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CILE

Usano Pinochet per oscurare il successo del cattolico Kast

È in vantaggio alle presidenziali del Cile. Cattolico, difende vita e famiglia dagli assalti laicisti e omosessualisti. Ma contro Juan Antonio Kast, media internazionali e Sinistra si scagliano usando un'unica narrazione che lo accusa di essere l'erede di Pinochet. Falsificando la realtà: nulla in lui riconduce alla stagione del regime. 

Esteri 24_11_2021 Español

«Fantasma, erede e rampollo di Pinochet». E, quando va bene, amico di Bolsonaro.  Oppure “un altro Trump”. Non sono tenere le reazioni della stampa internazionale di fronte al candidato alle presidenziali cilene Juan Antonio Kast che domenica ha staccato il biglietto di favorito nel ballottaggio che si terrà il 19 dicembre prossimo.  

Kast ha ottenuto quasi il 28% conquistando il diritto a partire avvantaggiato per la segunda vuelta che lo vedrà opposto a Gabriel Boric, esponente della Sinistra radicale che ha ottenuto il 25%. Potendo contare anche sui voti del partito ultraliberista dell’ambiguo Franco Parisi, giunto terzo col 12% senza mettere mai piede in Cile (su di lui pende un mandato di arresto per insolvenza nei confronti dei figli) e soprattutto dell’altro 12,7 del partito di Centrodestra, la sua vittoria è davvero a un passo.  

E per il mainstream questo è inaccettabile. Perciò sono già partite le campagne di delegittimazione della sua persona, più che della sua politica dato che si utilizzano esclusivamente dichiarazioni di Kast pronunciate in questa campagna elettorale o di quella precedente che non hanno nulla a che fare col il suo programma di governo, ma sono frasi strappate su domande, spesso provocatorie dei giornalisti.  

Dici destra cilena e subito il fantasma evocato è quello di Augusto Pinochet Ugarte, il generale dittatore che occupò il potere dal ’73 al ‘90 con la pesante eredità della violazione dei diritti umani degli oppositori politici fatti scomparire, torturati o uccisi.  

In Cile, per poter passare il test di “democraticità” bisogna rispondere nel modo giusto sul periodo della dittatura, un po’ come da noi che tutti devono definirsi antifascisti, anche se il fascismo, oggi lo si ritrova in altre famiglie politiche. Il modo lo stabilisce ovviamente la Sinistra. Pertanto, stando ai criteri mediatico politici mainstream, Kast non avrebbe passato l’esame, così è stato subito bollato con il marchio dell’infamia di essere un propugnatore della dittatura pinochetiana.  

Eppure, Kast non è un nostalgico di quel periodo, non ha mai lasciato trasparire alcuna deriva liberticida o autoritaria nelle sue idee. Non ha nel suo programma alcunché che possa ricondurre a instaurare una dittatura, idranti allo stadio di Santiago, voli della morte sul Pacifico. A suo carico pesa la partecipazione del fratello, Miguel, in un governo del dittatore, però successivo ai fatti del ‘73 e della repressione. Economista, cattolico, esponente dei Chicago boys, è stato uno degli artefici del “miracolo” economico cileno, che viene riconosciuto da tutti gli storici proprio sotto il regime del generale.  

E soprattutto, nell’immaginario occidentale pesa su Kast il fatto di essere figlio di un ufficiale della Wermacht scappato dalla Germania nel dopoguerra.  

Tutto questo ha gettato su di lui un’ombra di complicità che però allo stato reale dei fatti non è giustificata da alcunché. Eppure, sia nella scorsa tornata elettorale del 2017, quando ottenne poco più dell’8% sia in questa, i giornalisti non hanno smesso di fargli il test.  

E in quest'ultimo, hanno ancora una volta perso un’occasione per riflettere sul motivo per cui, giusto a coronamento di uno dei bienni più drammatici del Cile (proprio due anni fa ci fu il tragico estallido social), il popolo abbia scelto Kast e un esponente della izquierda più “zurda” come principali sfidanti della corsa presidenziale e non l’uscente e debole presidente Sebastián Piñera, men che meno l'esponente socialista.  

Il fatto è che al di là delle politiche espansionistiche che propone, dopo due anni di crisi economica senza precedenti, Kast è un cattolico convinto, che sostiene come non è mai accaduto recentemente nel Paese andino e nei vicini del Cono sur politiche pro vida e pro family decisamente "radicali". È contro il matrimonio omosessuale, l'eutanasia, l’utero in affitto e ovviamente contro l’aborto. Non ha fatto mistero di volersi impegnare proprio in queste politiche che un tempo si sarebbero definite dettate dai principi non negoziabili.  

Ma, invece di entrare nel merito, la stampa ha preferito agitare lo spauracchio del generàl per presentare agli occhi degli osservatori internazionali un impresentabile. L’operazione era partita già 4 anni fa quando Kast si presentò alle elezioni. Ancora oggi i giornali ricordano alcune frasi pronunciate proprio su Pinochet: «Bachelet o Pinochet? Pinochet»; «Se fosse vivo, Pinochet voterebbe per me».  

Eppure, nessuno ha contestualizzato quelle frasi: Kast rispondeva a domande dei giornalisti sullo sviluppo economico. E lo stesso sviluppo economico è stato alla base del giudizio di Kast sull’operato di Pinochet, stando bene attento a non cadere nella trappola dei diritti umani violati, tema rispetto al quale non si troverà mai una parola fuori posto da parte del candidato.  

Anche quest’anno, Kast ha dovuto passare sotto le forche caudine del test di democraticità rispondendo ad una domanda sul parallelo tra la situazione del Nicaragua di oggi e del Cile di ieri in relazione al ritorno al voto. E anche qui non sono mancati i titoloni. Eppure, Kast ha rimarcato che le due situazioni sono diverse perché Pinochet favorì elezioni libere al termine delle quali uscì di scena, in Nicaragua invece Ortega ha di nuovo vinto quelle che sono a tutti gli effetti delle elezioni farsa. Come dargli torto?  

Nessuno ha letto il suo programma (noi lo abbiamo fatto QUI con Gianfranco Amato). Vi si trovano la difesa della famiglia dagli assalti della dittatura gay (della cui violenza lui stesso porta i segni), la difesa delle confessioni cristiane dagli assalti del laicismo (il Cile è uno degli stati dove per un motivo o per l’altro si bruciano le chiese) e della vita. Eppure, c’è da starne certi, la Sinistra medio-mondialista si unirà in un solo coro da qui al 19 dicembre per delegittimare Kast con una sola e unica narrazione: dagli all'erede di Pinochet.