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IL CASO

Suoretta nera fa litigare Lecce

Istituto di suore: i bambini cantano Faccetta Nera e Bella Ciao. Polemiche solo per la prima. Comunque: perché queste scelte in una scuola cattolica?

Attualità 20_05_2011
suora coro

Il fatto: la scuola tenuta dalle suore Marcelline a Lecce ha pensato bene di organizzare un saggio in cui, il 6 giugno prossimo venturo, un centinaio di bimbi tra i cinque e i dieci anni commemoreranno l’Unità d’Italia eseguendo in coro canti «storici», da quelli garibaldini a – e qui sta il problema - Faccetta nera. Un genitore (adottivo di una bimba di colore), sentendo la figlia canticchiare la marcetta colonialista, ha protestato. Non si sa se l’abbia fatto perché: a) la figlia è nera, b) il colonialismo è una brutta cosa, c) quella marcetta la cantavano soprattutto i fascisti. La scuola ha convocato i protestatari (anche qualche mamma si è aggiunta) e ha spiegato che i bambini stanno imparando anche l’Inno di Mameli e Bandiera rossa. Ma la cosa era ormai uscita dalle mura della scuola e aveva invaso la città.

A quel punto sono scesi in campo i politici locali, uno per parte: l'ex presidente della Provincia e della Commissione stragi, il pd Giovanni Pellegrino, e l'ex sindaco di Lecce, la senatrice di Io Sud Adriana Poli Bortone. Entrambi, pur da opposte sponde, hanno definito «stupida» la polemica. La direttrice della scuola, che aveva fatto marcia indietro per timore che l’istituto venisse accusato di apologia del fascismo, ha allora dovuto riunire il collegio dei docenti. Il quale, forte del sostanziale placet politico, ha rifatto dietrofront. Il saggio, insomma, si farà. Con Faccetta nera e Bella ciao. Par condicio.

Solo che, a questo punto, uno pensa: ma insomma, non si poteva celebrare il Risorgimento e, dunque, l’Unità, puntando più sulla seconda che sul primo? Perché non eseguire i canti della tradizione regionale italiana? Cori di mondine, Calabrisella mia, Vitti ‘na crozza, O mia bela Madunina, ‘O sole mio, Roma nun fa’ la stupida stasera, e via gorgheggiando? Nelle discoteche a metà prezzo si trovano i dischi della Sat, da cui imparare Quel mazzolin di fiori e magari Ta-pum. Sono più belli e armonici dei canti politici, tra i quali spicca, per miseria lirica, Bandiera rossa.

E poi, diciamola tutta: uno manda suo figlio a scuola dalle suore (e pagando non poco, stando all’eccellenza dell’istituto leccese delle Marcelline, dove, si dice, vanno i rampolli della città-bene) proprio, perché no, per sottrarli al pantano politicamente corretto della scuola statale, e poi si ritrova in mezzo a ‘ste storie. Che suscitano polemiche altrettanto politicamente corrette. Ma per piacere. Sennò va a finire che, visto che in classe ci sono sempre più immigrati, uno si ritrova il pargolo che canticchia in bagno la nenia mattutina del muezzin. Par condicio.