Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giorgio a cura di Ermes Dovico
"silenzio, si sgozza"

Attentato a Parigi: "effetto avverso" dell'immigrazione incontrollata

L'11 gennaio un uomo ha accoltellato sette persone con un punteruolo alla Gare du Nord. Guarda caso sull'uomo pendeva un ordine di espulsione disatteso, come avviene nel 95% dei casi in Francia. Aggressione ben presto dimenticata dai media che tacciono sulle aggressioni compiute da immigrati.

Attualità 26_01_2023

L’attentato dell’11 gennaio alla Gare du Nord, la stazione parigina dove un uomo ha accoltellato sette persone con un punteruolo utilizzato per praticare fori nei muri, è sparito ben presto dalla cronaca. Un’aggressione che si sarebbe potuta evitare se si fosse rispettata la legge: sull’aggressore pendeva, infatti, un ordine di espulsione. Eppure la notizia non è stata per niente riportata dalla stampa internazionale e su quella francese ha faticato a prendere spazio. L’uomo, un immigrato clandestino di vent’anni, con precedenti e originario della Libia, adesso è in custodia cautelare. 

Erano le 6:45 di mattina, un orario di grande movimento in una stazione che è tra le più trafficate in Europa e uno degli snodi principali fra Parigi, Londra e il nord d’Europa. E va reso onore alla lucidità e al coraggio di un poliziotto che aveva appena finito il turno, ed era quindi ancora armato, se l’aggressore è stato neutralizzato in tempo evitando una strage. Il che la dice anche lunghissima sulla proposta di Jean-Luc Mélenchon di disarmare la polizia, come aveva chiesto durante la campagna presidenziale del 2022. 

L’uomo era soggetto all’obbligo di lasciare il territorio francese, obbligo che in Francia non viene eseguito per circa il 95% dei casi. Arrivato Oltralpe nel 2019, aveva fatto diversi passaggi in carcere, e sapeva che nessuno l’avrebbe mai sbattuto fuori dai confini francesi. Non solo per via dell’instabilità del Paese, ma perché la Francia non gode di un canale d’interscambio con le autorità libiche. Un problema comune a quasi tutti gli Stati d’Europa, Italia compresa, e del quale sono consapevoli gli immigrati clandestini, compreso l’aggressore della Gare du Nord: nessuno avrebbe mai potuto espellerlo ed oggi è ancora nel territorio francese a carico dello Stato. 

In casa Macron sono circa 120.000 gli ordini di espulsione all’anno che la prefettura emette nei confronti degli stranieri irregolari. Tuttavia, secondo l’ultimo rapporto del Senato in materia, vengono eseguiti solo nel 5,6% dei casi. Lo scorso autunno, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin aveva proposto, nell’ambito della futura legge sull’immigrazione prevista per l’inizio di quest’anno, di «registrare tutti gli OQTF (obligation de quitter le territoire français) nel fascicolo delle persone ricercate», ma nessuna novità legislativa è all’orizzonte. 

Anzi, Darmanin ha precisato recentemente che non intende ripristinare il reato di soggiorno irregolare. Fino al 2012, qualsiasi straniero che soggiornasse in Francia senza rispettare le condizioni previste dalla legge, o quanti restavano sul territorio oltre la durata del visto, incorrevano in un anno di reclusione e 3750 euro di multa. Uno dei primi atti di Hollande all’Eliseo fu di abolire il reato di "soggiorno irregolare" e favorire gli ordini di espulsione. E venne creata la famosa "detenzione per accertamento del diritto di soggiorno", una sorta di fermo della durata massima di 24 ore. 

I problemi di cui soffre la Francia oggi sono certamente legati ad una gestione dell’immigrazione che ha diversi effetti collaterali. Tra questi l’impennata anomala di “crimini da coltello”. «Dobbiamo dire la verità ai francesi: la Gare du Nord non è più la Francia. È minata dall’esplosione della violenza e riflette l’immagine di un Paese sfidato dall’immigrazione incontrollata», ha commentato così l’attentato dell’11 gennaio Amine Elbahi, giurista, docente di diritto all’Università di Lille, candidato per Les Républicains alle ultime legislative. Per Thibault de Montbrial, uno dei più famosi avvocati francesi, Parigi paga «il danno collaterale di un’immigrazione mal controllata con persone che, provenienti da Paesi violenti e abitudini diversi da quelli occidentali, importano in Francia violenza e crimine». Per il prefetto dell’Hérault – dipartimento francese della regione Occitania –, Hugues Moutouh, le aggressioni da arma bianca che la cronaca riporta quotidianamente, «lungi dall’essere casi isolati, fanno parte di un fenomeno in peggioramento». Soprattutto negli ultimi due anni. 

I coltelli sono ormai diffusissimi anche a scuola. A Montpellier, il prefetto e il pubblico ministero Fabrice Belargent da tempo hanno stretto un accordo con i presidi per perquisire regolarmente gli zaini degli studenti sempre più spesso armati di coltelli. I rapporti quotidiani che piovono sulle scrivanie degli uffici di place Beauvau, il quartier generale del Ministero dell’Interno francese, sono sempre più caratterizzati da episodi in cui i protagonisti, di ogni età e provenienza, aggrediscono, o si fanno giustizia, con asce, machete, coltelli da cucina, o armi costruite in casa, come per l’aggressione dell’11 gennaio.

Silence, on égorge (silenzio, si sgozza), è stato il titolo choc del numero estivo del noto mensile parigino Causeur. Una copertina che anticipava un editoriale dal sapore amaro e che denunciava l’omertà della stampa parigina che avvolge le aggressioni di matrice islamica, o compiute da immigrati. La scorsa estate, la senatrice Valérie Boyer indirizzò due interrogazioni parlamentari al Ministero della Giustizia e al Ministero dell’Interno per chiedere un rapporto governativo definitivo sul fenomeno degli accoltellamenti, dal momento che la Gendarmerie Nationale lamenta da tempo una difficoltà cronica nel fotografare il fenomeno.

L’Osservatorio nazionale della delinquenza e delle risposte penali (ONDRP) è stato chiuso all’inizio del 2021, ma l’ultimo rapporto prodotto nel 2020, che si basava sull’indagine dell’INSEE (l’Istat francese), Ambiente di vita e sicurezza,  ha dedotto che dal 2015 al 2017 il numero di accoltellamenti ha raggiunto i 44.000 casi, arrivando a denunciare la cifra delle 120 vittime in media al giorno. I dati raccontano che delle 118.000 persone che hanno dichiarato, ogni anno, in media, di aver subito violenza fisica con un’arma da uno sconosciuto, il 9% ha affermato di essere stato colpito da un’arma da fuoco, il 34% da coltelli o bastoni e il 20% da un altro tipo di oggetto. L’attacco da coltello è, quindi, il più diffuso in Francia.

Il Rapporto statistico Insicurezza e delinquenza per l’anno 2021, pubblicato a luglio 2022  e sempre firmato dal ministero dell’Interno di Parigi, indicava che i furti commessi con armi bianche hanno riguardato il 68% dei reati, rispetto al 63% del 2016. Circa quattro imputati su cinque (il 78%) sono di nazionalità francese. Ma se consideriamo che nel 2021, i reati firmati da stranieri sono stati il 22% del totale e che la quota di popolazione immigrata residente in Francia è pari al 7% (Insee, ultimo censimento 2018),  i non francesi sono sovra-rappresentati nei crimini da arma bianca. 
L’attentato dell’11 gennaio non è stato terrorismo, ma resta uno dei segnali dell’immigrazione clandestina incontrollata in Europa.