Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
GUERRA IN UCRAINA

Bakhmut in mano russa, dal G7 coro unanime: no a negoziati

Ascolta la versione audio dell'articolo

Malgrado le confuse smentite ucraine, la città di Bakhmut appare definitivamente caduta, mettendo in difficoltà anche gli alleati di Kiev, che ora minimizzano. E dal G7 si risponde con la decisione di inviare gli aerei F-16 e addestrare i piloti ucraini, ma ci vorranno un paio d'anni per la consegna.
- "Allentare la tensione", il Papa gioca la "carta Zuppi", di Nico Spuntoni

Esteri 22_05_2023
La battaglia di Bakhmut

L’annuncio della caduta di Artyomovsk (il nome russo di Bakhmut) è stata annunciata sabato pomeriggio da Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner, che ha reso noto la fine delle operazioni per strappare gli ultimi edifici nel quartiere occidentale “dei grattacieli” (e soprattutto nei pressi del monumento aeronautico), una delle zone nuove alla periferia della città caratterizzate da edifici molto alti dove si è consumata l’ultima tenace resistenza.

“Il 20 maggio 2023, a mezzogiorno, Artyomovsk è stata completamente presa dopo un’operazione durata 224 giorni, iniziata l'8 ottobre 2022. Abbiamo combattuto non solo con le forze armate ucraine, ma anche con la burocrazia militare. Ciò è particolarmente vero per il ministro della Difesa Sergey Shoigu e il capo di stato maggiore della Difesa, che hanno trasformato la guerra nel proprio divertimento. Decisero che i loro capricci in guerra sarebbero stati soddisfatti, ma a causa dei loro capricci sono morti cinque volte più ragazzi di quelli che avrebbero dovuto morire. E un giorno risponderanno dei loro crimini”.

Il capo della Wagner ha sottolineato che “entro il 25 maggio ritiriamo le nostre unità per il riposo e la riorganizzazione lasciando la città nelle mani dei militari regolari di Mosca dopo aver costituito le necessarie linee difensive". Alcuni osservatori ritengono che a rimpiazzare Wagner giungeranno i reparti ceceni della “Forza speciale Akhmat” che ha ricevuto nei giorni scorsi nuovi rinforzi.

La conferma ufficiale della conquista della città è giunta ieri mattina dal ministero della Difesa russo e dal Cremlino. "Nel settore di Artyomovsk, le squadre d'assalto della compagnia militare privata Wagner con il supporto dell'artiglieria e dell'aviazione del Gruppo tattico meridionale hanno completato la liberazione della città di Artyomovsk", ha affermato il ministero mentre Vladimir Putin si "congratula con le unità d'assalto di Wagner e con i militari di tutte le forze dell'armata russa, che hanno fornito il sostegno necessario e la copertura per portare a termine la liberazione di Artyomovsk".

A Kiev la caduta della città ha creato un po’ di confusione. Sabato pomeriggio l’esercito ucraino riferiva solo di “battaglie feroci per Bakhmut e Maryinka". In serata le forze armate ucraine hanno smentito la caduta di Bakhmut affermando tramite un portavoce che "non è vero. In città si combatte ancora".

Meno certezze ha mostrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che in Giappone per il G7 ha indirettamente confermato che le forze russe avevano preso Bakhmut. Alla domanda se la città fosse ancora sotto il controllo ucraino ha fornito una risposta confusa: "Penso di no, ma ormai credo non sia rimasto nulla, hanno distrutto tutto, tutti gli edifici. È una tragedia. Per ora, Bakhmut è solo nei nostri cuori”.

Il portavoce di Zelensky, Sergiy Nykyforov, su Facebook ha poi corretto il presidente: "Il presidente ha negato la cattura di Bakhmut" che viene però implicitamente ammessa da un’altra dichiarazione si Telegram ambigua e un po’ confusa, del viceministro della Difesa Hanna Maliar. "L'avanzata delle nostre truppe in periferia sui fianchi, che continua, rende molto difficile la presenza del nemico a Bakhmut. Le nostre truppe hanno parzialmente circondato la città".
Meglio non dimenticare che gli ucraini non sono nuovi a posizioni che contro ogni evidenza contraddicono la realtà: Zelensky ammise nei mesi scorsi la caduta di Soledar solo dieci giorni dopo e non ha mai riconosciuto che il missile antiaerei del sistema S-300 caduto in territorio polacco uccidendo due civili era ucraino e non russo.
Nel pomeriggio dui ieri Zelensky ha detto che “Bakhmut non è occupata dalla Russia,” mentre il capo di stato maggiore dell'esercito ucraino, generale Oleksandr Syrskyi, ha affermato che "nonostante il fatto che ora controlliamo una parte insignificante di Bakhmut, l'importanza della sua difesa rimane”.

Ad aumentare la confusione a Kiev contribuiscono anche le notizie circa il grave ferimento del generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate ucraine, colpito forse da un missile russo nei primi giorni di maggio e che sulla difesa di Bakhmut aveva duellato con Zeklensky chiedendo il ritiro dalla città per evitare l’inutile sacrificio delle sue truppe. Il viceministro Malyar ha negato la "morte" di Zaluzhny ma è un fatto che non appaia in pubblico da oltre due settimane

Sul piano militare la difesa ucraina di Bakhmut era già apparsa da settimane disperata e Il contrattacco ucraino sulle ali dello schieramento russo che a nord e a sud della città si erano spinte a ovest con l’obiettivo di circondare Bakhmut, ha costituito un successo solo tattico, comunque insufficiente a cambiare le sorti della battaglia.

Non vi sono certezze sugli sviluppi che si registreranno che potrebbe indurre gli ucraini a ripiegare sulla linea difensiva più arretrata che fa perno su Chasyv Yar, come sembrano indicare le ultime notizie raccolte da diversi osservatori militari, che riferiscono di 40 mila militari di Kiev che stanno attestandosi sulle nuove posizioni.
Oppure Kiev potrebbe decidere di scatenare qui l’attesa controffensiva, forse a fine maggio durante l’avvicendamento tra le forze della Wagner e i reparti regolari russi. Molto dipenderà anche dall’impatto che la sconfitta a Bakhmut avrà sul morale dell’esercito ucraino che proprio nella difesa di questa località si è dissanguato.

La caduta di Bakhmut, per il suo significato militare, politico, simbolico e morale sta mettendo in difficoltà anche gli alleati dell’Ucraina e il relativo circo mediatico e propagandistico. Molti leader politici, media e centri studi preferiscono ignorare la notizia della caduta di Bakhmut (la stampa italiana di ieri neppure ne accennava)  Altri minimizzano come il think-tank americano Istituto per lo studio della guerra (ISW), che non ha mai nascosto il sostegno alla causa ucraina e ha sostenuto che “la presunta cattura da parte di Prigozhin degli isolati rimanenti a Bakhmut non è strategicamente significativa in quanto non consentirà all'esausto Wagner o alle forze russe convenzionali di stabilire un trampolino di lancio significativo per ulteriori operazioni offensive. I continui contrattacchi ucraini a nord, ovest e sud-ovest di Bakhmut complicheranno qualsiasi ulteriore avanzata russa oltre Bakhmut nel breve termine”.

Auspici più che valutazioni ma a fare da cortina fumogena mediatica per distrarre l’attenzione dalla caduta di Bakhmut hanno provveduto gli F-16, aerei da combattimento americani diffusi nelle loro versioni più vecchie in Europa, di cui si è parlato al G7 di Hiroshima dove è stato rinnovato l’impegno a sostenere in armi l’Ucraina senza concedere spazi concreti a negoziati che peraltro neppure Mosca sembra ora volere.

Gli USA hanno deciso di non fornire aerei ma di aiutare alcune nazioni europee ad addestrare i piloti ucraini che voleranno un giorno sui vecchi F-16 radiati dalle aeronautiche danese, norvegese, olandese e belga (dove verranno rimpiazzati dagli F-35) mentre altre nazioni europee che impiegano o riceveranno in diverse versioni questo tipo di velivoli (portoghesi, rumeni, slovacchi, bulgari) potrebbero offrire formazione e supporto tecnico.

Si tratta sulla carta di circa 60/70 velivoli da combattimento potenzialmente cedibili all’Ucraina dopo almeno 18 mesi di addestramento di piloti e personale tecnico oltre a investimenti di alcuni miliardi per ricostituire il supporto logistico ai velivoli, ai motori e alle armi negli aeroporti ucraini oggi devastati dalla guerra. Una fornitura che permetterà di convertire le forze aeree ucraine dai velivoli russo/sovietici di oggi ad aerei statunitensi e che permetterà ad alcuni stati europei di liberarsi di vecchi caccia risalenti agli anni ’80 e in molti casi con le cellule ormai a fine vita operativa. La consegna di questi velivoli richiederà almeno un paio d’anni e sarà possibile solo dopo la fine delle ostilità mentre nei prossimi mesi si potrà iniziare ad addestrare il personale ucraino nelle nazioni europee.