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SCONTRO NEL PD

Votano contro ma non si dimettono. Questa è la Rai

Fare ricorso contro il proprio azionista. Davvero paradossale, ma tant’è. Il coniglio di amministrazione della Rai ha approvato mercoledì l'ordine del giorno presentato dal consigliere Antonio Verro che impegna il consiglio sul ricorso contro il taglio di 150 milioni di euro chiesto dal governo. Nuovo scontro nel Pd.

Politica 21_11_2014
Il cavallo di viale Mazzini, simbolo della Rai

Fare ricorso contro il proprio azionista. Davvero paradossale, ma tant’è. Il cda della Rai ha approvato mercoledì l'ordine del giorno presentato dal consigliere Antonio Verro che impegna il consiglio sul ricorso contro il taglio di 150 milioni di euro chiesto dal governo. Come si ricorderà, quel prelievo a carico della concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo era stato deciso dal governo la scorsa primavera con il decreto Irpef, insieme al via libera alla quotazione di Rai Way, nell’ambito della politica di spending review, per garantire la copertura degli ottanta euro elargiti in busta paga a circa dieci milioni di italiani. 

L'ipotesi di un ricorso da parte del cda contro l’esecutivo Renzi (quindi contro il proprio azionista) è stata ampiamente discussa in consiglio di amministrazione, tanto che è stato chiesto al professor Enzo Cheli, costituzionalista ed ex presidente dell'AgCom, un parere sulla sussistenza di elementi di costituzionalità del decreto e sull'eventuale responsabilità oggettiva degli amministratori. Parere che però non era riuscito a dipanare la matassa, fino a quando, due giorni fa, il cda ha rotto gli indugi e ha approvato il ricorso. Va detto che contro il taglio imposto alla Rai dal governo avevano già presentato ricorso al Tar del Lazio Federconsumatori, Adusbef, Slc Cgil e Uilcom Uil. 

Il confronto in cda è stato molto acceso. Hanno votato contro sia Antonio Pilati, vicino al centrodestra e in predicato di assumere nel prossimo futuro la presidenza della Rai, sia Luisa Todini, che si è dimessa subito dopo il voto, come aveva peraltro annunciato, a seguito della sua nomina a Presidente di Poste Italiane. Luisa Todini era stata eletta in Consiglio nel 2012 in quota Lega Nord-Pdl, ma ora risulta convertita al renzismo. A favore del ricorso hanno votato gli altri sei membri del consiglio, mentre la presidente Anna Maria Tarantola si è astenuta in ragione del suo ruolo di garanzia.

Il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi ha ritenuto inopportuno il ricorso, visto e considerato che il voto è arrivato proprio nel giorno del debutto a Piazza Affari di Rai Way, appendice tecnica della Tv di Stato e anello di collegamento tra punti (trasmettitori e ripetitori) che fanno giungere i programmi alle nostre antenne. Il debutto della controllata Rai in Borsa è satto molto positivo. Il titolo ha chiuso con un tonico +4,68% e 3,08 euro rispetto a un prezzo di offerta a 2,95. La matricola ha offerto il 30,5% del capitale chiudendo il collocamento con una domanda due volte superiore all'offerta. L’incasso è stato pari a 245 milioni di euro, che potrebbero servire, com’era nelle intenzioni, anche per coprire il prelievo stabilito dal governo. Nel frattempo, però, il cda ha scelto di “varcare il Rubicone” e di  sfidare l’esecutivo.

Una scelta che fa riesplodere le polemiche e apre una fase di incertezza per la governance della Tv pubblica, che attende ormai da troppo tempo un rilancio. Il ministro dell’economia Padoan ha preferito godersi il successo del collocamento di Rai Way sul mercato, mentre il sottosegretario alle comunicazioni, Antonello Giacomelli è stato molto critico nei confronti della decisione del cda, contrassegnata, secondo lui, da logiche politiche. Il governo non ha dunque intenzione di indietreggiare di un millimetro rispetto alla volontà, manifestata dallo stesso premier, di chiedere sacrifici anche alla tv pubblica. Se il ricorso sarà accolto, l’esecutivo troverà altre modalità per rastrellare denaro nei bilanci della Rai.

La questione più controversa, al momento, riguarda proprio la permanenza in carica di un cda che scadrebbe fra sei mesi ma che è in guerra aperta contro l’esecutivo. Il Pd ha infatti chiesto le dimissioni dei consiglieri Colombo e Tobagi, scelti dalla società civile ma sostenuti dall’area dem. Perfino il consigliere Pinto, indicato dal ministero dell’Economia, ha votato a favore del ricorso, sconfessando di fatto le politiche del governo. Anche lui per coerenza dovrebbe dimettersi. Ma il presidente della commissione di vigilanza Rai, il grillino Fico, sembra prendere tempo. Più che rimpiazzare la dimissionaria Todini o assecondare le richieste del Pd di sostituire anche gli altri consiglieri, intende porre sul tappeto l’esigenza di riformare la governance della Tv pubblica, introducendo criteri di trasparenza e autonomia nella nomina dei consiglieri. 

Ormai le priorità della Tv pubblica sono ben chiare: arginare i condizionamenti politici; tagliare costi e razionalizzare la spesa; migliorare la programmazione dei contenuti.  L’attuale cda non è assolutamente in grado di gestire questa transizione e di favorire tale processo di riforma. E’ opportuno che si dimetta al più presto. Non è il caso di vivacchiare fino a primavera.