Amore e Dono – Il testo del video
Nella Santissima Trinità abbiamo due tipi di processione: di ordine intellettivo e di ordine volitivo. Nel primo caso abbiamo la generazione del Figlio, chiamato anche Verbo e Immagine. Nel secondo, la processione dello Spirito Santo, chiamato con i nomi propri di Amore e Dono. Obiezioni e risposte.
Proseguiamo le nostre lezioni sullo Spirito Santo. Come preannunciato la volta scorsa, oggi vediamo due quæstiones della prima parte della Summa Theologiæ, la q. 37 e la q. 38, che trattano un tema un po’ tecnico, ma che ha risvolti molto importanti. Cercherò di spiegare i passaggi un po’ più complicati, sperando di non banalizzare troppo.
Di che cosa parlano queste questioni? Parlano dei nomi propri dello Spirito Santo. Noi sappiamo che le tre persone della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, si relazionano tra loro; e questa differenza di rapporto, di relazione, li distingue come persone dell’unica sostanza divina. Nella Trinità abbiamo due emanazioni dal Padre. Quando noi parliamo del rapporto Padre-Figlio, sappiamo che il rapporto è tra generante e generato e si parla propriamente di emanazione intellettuale. Che cosa vuol dire? Vuol dire che essa appartiene all’ordine intellettivo: il Padre pensa Sé stesso e dice Sé stesso e, in questo atto, genera il Figlio. Dunque, il Figlio è il “prodotto” – prendete con le pinze questo tipo di termini – del pensiero del Padre, del dire del Padre.
Ed è per questo che chiamiamo il Figlio anche Verbo e Immagine. Perché Verbo? Appunto perché è il Padre che dice. Intanto introduciamo questo concetto, poi lo spieghiamo meglio cercando di avvicinarci per cerchi concentrici. È il Verbo precisamente perché è l’emanazione dell’intelletto paterno, del dire paterno. Ed è anche l’immagine. Cosa mi dice l’immagine? L’immagine mi dice la somiglianza; c’è un’emanazione del pensiero, il Padre che pensa e dice Sé stesso, e questo è il Figlio; quindi, il primo elemento che risalta all’occhio è proprio la somiglianza del Figlio con il Padre, o meglio che il Figlio è l’immagine del Padre, in quanto è, potremmo dire, il frutto di questa attività intellettiva del Padre.
Quando invece parliamo dello Spirito Santo, diciamo che il Padre e il Figlio – abbiamo visto che lo Spirito Santo procede da entrambi – emanano lo Spirito Santo, questa volta con un’emanazione di ordine volitivo. Cioè, l’amore con cui il Padre ama Sé stesso e ama il Figlio, l’amore con cui il Figlio ama Sé stesso e ama il Padre, è lo Spirito Santo. Dunque, da questa realtà nascono due nomi propri dello Spirito Santo, che sono Amore e Dono.
Quando parliamo del nome proprio, non ci riferiamo all’essenza divina, perché chiaramente l’essenza divina è comune alle tre persone della Santissima Trinità; tutto ciò che diciamo dell’essenza divina lo diciamo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quando invece parliamo del nome proprio, parliamo di ciò che distingue le singole persone divine basandosi sul tipo di processione. Dunque, il Figlio procede dal Padre – questa processione ha il nome di “generazione” – come emanazione intellettiva; tecnicamente si parla anche di “atti nozionali”, che non hanno nulla a che fare con le nozioni astratte: sono quegli atti propri delle persone divine. Quindi dal punto di vista dell’ordine intellettivo, dell’emanazione intellettiva, abbiamo la processione del Figlio, da cui i suoi nomi propri di Verbo e Immagine. Verbo e Immagine in virtù del tipo di processione, che è appunto una generazione proveniente da un’emanazione intellettiva, da un atto di ordine intellettivo.
Invece, lo Spirito Santo, procedendo da un ordine volitivo, ha dei nomi propri diversi da quelli attribuiti al Figlio: Amore e Dono, appunto. Adesso andiamo a vedere questo aspetto, ma intanto era importante inserirlo in questa cornice dei tipi di processione che abbiamo nella Santissima Trinità, uno di ordine intellettivo e uno di ordine volitivo. Dunque, la persona che è il “prodotto” di questa processione, di questa emanazione di ordine intellettivo avrà come nome proprio quello di Verbo e Immagine: e questo è il Figlio. La persona invece che è il “prodotto” di questa processione di ordine volitivo, proprio perché procede in questo modo, avrà il nome proprio di Amore e Dono: e questo è lo Spirito Santo.
Ora, cerchiamo di vedere ancora meglio questo aspetto. Quando noi parliamo della generazione del Figlio, in sostanza affermiamo che quando il Padre pensa, dice, ecco che “produce” il Verbo. Non è che il Padre dice il Verbo: il Padre dice, il Padre pensa e questo atto “produce” il Verbo. Stiamo dicendo che il Figlio, che ha per questa ragione il nome proprio di Verbo e Immagine, è l’esito del Padre che dice, che pensa, cioè di un atto di natura intellettiva. E questo atto ha il nome di generazione; quindi il Figlio è l’esito di questo atto intellettivo ed è per questo che possiamo affermare che il suo nome proprio è Verbo ed è anche Immagine.
Spostiamoci sul versante dello Spirito Santo, che è il tema della catechesi di oggi, ma che non sarebbe comprensibile senza questo parallelo con il Figlio, un parallelo evidentemente nella distinzione. Quando il Padre e il Figlio amano, procede lo Spirito Santo, cioè lo Spirito Santo è “prodotto” dall’amore del Padre e del Figlio: non è che il Padre e il Figlio amano lo Spirito Santo – non che ciò sia sbagliato –, ma vogliamo dire che Padre e Figlio amano, dunque abbiamo lo Spirito Santo. Ricordo che quando parliamo della Trinità parliamo di una realtà eterna, non di un prima e di un poi. Quindi, Padre e Figlio amano, così abbiamo lo Spirito Santo. Per questa ragione lo Spirito Santo, che è il frutto di questa processione, di questa spirazione secondo l’atto volitivo, è chiamato Amore. Ed è chiamato anche Dono.
Da una parte abbiamo il Figlio che essendo il “prodotto” dell’atto intellettivo del Padre viene chiamato Verbo e dunque anche Immagine, perché chiaramente il verbo mentale, intellettivo, è l’atto proprio del conoscere. Dall’altra parte abbiamo lo Spirito Santo che è chiamato Amore e dunque Dono, in quanto è il “prodotto” dell’amore del Padre e del Figlio, quindi di un atto volitivo, esattamente come nella nostra esperienza umana l’amore è il frutto non propriamente dell’atto intellettivo bensì dell’atto volitivo. Sebbene atto intellettivo e atto volitivo non siano due realtà disgiunte e separate tra di loro, sono pur sempre distinte. E anche nella Trinità, il Figlio e lo Spirito Santo non sono disgiunti, tutt’altro, ma sono distinti in quanto persone distinte.
Questo è il quadro nel quale si inserisce la quæstio 37. Noi comprendiamo perché è corretto affermare che Amore sia il nome proprio dello Spirito Santo. Qual è l’obiezione? L’obiezione sarebbe quella di dire che Dio è Amore, quindi perché il nome proprio dello Spirito Santo dovrebbe essere Amore, se lo è di Dio in generale? La risposta sta proprio qui: non per negazione della caratteristica essenziale di Dio, che è Amore, quanto piuttosto per la proprietà di questo nome in relazione al tipo di processione che “produce” lo Spirito Santo.
Focalizziamoci sull’art. 2 della quæstio 37, in cui san Tommaso si pone un’ulteriore domanda: possiamo dire che il Padre e il Figlio si amano per lo Spirito Santo? Attenzione, «per lo Spirito Santo» è la traduzione italiana. Nel testo latino della Summa abbiamo un ablativo, Spiritu Sancto, un ablativo assoluto che presenta diverse sfaccettature; con l’ablativo semplice possiamo tradurre una serie di complementi che distinguiamo in italiano. Dunque, qui abbiamo una domanda ulteriore, che non è di lana caprina perché ci permette di fare un’ulteriore specificazione. Affermare che il Padre e il Figlio si amano per lo Spirito Santo può essere inteso in modo problematico, perché possiamo intendere questo «per lo Spirito Santo» come se lo Spirito Santo fosse il principio dell’amore del Padre e del Figlio, cioè che si amano in virtù dello Spirito Santo, grazie allo Spirito Santo. È chiaro che, sotto questo punto di vista, non possiamo dirlo, perché anzi è lo Spirito Santo a procedere dal Padre e dal Figlio o, meglio, dall’atto volitivo, dall’atto di amore del Padre e del Figlio; dunque, intenderlo in quel modo sarebbe quasi invertire l’ordine delle cose. Vediamo di capire perché però è corretto affermare, e in quale senso, che il Padre e il Figlio si amano «per lo Spirito Santo», perché questo ci permette di chiarire ulteriormente quanto abbiamo già accennato in questa prima parte.
Cerchiamo di focalizzarci su questo aspetto e comprendere le due modalità con cui, quando parliamo della Santissima Trinità, possiamo intendere il verbo “amare”. Abbiamo due modalità: 1) l’atto, il “termine essenziale”, come viene chiamato tecnicamente; 2) il “termine nozionale”. Troviamo queste espressioni anche nel testo di san Tommaso.
Quando parliamo di atto o termine essenziale, indichiamo qualche cosa che ha come principio la natura divina. Dunque, non le singole persone divine nella loro distinzione ma Dio nella sua unità, nell’essenza divina. Se intendiamo “amare” sotto questo punto di vista, possiamo dire che Padre e Figlio si amano per la loro stessa essenza; questo è il senso con cui diciamo che Dio è Amore. In altri termini, ciò vuol dire che Padre e Figlio non hanno un principio esterno alla loro divinità che li porta ad amare: è un principio intrinseco, perciò è in virtù della loro stessa divinità che essi amano.
Ma se invece ci spostiamo dal termine essenziale, cioè intendere l’amore nella dimensione del principio della natura divina, al termine nozionale, cioè l’atto personale, proprio della persona divina, allora possiamo dire che Padre e Figlio si amano e amano anche noi «per lo Spirito Santo». Cosa vuol dire? Questo ablativo – «per lo Spirito Santo» – deve essere inteso come termine dell’azione, come effetto dell’azione. Tommaso fa un esempio: potremmo dire che l’albero fiorisce per i fiori. È evidente che i fiori non sono il principio grazie al quale l’albero fiorisce, ma sono invece il termine dell’azione, l’effetto dell’azione. Quindi l’albero fiorisce per i fiori, in vista dei fiori, o meglio ancora potremmo dire che i fiori sono il termine dell’azione del fiorire dell’albero. Se intendiamo il concetto in questo senso, è corretto dire che il Padre e il Figlio si amano e amano noi stessi per lo Spirito Santo. Cioè, sempre, l’atto di amore del Padre e del Figlio ha come effetto lo Spirito Santo, nulla è al di fuori di questo effetto che è lo Spirito Santo.
Torniamo un passo indietro. Abbiamo detto che, in Dio, dire è “produrre” il Verbo. Il Padre dice e il Verbo è generato. Analogamente, “amare” è produrre l’amore, è produrre lo Spirito Santo. Dunque, il Padre e il Figlio amano e abbiamo la processione dello Spirito Santo, che ha come nome proprio quello di Amore. Il Padre sempre dice per il Figlio, cioè sempre il dire del Padre ha come termine la generazione del Figlio. E sempre il Padre e il Figlio amano per lo Spirito Santo, cioè sempre l’amore del Padre e del Figlio ha come termine la processione dello Spirito Santo.
Ora, questo ci porta a delle considerazioni importanti che san Tommaso riassume nell’art. 2, nella risposta alla terza obiezione: «Il Padre ama per lo Spirito Santo non soltanto il Figlio, ma anche se stesso e noi; infatti, come si è detto, amare, preso come termine nozionale, non indica solo la produzione di una persona divina, ma anche questa stessa persona prodotta per modo di amore, amore che dice relazione alla realtà amata» (I, q. 37, a. 2, ad 3). Perciò [amare] è l’atto, ma anche il prodotto, l’effetto, il termine di questo atto, che è una persona della Trinità. Nel dire abbiamo l’atto del generare e il generato; nel volere e nell’amare abbiamo l’atto di far procedere lo Spirito, e lo Spirito che procede, l’Amore che procede. Aggiunge san Tommaso: «Quindi come il Padre dice se stesso e ogni creatura per il Verbo generato, in quanto il Verbo in modo esauriente rispecchia il Padre e ogni creatura, così ama se stesso e ogni creatura per lo Spirito Santo, in quanto lo Spirito Santo procede come amore della prima bontà secondo la quale il Padre ama se stesso e ogni creatura» (ibidem).
Cosa aggiunge qui Tommaso? Aggiunge la relazione a noi, alle creature. Cioè, detto in modo semplificato: se il Padre, quando dice, sempre produce il Verbo, e quando il Padre e il Figlio amano, sempre producono lo Spirito Santo, vuol dire che non c’è nulla di pensato, detto dal Padre al di fuori del Figlio, e nulla di amato dal Padre e dal Figlio se non per lo Spirito Santo. Dunque, come dice Tommaso, «il Padre dice se stesso e ogni creatura per il Verbo generato, in quanto il Verbo in modo esauriente rispecchia il Padre e ogni creatura»; le creature non sono al di fuori del Verbo in quanto separate dal Verbo: è certo che sono altro dal Verbo, ma sono nel Verbo. Analogamente, prosegue Tommaso: «Così [il Padre] ama se stesso e ogni creatura per lo Spirito Santo, in quanto lo Spirito Santo procede come amore della prima bontà» (ibidem). C’è un solo amore della prima bontà: questo amore è comunque lo stesso amore, sia se rivolto all’interno della Trinità sia se rivolto all’esterno; e dunque non c’è amore se non appunto per lo Spirito Santo. Vedete dunque come tutto il mistero della creazione viene ricondotto non per confonderlo con gli atti intratrinitari, ma per farci capire che anche le azioni ad extra rispetto alle relazioni delle tre persone non sono totalmente diverse, ma rientrano sempre in questo dire, che è la generazione del Verbo, e in questo amare, che è la processione dello Spirito Santo.
La quæstio 38 è un corollario della quæstio 37 perché si chiede se Dono sia un altro nome proprio dello Spirito Santo; e la risposta è affermativa. Anzitutto che cosa è “dono”? San Tommaso ce lo spiega nell’art. 1, scrivendo che il termine dono indica «l’attitudine ad essere donato». È questo che caratterizza il dono: il dono è proprio ciò che è atto ad essere donato. Dunque, se questo è il dono e se il nome proprio dello Spirito Santo è Amore, poiché l’amore è il principio del dono gratuito, l’essere dono è un nome proprio dello Spirito Santo, in quanto lo Spirito Santo è propriamente amore per le ragioni che abbiamo detto.
Vediamo il sed contra dell’art. 2 della q. 38. «Dice sant’Agostino: “Come per il Figlio l’essere nato significa derivare dal Padre, così per lo Spirito Santo l’essere dono di Dio significa procedere dal Padre e dal Figlio”. Ma lo Spirito Santo ha il proprio nome in quanto procede dal Padre e dal Figlio. Quindi Dono è un nome proprio dello Spirito Santo». Dono è il corollario del fatto che lo Spirito Santo è Amore; e lo Spirito Santo è Amore in quanto procede dal Padre e dal Figlio, perché è il “prodotto” dell’amore del Padre e del Figlio.
Nel corpo dell’art. 2 san Tommaso ci dice che «dono come termine personale è in Dio un nome proprio dello Spirito Santo». E basandosi su Aristotele, ci dice anche che cos’è il dono, cioè «un dare senza resa», un dare gratuito, in sostanza. «Ora, il motivo di una donazione gratuita è l’amore; infatti diamo una cosa gratuitamente a qualcuno perché vogliamo per lui il bene» (I, q. 38, a. 2); non per un ritorno, sennò è altro, anche se lo spacciamo per amore. «La prima cosa dunque che gli diamo è l’amore con il quale vogliamo a lui il bene» (ibidem). Dietro il dono c’è l’amore: più che la cosa donata è l’amore che fa il dono. «Quindi è chiaro che l’amore ha natura di primo dono, da cui provengono tutti i doni gratuiti» (ibidem). Quando io dono qualcosa a qualcuno la prima cosa che sto donando è l’amore, se è realmente amore. «Ora, abbiamo visto che lo Spirito Santo procede come amore, quindi procede come primo dono» (ibidem). Ecco perché Dono è nome proprio dello Spirito Santo: perché è Amore.
Facciamo un rapidissimo riassunto. Abbiamo parlato dei due tipi di processione nella Santissima Trinità: uno per atto intellettivo e abbiamo la generazione del Verbo; uno per atto volitivo e abbiamo la processione dello Spirito Santo. Dunque, Figlio e Spirito Santo avranno dei nomi propri distinti, in virtù del tipo di processione. Il Figlio ha il nome di Verbo e di Immagine, perché la generazione è il Padre che dice, che pensa. Il Padre dicendo e pensando genera, produce il Figlio. Ecco perché Egli è Verbo e Immagine. Dall’altra parte abbiamo invece lo Spirito Santo che procede per atto volitivo: dunque, il Padre e il Figlio che amano producono lo Spirito Santo. Ed essendo Lui il prodotto dell’amore del Padre e del Figlio viene propriamente chiamato Amore.
Questo è il senso di questa lezione che ha come corollario quello a cui abbiamo accennato e cioè che essendo il Figlio l’effetto del conoscere, del dire del Padre – e lo Spirito Santo è l’effetto dell’amore del Padre –, ogni volta che abbiamo il dire, il comunicare, il pensare, il conoscere, ogni volta che abbiamo l’atto dell’amore, anche quando questo è indirizzato ad extra, quindi non solo tra le persone divine, sempre possiamo dire che il Padre conosce, concepisce la creazione per il Verbo e quindi nel Verbo, e sempre la ama per lo Spirito Santo e nello Spirito Santo.
Vedete l’ampia prospettiva. Crolla completamente quell’immagine limitata di una creazione che salterebbe fuori da sé stessa, come qualche cosa di assolutamente imperfetto e casuale che poi si struttura, si sistema. Non è così, al principio della creazione abbiamo il Padre che conosce, che concepisce con un atto intellettivo, e il Padre e il Figlio che amano. Dunque, la creazione diventa incomprensibile se non la cogliamo nel Figlio e nello Spirito Santo: è impossibile avere un’adeguata comprensione della creazione al di fuori di questa prospettiva, non perché la creazione coincida con il Padre e il Figlio, ma perché, come dice san Paolo, tutto è stato creato per mezzo di lui (cioè del Figlio) e in vista di lui. Ed ecco perché lo Spirito Santo viene detto anche «Signore che dà la vita»: non dà la vita evidentemente all’interno della Trinità, bensì all’esterno. E adesso comprendiamo perché: l’anima della vita è l’amore. Non voglio enfatizzare troppo questo aspetto, ma è importante richiamarlo: al principio della creazione non c’è il caos, non c’è la casualità, non c’è il disordine, non c’è la guerra, non c’è lo scontro. Al principio della creazione c’è l’ordine, c’è il Logos, ci sono la razionalità e l’amore per questa precisa ragione: tutto ciò che il Padre concepisce, dice, compie con un atto di volontà è sempre per il Figlio e per lo Spirito Santo.
Abbiamo concluso le questioni che san Tommaso dedica allo Spirito Santo nella prima parte della Summa. La prossima volta andremo a rintracciare altre questioni importanti relative allo Spirito Santo in altre parti della Summa e quindi con sfumature diverse.
Amore e Dono
Nella Santissima Trinità abbiamo due tipi di processione: di ordine intellettivo e di ordine volitivo. Nel primo caso abbiamo la generazione del Figlio, chiamato anche Verbo e Immagine. Nel secondo, la processione dello Spirito Santo, chiamato con i nomi propri di Amore e Dono. Obiezioni e risposte.
Lo Spirito Santo (II parte) – Il testo del video
Oltre che affermare, come nel Credo, che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, è corretto anche dire che «procede dal Padre per il Figlio»: la spiegazione di san Tommaso. Il Padre e il Figlio: due persone distinte, unico principio di spirazione.
Lo Spirito Santo – Il testo del video
All’interno della crisi ariana nacque anche l’eresia che negava la divinità dello Spirito Santo. Il dilemma di Eunomio e la risposta di san Gregorio Nazianzeno: la distinzione tra generazione e processione. Le obiezioni al Filioque e le risposte di san Tommaso.

