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INTERVISTA / SUOR LEUNG

Cina-Vaticano: un accordo che non ferma la persecuzione

L'ombra di un giro di vite del regime cinese grava sul terzo mandato di Xi Jinping, in concomitanza con il rinnovo dell'accordo tra la Repubblica Popolare e la Santa Sede (e con il processo al cardinal Zen). Suor Beatrice Leung, residente a Taiwan, parla delle principali preoccupazioni, specie sul piano della libertà religiosa.

Ecclesia 29_10_2022

Questa settimana si è riaperto ad Hong Kong il processo al cardinale Joseph Zen Ze-kiun. Giusto pochi giorni dopo l'ufficializzazione della proroga dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese. La notizia del prolungamento, data per scontata dopo le parole pronunciate dal Papa nell'intervista all'agenzia Reuters dello scorso luglio, è arrivata in contemporanea con la chiusura del XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese da cui Xi Jingping è uscito ulteriormente rafforzato. Il timore è che il terzo mandato del leader più potente e longevo dai tempi di Mao Zedong potrebbe essere all'insegna di un ulteriore consolidamento del controllo interno e di una maggiore aggressività a livello internazionale. Preoccupazioni che sembrano sollevare più di un'ombra sulla firma del rinnovo dell'Accordo sulla nomina dei vescovi, in particolare per tutto ciò che riguarda il rispetto della libertà religiosa. Di questo, e non solo, abbiamo parlato con la professoressa Beatrice Leung, suora della congregazione del Preziosissimo Sangue residente a Taiwan e massima esperta di storia del cattolicesimo nei territori della Grande Cina e di relazioni sino-vaticane su cui ha scritto numerosi libri.

Suor Leung, al di là delle dichiarazioni ufficiali, com’è stata accolta a Taiwan la notizia del rinnovo biennale dell’Accordo Provvisorio?
Il governo di Taipei è stato molto attento allo sviluppo delle relazioni sino-vaticane. Il precedente vicepresidente, il professor Chen Chien jen, è un pio cattolico e, quando si è rivelato necessario, è stato inviato in Vaticano dal presidente Tsai in Vaticano e lì si è confrontato con i funzionari della Santa Sede.

Ma davvero l’Accordo riguarda soltanto aspetti pastorali e non tocca questioni politiche o diplomatiche?
In apparenza tratta solo della nomina dei vescovi, ma la Repubblica Popolare Cinese è uno stato orientato alla politica. Dunque, la questione pastorale della nomina dei vescovi è una considerazione politica per Pechino.

Pensa che prima o poi verrà aperta una nunziatura apostolica a Pechino? E questo in che modo inciderà nelle relazioni bilaterali tra Santa Sede e Taipei?
Il Vaticano vorrebbe avere una nunziatura apostolica a Pechino, ma alla Repubblica Popolare Cinese non piace questa idea, in particolare XI Jingping considera la sicurezza ideologica come parte della sicurezza nazionale. Nel suo discorso politico al XX Congresso del Partito ha annunciato un controllo molto severo su ogni aspetto della vita in Cina sotto la sua guida. Con il riavvicinamento delle relazioni diplomatiche sino-vaticane, il Vaticano intende avere un normale sviluppo della vita ecclesiale in Cina con una certa libertà religiosa. Ma questo non è congeniale a Pechino! Quindi c'è ancora molta strada da fare per avere la nunziatura apostolica a Pechino..
Da quando, di recente, Taiwan è stata elevata allo status di quasi-Stato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, e la guerra dello Stretto di Taiwan si profila all'orizzonte, ci sono molti fattori che portano al cambiamento dello status di Taiwan nella comunità internazionale; le relazioni Taiwan-Vaticano saranno consequenziali a ciò.

Qual è la situazione in fatto di libertà religiosa in Cina a quattro anni dalla firma dell’Accordo Provvisorio? E come potrebbe cambiare la vita della comunità cattolica cinese nell’era del terzo mandato di Xi Jinping?
Quando Xi Jinping ha posto l'accento sulla sicurezza come priorità della sua amministrazione, la sicurezza ideologica ha assunto il livello di sicurezza nazionale. Quattro anni dopo la firma dell'Accordo è proseguito lo stretto controllo e la sinizzazione delle religioni continua, implicando che la Chiesa cattolica debba essere controllata dall’ateo partito comunista. Come può un cattolico cinese condurre una vita migliore di prima? I quadri religiosi hanno sostenuto l'accordo per spingere il clero clandestino a venire allo scoperto registrandosi come da richiesta del Partito. Ma l’abbattimento di simboli religiosi come la croce sulla parte superiore delle case e gli edifici della Chiesa sotterranea è rimasto frequente.

L’esatto contenuto dell’Accordo continua a rimanere segreto. Pensa che la segretezza del testo possa essere un vantaggio o sarebbe più utile condividerlo almeno con gli amministratori delle diocesi?
Sospetto che la segretezza del testo sia nell'interesse della Repubblica Popolare Cinese/Partito comunista, non della Chiesa cattolica.

Quanto è davvero efficace il veto che dovrebbe essere stato riconosciuto al Papa sulla nomina di vescovi ritenuti non degni?
Il “potere di veto del Papa” alla fine si trasformerebbe in "nessun potere del Papa" nel contesto della cultura politica cinese. Recentemente, da quando la Cina è entrata a far parte dell'Organizzazione mondiale del commercio, è stata sempre più incline a interpretare qualsiasi accordo e dichiarazione legale internazionale secondo il proprio interesse, come ad esempio nel caso dell’accordo sino-britannico su Hong Kong. Sarebbe troppo facile per il Partito comunista scrivere un rapporto per spingere il Papa a concordare con la scelta del governo, anche se il mondo intero sapesse già che il candidato vescovo è indegno.

Ritiene che il rinnovo biennale dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese possa avere qualche effetto sull’andamento del processo al cardinale Zen ad Hong Kong?
Lo stesso Vaticano non ha mostrato alcun sostegno al cardinale Zen nel processo che lo riguarda, con l’eccezione dell’ex prefetto di Propaganda Fide, il cardinale Fernando Filoni che aveva trascorso alcuni anni ad Hong Kong occupandosi della missione in Cina e che conosce bene il Pcc. Anche alcuni cardinali che non sono di stanza in Vaticano hanno mostrato il loro sostegno. Il governo di Hong Kong aveva preventivamente comunicato al pubblico che il cardinale Zen e altri quattro attivisti non sarebbero stati accusati di violazione della legge sulla sicurezza nazionale, ma l’accusa sarebbe stata declassata ad illecito amministrativo per aver gestito un'associazione non registrata. Quindi l'accusa richiederebbe solo una sanzione pecuniaria ma nessuna reclusione. Questo è successo perché una volta diffusa la notizia dell'arresto del cardinale, le comunità internazionali occidentali sono state infastidite dal fatto che Pechino abbia accusato un ecclesiastico di alto rango di 90 anni solo per aver aiutato una fondazione che fornisce assistenza finanziaria ai democratici detenuti e alle loro famiglie. Ma anche soltanto processare un cardinale che per protocollo è un collaboratore del Papa, il capo di uno Stato, la Santa Sede dovrebbe rappresentare un caso serio nella diplomazia internazionale: è la prima volta che un caso simile avviene nella comunità internazionale dalla Seconda Guerra Mondiale. L'arresto di un cardinale sembra riflettere che il nuovo capo dell'esecutivo di Hong Kong Lee Ka Chiu ha dimenticato il protocollo internazionale.