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COVID

Sui vaccini Draghi ci ricatta

Le Regioni riapriranno solo quando avranno vaccinato tutte le fasce a rischio, e in ogni caso saremo costretti a vaccinarci per anni contro il coronavirus. È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri sera in conferenza stampa, in pratica l'annuncio di un regime vaccinocratico.

Editoriali 09_04_2021
Il presidente del Consiglio Mario Draghi

Vaccineremo a lungo, vaccineremo tutti. Il programma del governo appare chiaro e minaccioso dopo le parole pronunciate dal presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa tenuta ieri sera a Palazzo Chigi. A dispetto del fare affabile e del dire rassicurante, il contenuto delle sue affermazioni è stato ben pesante.

Il primo punto, ribadito più volte, è: prima vi vaccinate e poi riapriamo. Nelle dichiarazioni è uno stimolo alle Regioni a fare presto e bene, concentrandosi sulla vaccinazione delle categorie a rischio, gli anziani; ma è anche un vero e proprio ricatto, dove l’obiettivo ormai dichiarato è la vaccinazione di massa. Draghi ha parlato di introdurre la copertura vaccinale come parametro da aggiungere ai contagi e all’indice Rt per decidere sull’allentamento del lockdown, guarda caso proprio mentre questi due indici stanno calando al punto che mantenere le chiusure fino al 30 aprile appariva sempre più ingiustificato. E dobbiamo sempre tenere conto che i contagiati attuali (contagiati, si badi bene, non malati) sono 544.330: lo 0,9% dell’intera popolazione!

Con l’introduzione del parametro della vaccinazione si torna in alto mare, ma anche qui per poter giustificare il mantenimento sine die del lockdown Draghi resta nel vago, non dà livelli chiari su cui poter giudicare, anzi confonde le acque offrendo criteri diversi: prima dice che la priorità sono gli over 75, perché è dopo questa età che «il rischio di decesso è massimo», poi rispondendo ad altre domande parla di ultrasessantenni come fascia a rischio che deve essere coperta prima di riaprire.

E i conti son presto fatti: per gli ultraottantenni con le vaccinazioni siamo già sulla buona strada, visto che (dati aggiornati a ieri) hanno ricevuto la prima dose 2.995.363 persone su un totale di circa 4.420.000. La seconda dose è invece stata ricevuta da 1.699.485 ultraottantenni. Tenendo conto che a livello nazionale si sta ora viaggiando al ritmo di poco meno di 300mila vaccinazioni al giorno, la copertura di questa fascia di popolazione non è lontanissima. Diverso il discorso se si allarga ulteriormente la platea delle fasce a rischio: nella fascia compresa tra i 60 e i 79 anni ci sono quasi 13 milioni e mezzo di italiani; i vaccinati in questa fascia sono finora 1.971.450 (prima dose) di cui appena 495.093 hanno ricevuto la seconda dose. Per cui possiamo stare tranquilli che la popolazione da coprire varierà in modo da ritardare il più possibile le aperture o comunque pilotarle secondo i propri calcoli politici.

Non può inoltre sfuggire la contraddizione continua del presidente del Consiglio che, di volta in volta, colpevolizza questa o quell’altra parte di popolazione: nella scorsa conferenza stampa se l’è presa con i sanitari che rifiutano il vaccino e infatti il 1° aprile ecco il decreto che obbliga i sanitari alla vaccinazione, poi ieri se la prende con «l’allargamento della platea dei sanitari» per potersi vaccinare prima; da una parte il governo fa pressioni anche sugli insegnanti per la vaccinazione, poi ieri sera Draghi se la prende con chi permette che a vaccinarsi siano prima quelli con meno di 60 anni: ma è chiaro che la stragrande maggioranza delle persone che lavorano non sono ultrasessantenni. Quindi? Facile, in questo modo si favorisce la guerra tra le varie categorie delle persone (divide et impera) e si trova sempre un capro espiatorio che permetta di sfuggire le proprie responsabilità e rinsaldare il potere.

C’è un’altra grave questione che è stata ieri ammessa candidamente da Draghi, ovviamente «per inciso»: «Per gli anni a venire dovremo continuare a vaccinarci perché ci sono le varianti e quindi questi vaccini vanno adattati». Noi l’avevamo già detto nelle settimane scorse: si illude chi pensa di tornare alla normalità con questa tornata di vaccinazioni, l’orizzonte in cui ci si muove è quello della vaccinazione a oltranza e saremo costantemente sotto questo ricatto. Peraltro Draghi innocentemente ha svelato un’altra menzogna che è stata diffusa in questi mesi, ovvero che i vaccini attuali siano efficaci anche contro le varianti. Non è vero, non era mai stato provato ed era facilmente prevedibile che almeno contro qualcuna delle tante varianti già esistenti sarebbero stati inefficaci i vaccini in commercio.

Ora Draghi lo ha ammesso e intanto ci prepara al “fine vaccinazione mai”. Colpa delle impreviste varianti? Davvero c’è qualcuno che lo crede ancora? Molto più facile pensare che fosse già tutto pianificato: la variante inglese, la prima a destare allarme, è stata identificata a metà dello scorso dicembre. Ma il 2 dicembre il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva già annunciato che l’Italia aveva prenotato 200 milioni di dosi di vaccino: anche ipotizzando di vaccinare tutta la popolazione (il che è già impossibile) sopra i 18 anni, circa 50 milioni di persone, sarebbero bastate 100 milioni di dosi. «Così abbiamo anche una riserva», disse allora Speranza. Ma quando mai la riserva è pari al fabbisogno totale? È come se un’automobile viaggiasse con quattro ruote di scorta. Ovvio che ci si stava già preparando alle fasi successive.

Appare sempre più chiaro che il vero obiettivo di tutta questa operazione è vaccinare. Non si usa il vaccino in funzione della malattia, ma il contrario: la malattia serve a giustificare la vaccinazione di massa. Nasce la vaccinocrazia e Draghi ne è il Gran Maestro.