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A processo per aver esentato dal vaccino: «Finalmente assolta dopo anni di gogna»

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Un altro giudice demolisce la campagna vaccinale anti-Covid. La storia della dottoressa Tiberi di Terni e il suo calvario per aver rilasciato esenzioni vaccinali a soggetti fragili fino all'assoluzione con formula piena. «Su di me censure, attacchi personali e sette mesi senza stipendio. Ora finalmente la giustizia». 

Attualità 19_12_2025

Era accusata di falso ideologico per aver concesso delle esenzioni vaccinali anti-Covid. Lunedì 15 dicembre è arrivata la parola fine da parte del tribunale di Terni: “assolta perché il fatto non costituisce reato”. Patrizia Tiberi è medico di medicina generale dell’Asl di Terni. Nel 2021 e nel 2022 ha subito una vera e propria persecuzione per essersi opposta alla vaccinazione di massa imposta dallo Stato.

Ha ricevuto una visita dei Nas all’alba, che le hanno sequestrato pc e telefonino, è stata sospesa dall’esercizio della professione medica per sette mesi, ha subito un ostracismo da parte dei colleghi e della sua Asl. Oggi, con la sentenza pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Terni, si sancisce un altro mattone nella verità dei fatti sul Covid. E in attesa che escano le motivazioni a gennaio, che verranno commentate dai suoi legali, Mauro Sandri e Attilio Biancifiori, la dottoressa si confida alla Bussola, raccontando per la prima volta pubblicamente il suo calvario.

Dottoressa, ha vinto…
Non è che ho vinto io, hanno perso loro.

Loro chi sarebbero?
La mia Asl, ad esempio, che mi ha perseguitato in questi anni. L’Ordine, che mi ha aperto innumerevoli fascicoli contro…

Come inizia la sua storia?
Esercito come medico condotto in tre ambulatori del territorio di Terni, Narni e Amelia. Mi sono trovata nella necessità di esentare dei pazienti dal vaccino Covid e sono finita a processo e ho pagato un prezzo altissimo.

Entriamo nel dettaglio…
Non ho mai aderito alla campagna vaccinale coatta perché tutto faceva acqua. Me ne accorsi già dai primi giorni di vaccinazione.

Come?
A gennaio iniziarono a vaccinare gli over 80 e diciamo che poteva avere anche un senso, ma vidi subito la grossa incongruenza della campagna vaccinale con l’evidenza della medicina. Ci hanno insegnato che non si tirano fuori i vaccini durante una pandemia, è l’ABC della medicina o almeno fu sempre molto chiaro davanti ai miei occhi, ma capivo che dietro c’era una grossa operazione pubblicitaria.

E poi?
La vaccinazione inizia il 2 gennaio 2021. Sui nostri software del portale della Regione Umbria che si interfaccia con il Ministero della Salute si esordiva come “vaccinazione non obbligatoria”. Il nostro compito era quello di segnalare agli hub vaccinali i nostri pazienti fragili e così ho fatto io.

E poi?
Vedevo che mi ritornavano a casa tutti vaccinati e allora ho capito: stavano vaccinando proprio i soggetti fragili.

Sbagliato?
Sbagliatissimo, fragili vuol dire immunocompromessi, quindi decisamente non adatti a una vaccinazione, per di più ancora sperimentale che non aveva ancora superato gli studi di fase 3.

E lei che cosa aveva capito?
Che dovevo segnalare i fragili per escluderli del tutto da qualunque proposta di vaccinazione! Compresi l’illogicità dell’operazione. Chiunque abbia una malattia in atto, dall’artrite al tumore è clinicamente fragile. Questi pazienti non vanno mai toccati, hanno un sistema immunitario indebolito. E invece accadeva il contrario.

Ma le comunicazioni ufficiali?
Non avevamo mai comunicazioni ufficiali. A febbraio 2021 aprì ancora di più gli occhi con la morte di Stefano Paternò (il militare di Marina stroncato dal vaccino dopo appena 12 minuiti dalla vaccinazione ndr.). La diagnosi di iperimmunità fu subito chiara, ero sicura che questa tragedia, pur nella sua sfortuna avrebbe contribuito a fermare tutto.

E invece?
E invece continuavano ad arrivarmi pazienti a riferirmi di malori da parte dei loro anziani genitori.

E così è diventata un medico no vax?
Guardi, io rifiuto categoricamente questo appellativo. Il medico non è né prono vax. La medicina è una scienza nella misura in cui prevale l’evidenza clinica. Sennò diventa ideologia.

Quando inizia il suo calvario giudiziario?
Il mio calvario inizia a marzo quando si svolgevano le riunioni on line tra noi medici di medicina generale e si cominciava a parlare di scudo penale, non si potevano fare domande se non in forma scritta, ci dicevano che potevamo fare vaccini nei nostri ambulatori. Domandai: “Ma come è possibile se questi vaccini non sono stati ancora approvati?”.

E la risposta?
Nessuna risposta, l’unica cosa che ci dicevano era che avremmo avuto lo scudo penale. Una cosa sporchissima.

Perché?
Perché contraddice il principio ippocratico della precauzione. Vede: il principio di Ippocrate non è “non uccidere”, o meglio lo è, ma il medico sa che deve fermarsi molto prima, cioè non deve mettere a rischio la salute. È questo il primo principio ippocratico.

Che cosa fece?
Ero nauseata. Scrissi una lettera a tutti i medici di medicina generale della Regione.

Chi rispose?
Tutti zitti. Solo un sindacalista mi dissse una cosa agghiacciante: siccome siamo pagati dal servizio sanitario nazionale, non siamo più liberi professionisti. Gli risposi che non mi risultava affatto. Ma la sua risposta fece il giro di tutti i medici umbri.

Subisce attacchi personali?
A voglia! Vengo derisa dai colleghi, cominciano le convocazioni disciplinari dell’Ordine. E poi mi telefonavano in continuazione le infermiere per dirmi di venire a ritirare le mie dosi di vaccino, cioè quelle assegnate a tutti i miei pazienti. Il sistema ci passava sopra le teste e lì sono cominciate le commissioni disciplinari.

Ma come provava a difendersi?
Quando uscì l’articolo 105 per gli esoneri e i differimenti io lo applicavo. Il differimento della vaccinazione non richiede una patologia, ma bastavano condizioni cliniche in atto. Significa che in quel momento non sei in grado di ricevere un vaccino. Alcuni pazienti mi hanno lasciata inorriditi, altri sono entrati. È stata una lotta tra medici. E poi mi arrivò la prima censura.

Si oppone?
Feci ricorso al Tar, ma lo persi. A fine gennaio 2022 mi arriva una sospensione che mi dice che non posso esercitare. Faccio un nuovo ricorso al Tar per non essere radiata.

Quanto dura il calvario?
Fino a ottobre 2022, sono rimasta sospesa per 7 mesi, poi con le misure del nuovo governo Meloni sono rientrata in servizio. Ma è partita la denuncia per falso ideologico.

Che mesi sono stati?
Mentirei se dicessi che non sono stati duri, ma mi sono informata, ho trovato anche tanta gente che mi ha cercato, non potevo ricettare, ma davo comunque consigli e con tanti professionisti medici abbiamo fatto rete, penso a Cosentino, a Frajese, a Donzelli…

Qual è stato il momento più duro?
L’irruzione dei NAS. Mi portarono in caserma, sequestrandomi telefono e pc; Su consiglio dell’avvocato firmai il loro diritto a procedere anche in assenza di un avviso di garanzia formale. Così fecero le incursioni nei miei tre ambulatori.

E nella vita privata?
In famiglia ci sono state discussioni, diciamo che i miei non avevano ancora capito che cosa voleva dire fare il medico. Anche con mio marito ho avuto difficoltà a causa degli stipendi persi. Ho capito sulla mia pelle che fare il medico significa anche lottare contro un sistema che voleva togliere ai medici la libertà professionale di fare il medico. Il medico non vende protocolli.

Il processo tecnicamente come viene costruito?
L’accusa di falso ideologico è per aver rilasciato esoneri al vaccino. Tra i miei pazienti ne sono stati scelti una dozzina dalla Procura, anch’essi rinviati a giudizio.

E come vi siete difesi?
Preferisco che siano i miei avvocati a spiegarlo quando usciranno le motivazioni della sentenza. Intanto le posso dire che l’esonero non prevede una cartella clinica, dura 30 giorni e poi è prorogato dal Ministero. Le loro esenzioni sono state ritenute tutte corrette. Il differimento era sulla base dell’anamnesi e in osservanza del principio di precauzione. Invece il processo si è incentrato sulla ricerca delle patologie e dei fattori di rischio di questi coimputati. Ma era tecnicamente sbagliato. Basta una febbre per avere un differimento e tutti i vaccini lo prevedono, non è mai un esonero definitivo, ma il fatto che sia stata una vaccinazione coatta è stato l’errore più grave.

Come venivano cercate le patologie dei suoi pazienti?
Ci sono stati anche momenti grotteschi. Ogni paziente ha portato in aula la sua motivazione e si è umiliato a raccontare la sua storia, una cosa non richiesta. Ad esempio, un paziente ha raccontato che era allergico, in aula il giudice ha messo in discussione un differimento per una “semplice allergia”. Così hanno dovuto chiamare in aula il padre perché confermasse che aveva l’asma. Ma un’allergia è un motivo per un’esenzione, altroché. In ogni caso non era competente il tribunale su questo.

Poi alla fine l’assoluzione…
Alla fine la Procura ha chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove, ma il verdetto dice altro: dice che il fatto non costituisce reato. Quelle esenzioni o differimenti erano legittimi e questo è molto importante perché fa capire che era tutto costruito sulla base dei Dpcm del governo.

Ora chiederà un risarcimento, anche per gli stipendi persi?
È tutto in mano ai miei legali. Ci penseremo.

Ora come si sente?
Mi sento che mi è stata restituita l’onorabilità e che è stata fatta giustizia, ma le minacce ricevute pesano nel cuore. Ce ne sono state anche di cattive: mi dicevano che per colpa mia la gente moriva. Ma io esercito da 30 anni e non ho mai provocato la morte di nessuno. Ecco, questo pesa ancora.



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