Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
Migrazioni
a cura di Anna Bono
Cittadinanza

Contestata in India la legge sulla cittadinanza alle minoranze religiose perseguitate

Suscita proteste la legge che facilita la naturalizzazione dei cittadini originari di Pakistan, Afghanistan e Bangladesh appartenenti a minoranze perseguitate a esclusione dei musulmani

Migrazioni 16_12_2019

 

Il 12 dicembre in India è entrata in vigore una legge, la Citizenship Amendment Bill, che rende più facile ottenere la naturalizzazione alle minoranze religiose perseguitate in tre stati confinanti, Pakistan, Afghanistan e Bangladesh (a maggioranza musulmana), a condizione che i richiedenti dimostrino di vivere in India almeno dal 2015. Vale per indù, buddisti, cristiani, giainisti, sikh, parsi fuggiti per sottrarsi a persecuzione e violenza. La legge – rinominata “anti-musulmani – ha suscitato proteste, sono stati organizzati cortei e manifestazioni in decine di città soprattutto dell’India settentrionale e orientale. I portavoce delle proteste sostengono che viola i principi costituzionali perché esclude i musulmani. Farebbe parte, dicono, di un piano per la marginalizzazione dei musulmani (poco più del 14% della popolazione). Il governo nega che si vogliano discriminare i musulmani e replica che non sono stati inclusi perché nei tre stati considerati non sono una minoranza e quindi non hanno bisogno di ottenere protezione in India. Invece, contestano i manifestanti, in Pakistan, Afghanistan e Bangladesh l’Islam è sunnita e le minoranze, ad esempio sciite e ahmadi, sono anch’esse perseguitate. Scontri tra dimostranti e forze dell’ordine si sono verificati dove le proteste hanno assunto forma violenta con atti vandalici e blocco del traffico. La polizia ha usato gas lacrimogeni e ha proceduto al fermo di decine di persone, poi tutte rilasciate. Il Consiglio Onu per i diritti umani ha espresso preoccupazione ritenendo che legge sia effettivamente discriminatoria. Nell’Assam invece le proteste hanno altre motivazioni. I manifestanti chiedono la revoca della legge perché prevedono una invasione di immigrati non musulmani provenienti dal vicino Bangladesh. Affermano che gli immigrati toglieranno agli autoctoni terra e lavoro. Temono inoltre di esserne demograficamente e culturalmente sovrastati.