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GREEN DEAL

Un bagno di realtà: l'Ue rinvia e modera gli obiettivi sul clima

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Svolta sul Green Deal. L'Ue capisce che seguendo il climatismo più ortodosso perderebbe di competitività, quindi il Consiglio Europea introduce delle modifiche: tempi più dilatati, maggior flessibilità e obiettivi più ragionevoli per il 2040. 

Esteri 06_11_2025
Ursula von der Leyen e Kaja Kallas (La Presse)

Ieri mattina dopo una ventina di ore di trattative serrate tra Commissione e Stati membri dell’Unione europea, si è dato l’avvio ad una svolta (più ragionevole flessibilità), un primo passo importante per l’uscita dall’ubriacatura folle dell’ambientalismo masochista del Green Deal ed il ritorno al realismo. I ministri dell'UE responsabili del clima hanno concordato un obiettivo sul cambiamento climatico per il 2040 nelle prime ore di mercoledì, dopo averlo indebolito nei negoziati dell'ultimo minuto, mentre cercavano di raggiungere un accordo prima del vertice COP 30 delle Nazioni Unite che si svolgerà dall’11 al 21 novembre a Belem in Brasile.

Il Consiglio europeo ha dunque raggiunto un accordo sulla modifica della legge europea sul clima (ECL), introducendo un obiettivo climatico intermedio vincolante per il 2040, ovvero una riduzione del 90% delle emissioni nette di gas serra (GHG) rispetto ai livelli del 1990. Alcuni paesi, tra cui Polonia, Slovacchia e Ungheria, si sono opposti all'obiettivo climatico per il 2040, sostenendo che avrebbe compromesso la competitività delle industrie. La loro opposizione non è stata sufficiente a bloccare l'accordo, che necessitava del sostegno di almeno 15 dei 27 Stati membri. L'accordo trovato consentirebbe ai paesi di acquistare crediti di carbonio esteri per coprire fino al 5% dell'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90%. Ciò ridurrebbe effettivamente all'85% l'obiettivo delle emissioni richieste alle industrie europee e pagherebbe i paesi stranieri per ridurre le emissioni per conto dell'Europa per compensare il resto. L'Ue ha anche accettato di prendere in considerazione, in futuro, l'opzione di utilizzare crediti di carbonio internazionali per soddisfare un ulteriore 5% delle riduzioni delle emissioni previste per il 2040, riducendo potenzialmente di un altro 5% l'obiettivo interno che potrebbe così divenire nei fatti pari all’80%, dal 90% previsto in precedenza. Inoltre, i paesi hanno concordato un obiettivo per il 2035 di ridurre le emissioni in un intervallo compreso tra il 66,25% e il 72,5%. Tutti passi verso l'obiettivo a lungo termine dell'Ue di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 ma, da ieri, la direzione ed il ritmo di marcia sono più flessibili, ragionevoli e realistici. 

Lars Aagaard, ministro danese per il clima, l'energia e i servizi pubblici che ha guidato il confronto ha dichiarato che il traguardo raggiunto coniuga l’«obiettivo climatico del 90% entro il 2040, con la nostra competitività e sicurezza». Nel testo concordato il Consiglio di ieri ha valutato con attenzione le preoccupazioni sulla competitività dell'Ue e a favore di transizione giusta e socialmente equilibrata, oltre alle diverse situazioni nazionali degli Stati membri. Modifiche in parte già ricomprese negli orientamenti strategici, su “competitività e duplice transizione”, decisi dai leader dell'Ue nelle conclusioni del Consiglio europeo adottate il 23 ottobre 2025. «Abbiamo ascoltato e collaborato con tutte le parti coinvolte, il che ci ha portato a un ottimo compromesso», ha dichiarato ai giornalisti il commissario europeo per l'Azione per il clima Wopke Hoekstra, concordando «un obiettivo giuridicamente vincolante per il 2040 pari al -90%, con un obiettivo nazionale dell'85% e fino al 5% di crediti internazionali», dando più flessibilità ai paesi.

Si lascerà anche maggiore flessibilità all'interno dei paesi e tra i settori e gli strumenti per sostenere il raggiungimento degli obiettivi, valorizzando quelli più semplici ed economicamente vantaggiosi. Per raggiungere le tappe successive al 2030 ed in vista del traguardo del 2040, si vuole garantire una transizione equa, economicamente vantaggiosa e socialmente equilibrata che incentivi gli investimenti. La posizione del Consiglio chiede che si tenga in considerazione un rafforzamento della competitività dell'economia e dell'industria dell'Ue, nonché alla semplificazione e alla riduzione degli oneri amministrativi, sottolineando chiaramente la necessità di una transizione giusta e tenendo conto delle diverse circostanze nazionali e rafforzando il sostegno alla sicurezza energetica. 

Il Consiglio introduce anche un'importante valutazione biennale per monitorare i progressi verso gli obiettivi intermedi, sulla base delle più recenti prove scientifiche, dei progressi tecnologici e della competitività globale dell'UE. Si rafforza e flessibilizza anche la clausola di revisione dell'attuale legge europea sul clima, in relazione a quanto sarebbe necessario per raggiungere l'obiettivo del 2040, e le sfide in evoluzione per la competitività globale delle industrie dell'UE, nonché le opportunità per migliorarla, oltre all’evoluzione dei prezzi dell'energia e del loro impatto su industrie e famiglie. Sulla base dei risultati della revisione e ove opportuno, la Commissione dovrà proporre ulteriori modifiche alle normative sul clima, incluso anche il possibile adeguamento dell'obiettivo per il 2040 o altre misure aggiuntive anche per garantire la competitività, la prosperità e la coesione sociale dell'Ue. Infine, il Consiglio dei ministri dell’ambiente dell'Ue ha posticipato di un anno, dal 2027 al 2028, l'entrata in vigore del sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione per l'edilizia e il trasporto stradale (ETS2), il nuovo sistema di scambio delle quote di emissione che dal 2025 si sarebbe applicato ai settori del trasporto su strada e degli edifici, includendo tra anche i biocarburanti tra quelli ambientali, su proposta italiana.

La presidenza danese del Consiglio europeo avvierà i negoziati con il Parlamento non appena quest'ultimo avrà adottato la sua posizione, al fine di concordare il testo definitivo dell'emendamento da introdurre definitivamente nella folle legge sul clima imposta con il Green Deal nel 2021