Auguri ai fratelli cristiani indiani
Un giudice preoccupato per l’influenza dei fondamentalisti indù chiede a tutti gli indiani non cristiani di augurare quest’anno buon Natale ai cristiani in segno di rispetto e unione
La propaganda dei fondamentalisti indù contro i cristiani si traduce in crescente ostilità nei loro confronti anche da parte di funzionari, forze di sicurezza e personalità politiche. La situazione è andata peggiorando a partire dal 1994, quando cioè in India le elezioni sono state vinte dalla coalizione guidata dal Bjp, il partito induista, e dal suo leader, Nerendra Modi. Ogni pretesto è buono per accusare i cristiani di raggirare la popolazione, indurla a convertirsi con false promesse. 12 stati della federazione hanno adottato delle severe leggi “anticonversione”. Con l’accusa di convertire a forza e con l’inganno si interrompono riunioni di preghiera, persino in case private, si denunciano incontri del tutto innocenti, si inviano ispettori nelle scuole amministrate dai cristiani. Nel Maharashtra politici e religiosi chiedono un ulteriore inasprimento della legge anticonversione. La Conferenza episcopale indiana ha da poco presentato ricorso contro l’adozione anche in quello stato della temuta legge. Quest’anno i fondamentalisti cercano di disturbare anche il Natale. Nello stato di Karnataka, la Sri Ram Sena, una organizzazione induista di destra, chiede provvedimenti contro il prolungamento delle vacanze di Natale negli istituti scolastici gestiti da cristiani sostenendo che si tratta di un trattamento preferenziale inaccettabile e adducendo la scusa che così i cristiani tentano di imporre agli studenti indù le loro pratiche religiose. I militanti Sri Ram Sena sono entrati a forza in alcune scuole cristiane sostenendo che vi si svolgono lezioni durante le festività indù. Quest’anno – riferisce l’agenzia di stampa AsiaNews – molti gruppi che cantano canti natalizi hanno paura di essere attaccati da gruppi induisti nelle piccole città di tutto il paese e accusati di convertire illegalmente. Molti indiani tuttavia non condividono l’ostilità dei fondamentalisti indu e di chi si lascia influenzare da loro. Qualcuno, allarmato e indignato, prova a fare qualcosa. Un ex giudice della Corte Suprema, Markandey Katju, ha preso l’iniziativa di lanciare un appello a rispettare i cristiani e le loro tradizioni. Lo ha fatto con un articolo pubblicato sull’organo di stampa di Maestro Legal, una piattaforma che riunisce molti legali di tutto il paese, nel quale invita tutti gli indiani non cristiani ad augurare buon natale ai cristiani. “In India – scrive il giudice – i cristiani sono una minuscola minoranza, circa 28 milioni ossia circa il 2,3% della popolazione. Questo articolo vuole rendere loro omaggio e riconoscerne contributi e meriti. Hanno fondato le migliori scuole e università del paese, dove persone di ogni denominazione desiderano iscrivere i loro figli. Molti cristiani sono stati membri delle forze armate indiane e hanno dato il loro contributo in altri campi, ad esempio nella sanità e nella emancipazione delle donne, dei poveri, degli emarginati e delle popolazioni tribali” “L’India – prosegue l’articolo - ha un antico legame con il cristianesimo, molto più antico dell’arrivo dei britannici. L’India è un Paese di enorme diversità e, pertanto, l’unica politica corretta che può tenerci uniti e condurci sulla via del progresso è quella del grande imperatore Moghul Akbar, il principio del suleh-e-kul, ovvero il rispetto eguale per tutte le religioni e le comunità”. “In questa santa stagione dell’Avvento – conclude il giudice – rivolgo un appello a tutti gli indiani non cristiani affinché estendano i loro migliori auguri ai fratelli e alle sorelle cristiani”.


