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L'AGENDA DI ABU DHABI

Come cambiano le visite papali

Il viaggio apostolico di Papa Francesco in Bahrein, appena annunciato, sembra ricalcare quello compiuto recentemente in Kazakistan. Al centro dialogo e coesistenza, con il pontefice che assume il ruolo di relatore in congressi da cui, peraltro, rischia di passare (al di là delle intenzioni) un messaggio relativista più che apostolico.

Ecclesia 08_10_2022

Due viaggi nel giro di pochi mesi accomunati dallo stesso filo conduttore: il dialogo. A settembre il pontefice si era recato in Kazakistan per l’apertura del “VII Congress of Leaders of World and traditional Religions”. Giovedì è stato annunciato un nuovo viaggio apostolico che si svolgerà dal 3 al 6 novembre in Bahrein in occasione del in occasione del “Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence”. Il tema e l’evento principale di entrambi i viaggi segnano qualche differenza rispetto alla media dei viaggi apostolici, che generalmente – come dice il nome stesso – hanno un obiettivo, appunto, apostolico: ovunque vada, il Papa si reca a compiere il mandato di  «annunciare il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15) e – compito specifico del successore di Pietro – «confermare nella fede i fratelli» (Lc 22,32).

Compito ulteriormente agevolato dai voli in epoca contemporanea, che hanno visto sempre più spesso i pontefici a bordo degli aerei, a partire dal 1964 quando San Paolo VI andò pellegrino in Terra Santa, là dove tutto era iniziato. Papa Luciani non ne ebbe il tempo, ma il suo successore, come è noto, fu un viaggiatore infaticabile, certamente favorito dall’età relativamente giovane – 58 anni – in cui fu eletto al soglio di Pietro. Specie nei primi anni di pontificato il pontefice “volante” destava sorpresa in alcuni e ironia in altri che avevano preso a soprannominarlo “Giovanni Paolo fuori le Mura”. E pur eletti in età più avanzata, sia Benedetto che Francesco, hanno continuato a prendere aerei. Inoltre, che visiti Paesi cristiani o non cristiani, parlamenti e sedi istituzionali, (per esempio, l’Onu o il Parlamento europeo) il Papa ci va… da Papa. È un po’ inusuale che vada a fare da relatore, sia pure principale, a un convegno.

Alcuni recenti viaggi di Papa Francesco sembrano però rientrare in ruolo differente con differenti obiettivi. Per esempio ad Assisi, dove il 24 settembre si è recato per l’evento Economy of Francesco (non è chiaro se si tratti del santo di Assisi o del Santo Padre o di entrambi), incentrato sulla lettura e la firma di un Patto per l’economia dei giovani con il Papa, ispirato soprattutto all’enciclica Laudato si’ e alle consuete parole chiave su lavoro dignitoso, lotta all’inquinamento, no alla cultura dello scarto e così via. Visita inconsueta per un pontefice, perché il tema dell’economia era non solo prevalente, ma unico. Totalmente assente nel programma qualsiasi momento di preghiera.

I viaggi in Kazakistan e Bahrein sono esplicitamente ispirati all’“agenda” di Abu Dhabi.  In entrambi i casi è immediato il richiamo al documento «sulla fratellanza umana per la pace e la convivenza comune», firmato da Francesco e dal Grande Imam nel 2019. «La visita del Papa in Bahrein è una prosecuzione del cammino già iniziato ad Abu Dhabi», ha dichiarato mons. Paul Hinder, già vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Documento, peraltro, non esente da controversie, specie per il passaggio relativo alla pluralità delle religioni frutto di «una sapiente volontà divina».

Nei tre giorni in Bahrein alla minuscola comunità cattolica saranno dedicati tre eventi: la Santa Messa del sabato mattina (non quella festiva, che evidentemente il Papa celebrerà in privato), l’incontro con i giovani nel pomeriggio e un incontro di preghiera con vescovi, seminaristi e operatori pastorali la domenica. Il venerdì sera una “via di mezzo”, cioè l’incontro di preghiera ecumenica in cattedrale. La partecipazione al “Forum for Dialogue” sarà dunque il cuore del viaggio apostolico, come emerge sin dal programma, oltre agli incontri con le autorità politiche e con il Grande Imam.

In questo caso sembra piuttosto la minoranza cattolica a trovarsi a latere degli eventi centrali costituiti dal congresso e dai vari incontri “extra-cattolici”. Certo, non si è più ripetuta la gaffe della “doppia visita” a Caserta nel luglio 2014, inizialmente programmata solo per un incontro “privato” con il pastore protestante Giovanni Traettino e la sua comunità, salvo scoprire che a Caserta ci sono anche… i cattolici! I quali giustamente non capivano perché il Papa andasse nella loro città senza visitarli e fu così che dovette andare due volte in pochi giorni nello stesso luogo, sabato 26 e lunedì 28, per visitare entrambe le confessioni, quella dell’amico pastore e quella di cui egli stesso è il Capo visibile.

C’è un ultimo aspetto che aiuta a comprendere l'importanza attribuita a questi viaggi (recenti e programmati). Ingravescente aetate, ma soprattutto per le difficoltà di deambulazione, il Santo Padre ha dovuto progressivamente “ridurre il carico”: per esempio, rinunciando nello scorso luglio  al viaggio in Congo, e anche in San Pietro generalmente si limita a presiedere le funzioni, senza poterle celebrare interamente. Dunque, partecipare a questi convegni nonostante le difficoltà è evidentemente considerato prioritario: e sia lecito allora sollevare qualche rispettosa perplessità, pro opportunitate, sul rischio insito in questo tipo di eventi, cioè che  – come già accaduto e a prescindere dalle intenzioni – la stragrande maggioranza finisca per vedere il dialogo senza la missione e capire una cosa sola: che in fondo una religione vale l'altra.