Un inno a Gesù, il Santissimo Nome che ci salva
Nello straordinario repertorio cattolico ci sono inni di grande bellezza testuale e musicale. Uno di questi è Jesu dulcis memoria, che ci ricorda come Gesù, il solo suo nome, sia ciò che di più soave si possa cantare e una scoperta che non si può esprimere con parole umane.
Nella nostra tradizione musicale cattolica, dobbiamo ritenerci fortunati in quanto siamo depositari di un repertorio che può definirsi soltanto ammirabile, un repertorio che dovrebbe essere veramente il nostro vanto più grande. Eppure, sembra che proprio coloro che dovrebbero vegliare scelgano di far finta di niente quando questo repertorio viene completamente messo da parte e anche abbandonato.
Pensiamo alla ricchezza del canto gregoriano, non solo a quello del repertorio più antico, ma anche quello più recente. Ci sono inni di una bellezza testuale e musicale sublime, come Jesu dulcis memoria, un inno che ci ricorda come Gesù, il solo suo nome, sia ciò che di più soave si possa cantare, inno attribuito a san Bernardo di Chiaravalle. È quindi importante ricordare questo inno, specialmente in occasione della festa liturgica del Santissimo Nome di Gesù, che così ci descrive Antonio Borrelli (su santiebeati.it): “Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) […]. Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721”.
Nell’inno Jesu dulcis memoria leggiamo espressioni di intensa spiritualità: “Nulla si canta di più soave, nulla si ode di più giocondo, nulla di più dolce si pensa, che Gesù, Figlio di Dio. Gesù, speranza di chi ritorna al bene, quanto sei pietoso verso chi Ti desidera, quanto sei buono verso chi ti cerca. Ma che sarai per chi ti trova? La bocca non sa dire, la parola non sa esprimere, solo chi lo prova può credere, ciò che sia amare Gesù”.
Certamente sono parole di profonda venerazione che circondano il nome di Gesù, così come dovrebbe essere dovuto, di un rispetto supremo; questo spiega anche come mai questo inno fosse usato per l’adorazione eucaristica.
Proprio san Bernardo così commenta per la festa del Santissimo Nome di Gesù: “Il Nome dello Sposo è luce, cibo, medicina. Esso illumina, quando lo si rende noto; nutre, quando vi si pensa in segreto; e quando lo si invoca nella tribolazione, procura la dolcezza e l’unzione. Percorriamo, di grazia, ognuna di tali qualità. Donde pensate che si sia potuto diffondere nell’universo intero la grande e improvvisa luce della Fede, se non dalla predicazione del Nome di Gesù? Non è forse per la luce di quel Nome benedetto che Dio ci ha chiamati alla sua stessa mirabile luce? Illuminati da essa, e vedendo in quella luce un’altra luce, sentiamo san Paolo che ci dice giustamente: Voi eravate una volta tenebre; ma ora siete luce nel Signore. Ma il Nome di Gesù non è soltanto luce, è anche cibo. Non vi sentite dunque riconfortati ogni qual volta richiamate al vostro cuore quel dolce Nome? Che altro c’è al mondo che nutra tanto la mente di colui che Lo pensa? Che cos’è che, allo stesso modo, ristori i sensi indeboliti, dia energia alle virtù, faccia fiorire i buoni costumi e mantenga gli onesti e casti affetti? Ogni cibo dell’anima è arido se non è imbevuto di quest’olio, è insipido se non è condito con questo sale” (citato da dom Prosper Guéranger nel suo Anno Liturgico).
Non solo luce, ma anche cibo. Attraverso questo bellissimo inno riscopriamo come sia importante rimettere al centro la devozione dovuta al Santissimo Nome di Gesù, il Salvatore, unica speranza per noi di essere salvati.