Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
BAADER MEINHOF

Terrorismo rosso e rivoluzione sessuale, binomio perfetto

Un film di Uli Edel del 2008 narra le vicende della banda Baader Meinhof, futura Raf, equivalente tedesco delle Brigate Rosse. In una scena trascurata si eprime il vero significato della rivoluzione: "La liberazione sessuale e la lotta anti-imperialista sono la stessa cosa!". Lo stesso diceva de Sade nella Rivoluzione Francese. 

Cultura 20_07_2021 English Español
La banda Baader Meinhof, una scena del film

In Germania il Sessantotto durò quanto in Italia, e finì nello stesso modo: con il terrorismo. L’evoluzione di questo processo rivoluzionario è narrato in un importante film tedesco intitolato La banda Baader Meinhof (2008); pellicola che ha vinto il Festival Internazionale del Film di Roma ed è stato candidato all’Oscar e al Golden Globe. Il regista è Uli Edel, lo stesso del celebre Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (1981). Il focus del regista è sul gruppo terroristico che dà il titolo al film e che si costituì intorno ad Andreas Baader e alla giornalista Ulriche Meinhof, per poi prendere il nome di Rote Armee Fraction (Plotone dell’Armata Rossa), RAF. Ovviamente, la storia finisce con una serie di morti, ufficialmente suicidi.

Nel 1970 Andreas Baader, latitante dopo un processo per atti incendiari, fu arrestato e incarcerato; il resto del gruppo ne organizzò l’evasione e l’espatrio. Baader, insieme a Meinhof e ad altri componenti il gruppo, si recarono in Giordania per un periodo di addestramento alla guerriglia da parte del Fatah, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). In questo frangente si svolge una delle scene più significative del film.

Durante una pausa nell’addestramento, i tedeschi salgono sul tetto di un edificio del campo di addestramento per riposare e le ragazze si mettono a prendere il sole nude. Immediatamente arriva il capo del campo che gli intima di rivestirsi. Questo è il dialogo che segue:

- Che vuole?

- Vuole che ci rivestiamo.

- Allora questo è un esercito repressivo.

- [Baader, al capo del campo] La liberazione sessuale e la lotta anti-imperialista sono la stessa cosa!

- Ma lui non è in grado di capirlo, baby.

- [Baader, al capo del campo] Sco*** e sparare sono la stessa cosa 

- Fuc*** and shooting are the same.

Questo, a mio parere, è un punto fondamentale della dottrina rivoluzionaria: la liberazione sessuale è un punto fondamentale del processo rivoluzionario, forse il più importante. La sessualità è la leva più efficace per indurre le persone ad abbandonare al legge naturale, per ribellarsi al Logos.

L’aveva capito perfettamente il marchese de Sade, il più lucido e conseguente degli illuministi, che ha messo a fuoco questo punto in un pamphlet intitolato Francesi, ancora uno sforzo se volete essere repubblicani (cioè rivoluzionari) e inserito nel romanzo pornografico e blasfemo intitolato La filosofia del buodoir (1795). In questo breve scritto il «divin marchese» spiega che la Rivoluzione è un processo che non può mai arrestarsi; e, soprattutto, che non basta aver sovvertito (con la Rivoluzione Francese) l’ordine sociale e politico. È necessario, per essere veri rivoluzionari, sovvertire l’ordine morale; quindi, infrangere ogni altra legge (omicidio, aborto…). Tra queste, le più importanti sono quelle sessuali. Per questo motivo de Sade incita allo stupro, alla sodomia, all’incesto, alle orge. Una volta rifiutate le leggi morali che regolano la sessualità, il resto è tutta discesa, il più è fatto. «Sco*** e sparare sono la stessa cosa», dice Andreas Baader nel film. Ne deriva che la contro-rivoluzione, cioè la riaffermazione della regalità di Cristo sulla terra, passa anche e soprattutto attraverso la castità. Bisogna essere liberi per opporsi alla Rivoluzione; quindi, con la coscienza pulita.

A questo proposito, ricordo alcuni episodi commuoventi della lotta alla Rivoluzione combattuta dagli operai dei cantieri navali di Danzica nell’agosto del 1980. Innanzitutto, decisero che nei cantieri non sarebbe entrata la vodka, il veleno che lo Stato elargiva a piene mani alla popolazione durante il regime sovietico. Conoscendo la diffusione di questa droga nella Polonia sovietica, posso solo immaginare quanto sia costato rinunciare a questo magro conforto. La cosa meravigliosa, però, fu la reazione della città: quando si diffuse la notizia, tutta la città, in un gesto di solidarietà, fece lo stesso sacrifricio, rinunciando alla Vodka. Le cronache raccontano che, in quei giorni, non era possibile trovare una sola goccia di liquore in tutta la città.

Secondariamente, chiesero ad alcuni sacerdoti di entrare nei cantieri e si misero in fila per confessarsi. Avevano capito che, con la coscienza sporca, non si può compiere nulla che abbia valore o significato. Bene: il film La banda Baader Meinhof è un film significativo anche solo perché fissa nella mente degli spettatori questo concetto fondamentale.