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LA BUSSOLA NEL MIRINO DI BUTAC

Bimbi e sesso: smascheriamo le bufale degli anti-bufale

Il sedicente anti-bufale Butac.it ci accusa per l'articolo sulla ministra spagnola Montero e i diritti sessuali dei bambini: «Si riferiva agli adolescenti, non ai bambini». Ma è una bugia. Qui spieghiamo perché e come questi finti indipendenti siti anti fake news in realtà non facciano giornalismo, ma perseguano scopi politici. La pedofilia? C'entra perché riconoscere ai bambini il diritto alla sessualità li espone agli orchi, i quali non aspettano altro che trovare piccole vittime consensuali e ipersessualizzate. 
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Educazione 28_09_2022

Le bufale degli anti-bufale. Duro è il mestiere del debunker, il cosiddetto cacciatore di fake news, soprattutto se non si mastica la lingua straniera.

Il sito butac.it ci onora della sua attenzione dedicandoci l’apertura del sito per l’articolo dedicato al ministro spagnolo Irene Montero e alle sue parole sul diritto alla sessualità dei bambini. Sul caso – e soprattutto sull’analisi del linguaggio utilizzato dalla pasionaria spagnola che la avvicina al linguaggio delle lobby pedofile – rimandiamo all’intervista che la Bussola ha fatto a don Fortunato Di Noto, vera e propria autorità nello smascherare i pedofili.

Qui tocca occuparci di una questione che ci coinvolge nostro malgrado, visto che il sito afferma che il nostro articolo è in realtà una fake news. Secondo Butac, infatti, la Montero nel suo discorso stava parlando di bambini («los niños e las niñas»), ma in realtà intendeva riferirsi agli adolescenti di 16-17 anni che avrebbero diritto – in sostanza – a decidere con chi andare a letto. Lo hanno persino scritto: «Noi traduciamo niños con bambini e subito pensiamo che la ministra stia parlando dei bambini piccoli, ma Montero, secondo i quotidiani spagnoli, stava facendo specifico riferimento ai giovani in generale, sotto ai 18 anni, con un occhio di riguardo a quelli tra i 16 e i 18, che sono quelli per cui si parla di “età del consenso” in Spagna».

Ebbene. Non è vero, è una balla colossale che la Montero in quel momento si stesse riferendo agli adolescenti. E qui spieghiamo perché, toccandoci in sorte di dover fare i debunker dei debunker.

Ecco come nasce l’affaire Montero.

Non è necessario chiedere all’Istituto Cervantes di Madrid per avere conferma, ma è inequivocabile che la parola niño e il suo femminile niña significhino bambino e bambina e mai adolescente o ragazzo. Basta chiedere a un qualunque ispanofono (cosa che la Bussola ha fatto avendo nella sua redazione ben due madrelingua) oppure in assenza affidarsi a un buon dizionario, strumento che per fare il debunker evidentemente non è richiesto.

Del resto, se la Montero avesse pensato davvero al consenso sessuale degli adolescenti, avrebbe potuto utilizzare molte altre parole come chicos, jovenes, menores o addirittura adolescentes. Invece ha utilizzato niños, quindi tutti, in Spagna, ma anche qui in Italia hanno pensato a bambini e bambine. Insomma: mai e poi mai nel dire niños si intendono i ragazzi in età postpuberale.

Per provare a smentirci Butac non fa una gran fatica, ma si affida ai giornali spagnoli dimostrando così di non sapere neanche come si fa il cosiddetto fact checking, visto che bisognerebbe andare alla fonte delle notizie, non a quella giornalistica che è pur sempre una fonte mediata.

Ma i media spagnoli hanno ciurlato nel manico. Infatti, il giornale El Diario, citato dagli anti-bufale di casa nostra come esegeta della ministra, utilizza la parola jovenes per ben due volte, sia nell’articolo che nel titolo e così facendo cambia tutta la prospettiva delle parole della Montero. Peccato che lei non abbia mai parlato di giovani, ma di bambini.

Ma come stanno le cose? Questo è il video integrale della commissione parlamentare. Si parla di diritto delle donne ad abortire senza il consenso dei genitori. La deputata Lourdes Mendez Monasterio (Vox) si rivolge con toni severi alla ministra in audizione su varie questioni, dalla legge sulla disforia di genere (la ley trans) all’aborto per le donne senza consenso dei genitori. Risponde la Montero che parla sempre del diritto delle donne («mujeres») ad abortire e tesse un gran elogio dell’aborto libero come diritto a decidere della propria vita.

Poi allarga il campo (minuto 09.30 e seguenti): «E questo limita l’esercizio di molti altri diritti. L’esercizio dei diritti sessuali riproduttivi, non solo l’interruzione volontaria della gravidanza, ma per parlare di educazione sessuale, per esempio, che è un diritto dei bambini e delle bambine, indipendentemente dalle famiglie, tutti hanno diritto di conoscere il proprio corpo, di sapere che nessun adulto può toccare il loro corpo se loro stessi non vogliono e di sapere che questa è una forma di violenza. I bambini hanno il diritto di conoscere che possono amare o avere relazioni sessuali con chi gli pare e piace, purché basate sul consenso e questi sono diritti che devono essere riconosciuti solo che a voi (riferita al PP e a Vox ndr) non piacciono i diritti: riconoscetelo, a voi piacciono altri modelli di società che non si basano sui diritti».

Dunque, la Montero non stava parlando di legge sull’abbassamento del consenso ma di diritti sessuali da trasmettere come educazione forzata ai bambini. Non è vero che in quel momento si stesse riferendo a degli adolescenti, ma stava proprio dicendo che i bambini hanno diritto a una vita sessuale regolarmente impartita dallo Stato.

A conferma di ciò, c’è da notare – e Butac non se n’è accorta – che il giorno dopo, incalzata dai giornalisti, la Montero definisce l’attacco di Vox «vergognoso» e ribadisce la frase sull’educazione sessuale dei bambini, ma aggiunge un significativo «in futuro» sperando di correggere in corner la rotta del suo ragionamento. «I bambini hanno diritto a un’educazione sessuale, che gli permetta in un futuro di vivere la sessualità e le relazioni affettive» (dal minuto 1.05). 

Una correzione in corsa per provare a coprire l'espressione grave e pericolosa del giorno prima, ma che di fatto svela la pericolosità del suo ragionamento: c’è una sessualità a cui i bambini devono avere accesso. Questo è un diritto sacrosanto, dato dallo Stato, mentre è una bestemmia per tanti altri che hanno una visione naturale della sessualità e dell’infanzia.

Che cosa c'entra la pedofilia? C'entra eccome, perché riconoscere a un bambino il diritto di avere desideri sessuali con chi gli pare e piace, apre all'interesse dei pedofili, i quali non vedono l'ora di impossessarsi del fragile consenso delle loro piccole vittime già ipersessualizzate dalla coercizione educativa dello Stato e gonfiate di desideri sessuali innaturali all'età in cui i bambini vengono chiamati appunto bambini. 

Infine, un chiarimento. In nome e per conto di chi si fa questa operazione di fact checking? Non certo in nome della democrazia e della libertà di informazione. La conclusione di Butac, infatti, trasuda un interesse ben chiaro ad abbassare l’età del consenso nei minorenni e quindi non è per nulla imparziale come vuole apparire. Ma questa si chiama politica, non è giornalismo, come ormai si è capito che fanno tutti i debunker millantatori di indipendenza e libertà.