANATO

Da mamma Rai un'oscena beatificazione di Siffredi

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La trasmissione di Diaco, BellaMa', regala al pomeriggio un'ora di palcoscenico a Rocco Siffredi in versione maestro di vita. Una disgustosa pantomima che promuove la pornografia. In vigilanza Rai tutto bene? 

Editoriali 13_09_2023

«Un papà, un marito, una persona straordinaria (al di là del suo lavoro)». Su Rai 2 va in scena la più colossale e sudicia beatificazione di un pornodivo che la tv pubblica abbia mai conosciuto. Continua inarrestabile, con la complicità della televisione di Stato pagata con la bolletta della luce lo sdoganamento pubblico di Rocco Siffredi, da personaggio proibito a stallone della porta accanto.

Questa volta, a offrire al re dell’hard una platea inimmaginabile a qualunque attore di cinema, che so, un Favino, è la trasmissione BellaMa', condotta da Pierluigi Diaco (Guarda QUI la puntata). Un triste e preconfezionato talent intergenerazionale con una fasulla gara tra boomer e Generazione Z. Una paccottiglia condotta dal campioncino della fluidità amichevole che per il debutto del suo format stagionale ha deciso di puntare sul personaggio del momento: il Siffredi superstar, il “consulente” in pectore del ministro della Famiglia, l’uomo che da solo, inascoltato, denuncia i pericoli della pornografia libera, quella gratis, per intenderci, cioè quella nella quale gli introiti non vanno a lui.

E con questa presentazione Siffredi ha fatto il suo ingresso nello studio acclamato come una star di ritorno dall’Oscar.

Diaco, che Wikipedia definisce giornalista anche se dal giornalismo è lontano tanto quanto la Voyager 1 è distante dalla terra (a oggi fanno su per giù 25 miliardi di km), introduce Siffredi con la più classica delle leccate di deretano, degna di un vero mastino dell’informazione.

«Ecco a voi un personaggio amatissimo (da chi? ndr) e conosciutissimo che a dispetto del suo mestiere è un padre e un marito, una persona abituata a parlare con i giovani». A dispetto del suo mestiere, che è quello di attore pornografico, regista e produttore nel campo dell’hard, peccato che non venga detto. Cioè uno che per fare soldi utilizza il suo corpo e quello delle donne per eccitare migliaia di maschietti e qualche femminuccia a masturbarsi davanti ai suoi film. Perché questa è la pornografia, ma questa è la definizione che non troverete nella puntata di BellaMa' di lunedì. Anzi, per la verità non troverete nemmeno la parola “porno”, che compare solo una volta, di sfuggita, quasi sgusciata fuori dalle mutande dell’ipocrisia del politicamente corretto, che sdogana la pornografia senza mai nominarla una volta.

Perché per tutto il resto è un fiorire di meravigliose iperboli sulla sessualità, sul sentimento, sull’amore vero.

Siffredi viene introdotto con un video a cura della produzione. Partono le immagini di Rocco che amoreggia, con sottofondo di musica sensuale. «Padre, uomo, figlio e lavoratore, la mamma lo sogna prete, entra in Marina, lavora in un ristorante, fa il modello prima di coronare il suo sogno». Insomma, il classico self made man, la realizzazione del sogno italiano di fare carriera realizzando il desiderio più grande. Che nel suo caso è quello di utilizzare il suo membro per dare piacere non alle donne sue complici attrici, ma ai fruitori della pornografia, che è un business davvero remunerativo. E che però produce ricadute mostruose sulla psiche dei suoi fruitori, ma questo non si può dire.

Il resto è una disgustosa parata celebrativa. Diaco lo definisce «amico, mi fido di lui», e giù applausi; lui guarda la pianista – carina - e le fa i complimenti, poi dice di aver fatto 30 anni di matrimonio, e giù ancora applausi; Lui, poverino, non ha fatto le vacanze per stare con la famiglia... e scattano applausi a gogò; Diaco che gli chiede quali sono i valori della famiglia «anzi delle famiglie perché come sai ce ne sono di tanti tipi di famiglie», e lui dice che «mia moglie l’ho sempre vista come una vera donna italiana». E qui, indovinate? Applausi scroscianti.

Applausi e ancora applausi quando dice che di amici ne ha pochi «perché l’amicizia è una cosa seria», e battimani quando cita commovendosi il cugino morto, che lavorava con lui nel campo della pornografia. Anche se pornografia non si dice, si dice solo che lasciò il lavoro sicuro in banca per lavorare con lui. Comunque, per non sbagliare, applausi anche qui.

C’è spazio per il dolore e la fede: «Non frequento la Chiesa – e ti pareva -, ma prego Dio senza frequentare la Chiesa – aridaie -, il mio modo di vivere la fede è importante». E come no...

Poi inizia a parlare con la gente in studio. Diaco ricorda che Siffredi ha avviato un dialogo con il ministro Eugenia Roccella a causa della violenza sulle donne... senza dire ovviamente che il porno è intrinsecamente, ontologicamente e fisiologicamente violenza allo stato puro immessa sotto forma di immagini.

E lì, tra Generazione z e boomer è tutta una gara a chi lo adora di più. Qua e là si fanno battutine allusive al sesso, ma roba da oratorio. Però Diaco si sdilinquisce come Filini e Calboni davanti al megadirettore, quando dopo aver risposto a una giovane concorrente esclama: «Che bella risposta».

C’è Eli, 19 anni, che dice che «Rocco non è i film che fa» e il concorrente boomer già cinquantenne che si dichiara un fan con la moglie a fargli da spalla (nientemeno!) e gli ricorda di quando Siffredi gli concesse l’autografo. Diaco in versione Coppa Cobram gongola: «Guardate com’è disponibile».

La parola porno compare per la prima volta al minuto 27. Gli chiedono che cosa abbia portato il suo lavoro. Risposta: «In 40 anni di carriera ho accompagnato tante generazioni, gente che mi diceva: Rocco l’ho visto fare da te e mi hai cambiato la vita. A qualcuno è servito. So di single ai quali ho dato felicità». Un apostolo, un santo.

Finalmente Diaco parla del dialogo con la Roccella, ma subito parte la difesa d’ufficio: «Il porno ti fa vedere immagini, è tutto romanzato, chi lo fa sa come lo fa e poi noi rispecchiamo una sessualità che è quella che vogliono vedere». Della serie: noi fingiamo, che colpa ne abbiamo se la gente cerca la perversione. E poi comunque esiste una pornografia cattiva, quella gratis e una pornografia buona, la mia.

Non poteva mancare infatti l’accusa ai siti gratis, contro i quali concentrare le sue intemerate: «Io dico che i siti porno free non rispettano la libertà, sono 15 anni che lo dico». Lui invece, che coi suoi film ha contribuito a inchiodare al demone della pornografia generazioni di persone sì che è libero.

Parte un appello a insegnare la sessualità nelle scuole. E Siffredi sale in cattedra: «Noi non parliamo di sentimenti, ma bisogna educare ai sentimenti, però non continuiamo a dire che il porno è il demonio, il problema va governato». Come? «Ci vuole un’educazione sentimentale, un’educazione digitale... non mi metterei a spiegare le posizioni». Diaco estasiato va in solluchero.

Silverio gli chiede qual è il fallimento che teme nella vita. «Perdere la famiglia». Fragorosi applausi; Marisa domanda se come papà è permissivo o severo. «Sono permissivo perché mi sento in colpa». Applausometro alle stelle.

Manuel, 18 anni appena compiuti, allure da poeta crepuscolare: «Vedo in te una certa sensibilità, hai mai avuto un momento in cui ti sei sentito a disagio col tuo corpo?». Risposta: «Mi sono sempre chiesto se quello che facevo era utile alla società». Immancabili - congiuntivo a parte – e puntuali torrenziali applausi.

C’è chi gli chiede come sia uscito dalla dipendenza dal sesso. «L’amore della famiglia», ovviamente. E poi il gran finale. Diaco lo invita a fare un appello ai giovani. E lui, versione Tagore parte col pippone a non seguire le sue orme perché «certi lavori li possono fare solo i professionisti, quindi non imitateci». Applausi. E sipario.

Ma sipario anche sulla decenza. Con la puntata di lunedì, la tv pubblica regala al pornodivo una tribuna formidabile per introdurre la pornografia nei salotti pomeridiani degli italiani, con la leggerezza del cazzeggio di trasmissioni di intrattenimento, senza la pretesa di voler insegnare nulla, ma con il ghigno di inculcare a tutti, grandi e piccini, il nuovo corso che si vuole intraprendere: sdoganare la pornografia come qualcosa che, se adeguatamente maneggiata, è cosa buona e giusta.

C’è per caso qualcuno in vigilanza Rai che ha voglia di guardarci dentro?