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IL CASO

Alfie, contro la congiura del silenzio

Dalle ultime ore di Alfie agli interventi delle autorità fino ai funerali blindati, sembra che il Potere sia più che mai unito nel far calare il silenzio sulla vicenda di Alfie. Che però non riguarda solo il destino di un bambino, ma tutti noi.

Editoriali 12_05_2018

C’è una strana congiura del silenzio intorno al caso di Alfie Evans. Non parliamo ovviamente dei genitori che, dopo mesi di battaglie per evitargli la morte procurata dai medici dell’Alder Hey, hanno senz’altro l’esigenza di vivere questo periodo di dolore lontano da microfoni e taccuini. Parliamo invece di quanti, in tanti modi, si stanno adoperando per spegnere i riflettori sulla vicenda che, ricordiamolo, ha scoperchiato una realtà inquietante e molto diffusa che va ben oltre il caso del singolo bambino. E guarda caso si cerca anche di colpire coloro che per Alfie si sono adoperati e vanno avanti ad indagare e raccontare perché hanno consapevolezza che la vicenda ha conseguenze drammatiche per tutti, e non solo per Alfie e i suoi genitori.

Si era già cominciato nelle ultime ore di vita di Alfie quando l’Alder Hey ha praticamente costretto i genitori Tom e Kate a far sgombrare i dintorni dell’ospedale promettendo in cambio di lasciare portare Alfie a casa. Abbiamo visto come è andata a finire: Alfie è tornato a casa solo da morto e dopo un altro estenuante tira e molla durato diversi giorni, ma sempre nel silenzio. Nel frattempo gli avvocati britannici che hanno rappresentato Alfie sono entrati nel mirino dell’Autorità statale che vigila sull’operato dei legali, una chiara intimidazione a prescindere da come andrà a finire. Del sacerdote italiano, reo di essere accorso a dare sostegno spirituale agli Evans, abbiamo già detto. Nel suo piccolo anche la Bussola è stata presa di mira sui social network per aver pubblicato documentati resoconti su tutto quanto accaduto all’Alder Hey e non solo. E pace se a questa operazione danno il contributo anche sedicenti amici degli Evans.

Poi c’è il capitolo sulle cause della morte di Alfie. In molti si aspettavano un’autopsia, cosa che l’Alder Hey si è guardata dal permettere. Se davvero non c’era nulla da nascondere, avrebbe giovato allo stesso ospedale una “operazione trasparenza” dopo le roventi polemiche degli ultimi giorni. Invece niente, e qui il problema va ben oltre la famiglia. Il caso Alfie aveva ormai un interesse nazionale, e non solo, tale da giustificare un intervento del locale Coroner. Significativo al proposito quanto scritto da un blogger inglese, John Allman, esperto di inchieste sulle morti sospette, che infatti ha chiesto conto al Coroner della morte di Alfie. Lo scambio di mail che viene riportato nel blog di Allman dà la misura del muro di omertà che è stato eretto intorno alla morte di Alfie.

Anche un certo agitarsi politico, e non solo, in Italia non sembra andare oltre una certa reattività emotiva. Come scrivevamo ieri, se si è stati davvero seri nell’interesse al destino di Alfie, ci si deve mobilitare anche in Italia per cancellare la legge sulle Dat o, quantomeno, riaprire un dibattito serio. Ma di impegni di questo tipo, in realtà, non si sente parlare, neanche da chi in questi giorni è più volte sfilato davanti alle telecamere agitando il nome di Alfie.

C’è poi il capitolo funerali, questione molto delicata perché coinvolge i sentimenti di una famiglia duramente provata dal dolore. Come è ormai noto si svolgeranno lunedì mattina in forma strettamente privata, per volontà della famiglia. Ciò malgrado in tanti ha suscitato una certa curiosità il fatto che davanti alla chiesa dove si svolgeranno i funerali saranno schierati un certo numero di agenti di polizia per garantire la privacy.

È la stessa polizia del Merseyside ad aver rilasciato un comunicato sull’argomento, in cui l’ispettore capo Chris Gibson spiega che è la famiglia a chiedere la privacy, che la polizia sarà lì solo per «dare supporto a quanti parteciperanno al funerale», comunque precluso al pubblico e ai media. Chi volesse comunque mostrare affetto agli Evans, potrà farlo aspettando in una via indicata il passaggio del corteo funebre. Il comunicato è stato rilanciato sulla pagina di Alfies Army da alcuni familiari di Tom e Kate, quindi non si discute che questa sia davvero la volontà degli Evans.

Ciò non toglie che non si possano non rilevare alcune stranezze: quando mai la polizia è intervenuta a un funerale per confortare i parenti del deceduto? E perché deve essere la polizia a dare questo annuncio, come se coloro che fino a pochi giorni fa hanno chiesto la liberazione di Alfie dall’Alder Hey fossero dei facinorosi fuori controllo? Quando Tom ha chiesto di lasciare il cortile dell’ospedale tutti se ne sono andati rispettosi della sua scelta. Perché dovrebbero ora comportarsi male?

A questo poi si deve aggiungere un altro particolare, anche a beneficio di quei tristi mestatori che in questi giorni stanno accusando la Bussola di aver diffuso false notizie circa la data dei funerali. In realtà, possiamo confermare che originalmente era stata fissata la data dell’11 maggio (cioè ieri) per i funerali pubblici, a cui sarebbe poi seguita (prima il 12, poi spostata al 14) una cerimonia privata. Solo domenica scorsa è stato deciso di cancellare il funerale pubblico nella cattedrale di Liverpool. Scelta legittima, che merita il massimo rispetto, ma si può rilevare che questo evita comunque una situazione imbarazzante per la diocesi di Liverpool che è stata, insieme ai giudici, la più grande alleata dei medici assassini dell’Alder Hey in tutto questo periodo.

Ecco il punto: lo Stato britannico, i medici, la gerarchia cattolica britannica, restano tutti uniti per cancellare in fretta ogni traccia di quanto accaduto e di quanto continua ad accadere. Motivo in più per alzarsi in piedi e continuare a fare luce a difesa dei tanti Alfie che vengono sacrificati in Inghilterra, in Italia e ovunque in Occidente.