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Una campagna di terrore per spingere i croati a vaccinarsi

In Croazia, anche più che in Italia, il governo ha scatenato una campagna di terrore per spingere i cittadini a vaccinarsi. A chi è sprovvisto di "passaporto Covid" viene negata una vita normale, neppure cure gratuite (salvo casi gravi). Nonostante tutto solo un terzo dei croati si è vaccinato. E le voci critiche in ambito medico non si sono affatto rassegnate.

Creato 11_08_2021

La Croazia non è un’isola felice nel trend planetario che vede gli Stati, con il sopruso e il ricatto, imporre la vaccinazione contro il virus COVID-19. I dati molto bassi di vaccinazione (a tutto il 19 giugno aveva ricevuto entrambe le dosi solamente il 22% della popolazione complessiva, pari al 25,6% della popolazione adulta) hanno spinto il governo croato a provare ad accelerare il processo con una campagna di terrore mediatico, sviluppata a partire dai primi giorni di luglio con la collaborazione dei media compiacenti - esemplare in questo senso il titolo a tutta pagina del quotidiano di Zagabria Jutarnji List nella sua edizione cartacea del 3 luglio che recitava: «Rendere difficile la vita a chi non si vaccina».

È stato così annunciato che chi non è in possesso del ‘passaporto COVID’ o di un tampone negativo non potrà entrare negli ospedali ad eccezione dei casi gravi, e che vi è la possibilità di ridurre l’assistenza medica gratuita a chi non si vaccina. Si è previsto che i sussidi dello Stato alle aziende colpite dalla crisi a causa della pandemia saranno ridotti qualora vi siano dipendenti non vaccinati, misura che riguarderebbe, a oggi, circa 50.000 persone. Vi è stata inoltre la minaccia che in autunno ai non vaccinati sarà vietato l’ingresso nei centri commerciali. A tale proposta ha duramente replicato Marko Župa, direttore della comunicazione del Centro Commerciale Westgate nei pressi di Zagabria, affermando che tale procedura è illegale, provocherebbe un enorme aumento dei costi di gestione, e creerebbe una società segregata come nella Germania nazista nel 1938-1939.

È stato inoltre rivelato che è allo studio del governo la possibilità di organizzare in autunno la vaccinazione coatta di intere classi di ragazzi di età superiore ai dodici anni. Vi è stata una durissima protesta dei genitori sui social network cui hanno fatto seguito prese di posizione di alcuni parlamentari, e sebbene il governo abbia assicurato che la vaccinazione sarà soggetta al consenso dei genitori, è difficile pensare che essa avvenga senza coercizione. Non mancano odiose forme di ricatto nei confronti di pazienti malati: negli ospedali, infatti, la prosecuzione della cura, perfino a malati di tumore, o l’esecuzione di interventi programmati da tempo, in molti casi vengono fatti dipendere dalla vaccinazione del paziente.

Anche se a seguito della campagna di terrore del governo il numero dei vaccinati è leggermente aumentato - a tutto il 31 luglio ha ricevuto entrambe le dosi il 35,28% della popolazione complessiva (ovvero il 42,49% della popolazione adulta), la resistenza dei croati rimane molto forte, ed è dovuta soprattutto alla constatazione quotidiana dei gravi problemi di salute e dei decessi provocati dai vaccini presso amici, parenti e conoscenti. È un movimento trasversale di persone di ogni credo politico e religioso, cui partecipano, in incognito, per timore di rappresaglie, anche molti medici, tra i quali non pochi medici di base. Tale timore non è infondato, in quanto lo scorso 30 giugno il governo ha licenziato il professor Krešimir Pavelić, preside dell’erigenda Facoltà di medicina dell’Università di Pola, colpevole di avere affermato nel corso di una tavola rotonda che i vaccini attualmente in circolazione sono dannosi alla salute e il governo dovrebbe sospendere la campagna di vaccinazione.

L’illusione nutrita dagli uomini politici che la vaccinazione rendesse immuni dal virus COVID-19 è stata di breve durata. Come ha rivelato a un’emittente televisiva privata un’infettologa dell’’Ospedale Covid’ di Zagabria-Dubrava, nel nosocomio sono stati ricoverati 190 pazienti che avevano ricevuto almeno una dose di vaccino, e che sono deceduti otto pazienti che avevano ricevute entrambe le dosi (non è stato rivelato il dato di quanti pazienti erano stati ricoverati con due dosi). Reagiva stizzita Ivana Pavić Šimetin, vice-direttrice dell’Istituto croato di sanità pubblica, la quale minimizzava la vicenda affermando che nessuno di quei pazienti deceduti era morto di COVID, bensì in quanto anziani e affetti da altre gravi patologie. Inoltre, si segnalano anche casi di focolai di contagio in ambienti frequentati solamente da possessori del ‘passaporto COVID’.

Che la popolazione anziana sia stata falcidiata dai postumi della vaccinazione è più che un sospetto. Secondo i dati ufficiali dell'Istituto croato per l'assicurazione pensionistica, nei primi sei mesi di quest'anno hanno cessato di usufruire del trattamento pensionistico a causa di decesso circa 27.000 utenti, 5.000 in più dello stesso periodo dello scorso anno, quando il dato era cresciuto di circa 5.000 unità rispetto all’anno prima. Considerando che i casi di decessi di anziani per COVID sono notevolmente diminuiti rispetto al 2020, anche grazie alle misure di prevenzione adottate, è assai probabile che un'elevata percentuale di questi decessi sia da ricondurre alla vaccinazione, circostanza che dipendenti delle strutture per anziani confermano in privato, senza tuttavia fare una denuncia pubblica poiché provocherebbe loro guai a non finire. Del resto, anche diversi sacerdoti rivelano confidenzialmente di avere avuto nelle loro parrocchie non pochi casi di fedeli deceduti poco dopo essere stati vaccinati.

La repressione del governo non è riuscita a spegnere le voci contrarie alla sua politica. È infatti balzato all’onore delle cronache Gordan Lauc, professore di biochimica e glicobiologia presso l’Università di Zagabria e membro del Comitato Tecnico Scientifico croato. Incurante delle richieste di licenziamento provenienti da una parte del mondo scientifico croato e dai giornali di regime e dell’evidente fastidio mostrato dal governo, che tuttavia non può permettersi un nuovo caso Pavelić, da alcuni mesi dal suo profilo Facebook egli martella il governo con interventi che mettono in dubbio la narrazione ufficiale sulla lotta al COVID-19 e sulla vaccinazione. Secondo Lauc, infatti, l’elevata mortalità provocata dal COVID è dovuta «alla nostra risposta planetaria alla pandemia che ha sopravvalutato il rischio di questo virus e ha creato psicosi e paura, limitazioni e divieti». Egli considera errata la strategia del ‘zero-covid’ e giudica che alcuni «ci hanno spaventato poiché hanno visto in questa cosa un interesse personale». Commentando i dati secondo i quali in Croazia nel 2020 sono stati assistiti negli ospedali circa 130.000 pazienti in meno, molti dei quali sono deceduti, egli ha spiegato che essi devono essere considerati vittime dell’approccio errato alla lotta alla pandemia. Fermamente contrario a ogni lockdown, che considera «una misura totalmente inutile e inefficace», egli ritiene prevedibile che con circa il 50% delle persone che sono state contagiate e il 50% che sono state vaccinate, la mortalità durante il prossimo inverno sarà meno grave che negli ultimi due anni, ed è quindi totalmente inutile «continuare a discutere di misure, vaccinazione obbligatoria, divieti e limitazioni».

Tuttavia, l’affermazione di Lauc che ha fatto più rumore è stata che le persone vaccinate favoriscono lo sviluppo di varianti sempre più resistenti al virus. Sebbene sia favorevole alla vaccinazione, afferma che l’idea «di ottenere un’immunità collettiva con il vaccino è errata». Secondo Lauc, infatti, «ciò è chiaro per il fatto che anche numerosi vaccinati diffondono molto efficacemente il virus e favoriscono lo sviluppo di varianti resistenti al vaccino, circostanza che poi rende necessario una costante vaccinazione supplementare con vaccini ancora più nuovi, nonché la costante necessità di fare tamponi e di creare limitazioni». Tutto questo, conclude Lauc, «rappresenta un eccezionale modello commerciale per i produttori di vaccini, tamponi e dispositivi di protezione, tuttavia, se come società acconsentissimo a tale modello, saremmo veramente degli idioti».

Una questione che suscita l’interesse di molti cattolici croati è se esiste la possibilità che i ‘passaporti COVID’ dovranno essere esibiti anche per andare in chiesa. Al momento non vi è stata alcuna richiesta in tal senso, tuttavia non si sa ciò che potrà accadere in autunno e in inverno. La Conferenza Episcopale croata sarà sufficientemente forte per respingere eventuali richieste in tal senso del governo, considerando che esso tiene i cordoni della borsa, cosa tanto più importante dopo le due serie di terremoti del 2020 che hanno distrutto o danneggiato moltissime chiese e case parrocchiali nell’Arcidiocesi di Zagabria e nella Diocesi di Sisak? Ai posteri l’ardua sentenza.