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“NUOVA CHIESA”

Sinodo tedesco, fine primo atto. Ed è già una pena

Ieri si è chiusa la prima delle quattro assemblee del “cammino sinodale” tedesco. Ingresso della Messa in “stile protestante”, donne a portare l’Evangeliario (compito del diacono), applausi sull’omosessualità: la linea Marx, maggioritaria, è già chiara. Bocciate le proposte di Woelki e dei pochi altri vescovi che cercano di resistere al tradimento di fede.

Ecclesia 02_02_2020

Scintille al Sinodo della Chiesa tedesca. E siamo solo al primo atto. Anche se le persone presenti alla conferenza stampa di ieri, in particolare il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, il vescovo di Osnabrück, Franz-Josef Hermann Bode, e il professor Thomas Sternberg, presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, hanno cercato di dare l’idea che si trattasse di un pacifico spettacolo pirotecnico.

In verità, in conferenza stampa, al solo nome dell’arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, la tensione si tagliava a fette. E infatti, sulle labbra dei giornalisti che hanno posto domande, il nome di Woelki affiorava di continuo.

Andiamo con ordine. Ieri si è chiusa la prima delle quattro assemblee sinodali dell’epopea del Sinodo della Chiesa tedesca. Woelki, prima della conferenza stampa, iniziata alle 14, alla quale non era presente, ha deciso di rilasciare una breve ma frizzante intervista a DomRadio: «In fondo si sono realizzate tutte le mie preoccupazioni», ha spiegato il cardinale. «Avevo messo in chiaro che avevo una grande preoccupazione, che cioè si facesse quasi una sorta di parlamento ecclesiale in stile protestante, relativamente al modo in cui è organizzato l’evento. I presupposti essenziali di natura ecclesiologica riguardo a ciò che è la Chiesa cattolica in molti interventi sono stati, a mio avviso, ignorati».

Un’immagine significativa di questo “stile protestante” è stata, secondo Woelki, l’ingresso solenne della Messa che si è celebrata. Infatti, non solamente i chierici, ma anche diversi laici che prendono parte al Sinodo, sono entrati processionalmente, per esprimere l’uguaglianza di tutti i membri del Sinodo. «Questo non corrisponde esattamente a quello che la Chiesa cattolica è e pensa». Altre cose non sono tornate in questa celebrazione, per esempio il fatto che sono state delle donne a portare l’Evangeliario, compito che è affidato al diacono: a buon intenditor, poche parole. Forse è per questi “dettagli” che non tutti i vescovi sono stati presenti a questa celebrazione, preferendo una Messa “parallela”, in un’altra chiesa di Francoforte.

In effetti, che il principio democratico abbia di fatto soppiantato quello gerarchico, è evidente nel fatto che tutti i membri dell’Assemblea sinodale, siano essi vescovi, sacerdoti o laici, potranno votare le decisioni finali di ogni assemblea. E anche in conferenza stampa si è voluto enfatizzare il fatto che nell’aula sinodale lo spazio era volutamente organizzato in modo da azzerare ogni espressione gerarchica per dare maggiore libertà allo “spirito”, con i membri seduti in ordine alfabetico...

Woelki ha voluto rimarcare che, in questa prima assemblea, «ho potuto notare che quando alcuni andavano al microfono per rappresentare una certa posizione, si percepiva come l’attenzione calava, e qualcuno iniziava a parlare voltandosi in qua e in là», in segno di disappunto o di nervosismo. Quali fossero queste “posizioni” non è difficile immaginarlo. L’arcivescovo di Colonia ha inoltre fatto presente che un certo potere «è stato esercitato durante l’assemblea del cammino sinodale, perché non tutti coloro che lo hanno richiesto, hanno avuto diritto di parola e non tutte le richieste scritte anticipatamente hanno ricevuto la stessa attenzione».

Un’altra parola ricorrente durante la conferenza stampa è stata “Geist”; non si capisce bene di quale spirito si parli, ma anche su questo Woelki sembra avere le idee molto chiare: non bastano i momenti di preghiera durante il Sinodo. «Il processo spirituale - ha detto l’arcivescovo di Colonia - è contrassegnato dal fatto che dobbiamo ascoltare il Signore durante gli interventi e durante la stesura dei testi e dei documenti [...]. Il Signore parla attraverso la Scrittura, attraverso la fede e la dottrina della Chiesa. E non siamo noi che adesso, dopo duemila anni, implementiamo la Chiesa, che inventiamo nuovamente la Chiesa. Siamo inseriti in una lunga tradizione; la fede che ha le sue fondamenta nei concili e nelle origini apostoliche non può essere demolita o inventata nuovamente da noi. Questi sono i presupposti per un autentico processo spirituale, per riflettere in modo approfondito e non invece buttar via la fede come fosse un caffè vecchio, solo perché adesso non lo capisco».

Di tutt’altra linea il cardinal Marx, che, nel suo intervento d’apertura della conferenza stampa di ieri, ha fatto chiaramente capire che piega prenderà l’«esperimento spirituale» del Sinodo: «Da una parte ci atteniamo all’ordine della Chiesa, ma dall’altra lo interpretiamo liberamente e apertamente. E cerchiamo di fare qualcosa che, in questa forma, da noi non è mai esistito».

Un saggio di questa libera interpretazione è stato offerto in aula. Per quanto riguarda il celibato, monsignor Bode ha detto apertamente che in futuro bisognerà lasciare ai sacerdoti la scelta se vivere il celibato sacerdotale oppure no. Monsignor Stefan Heße, vescovo di Amburgo, ha invece preso le distanze dall’insegnamento dottrinale della Chiesa sull’omosessualità; nel mirino soprattutto il Catechismo, che non dovrebbe richiedere la continenza alle persone con tendenze omosessuali e neppure dovrebbe parlare di rispetto nei loro confronti, in quanto si tratterebbe ancora di una prospettiva discriminatoria, dall’alto verso il basso. Quello che la Chiesa deve fare è dare loro giustizia. Scroscio di applausi in aula.

Il vescovo di Limburgo, Georg Bätzing, ha chiesto che venga colmato il divario sempre più ampio tra la fede creduta e quella vissuta nell’ambito della sessualità. Come? «Vorremmo gettare un ponte su questo dirupo, senza fare una rottura con la dottrina, ma dilatandola, aprendola e modificandola». In particolare, l’idea che l’atto sessuale sia lecito solamente all’interno del matrimonio, e che sia finalizzato alla procreazione, è un concetto che dev’essere allargato «alle molteplici funzioni che determinano il senso della sessualità umana».

Di fronte a questo scenario, si comprende il tentativo estremo di cinque vescovi. Nella giornata di venerdì 31 gennaio, il già menzionato Woelki, insieme ai vescovi Stefan Oster, Gregor Maria Hanke, Rudolf Voderholzer e Wolfgang Ipolt, ha avanzato la richiesta che i testi redatti nei quattro forum tematici, per poter essere sottoposti al voto dell’Assemblea sinodale (che è l’unico organo deliberativo), abbiano l’unanime consenso dei membri di ciascun forum, con al massimo tre voti contrari.

La proposta è stata però respinta, confermando l’approvazione da parte della maggioranza assoluta dei membri. L’unanimità era stata richiesta per il fatto che gli elaborati che escono dai forum orientano necessariamente la discussione assembleare. Monsignor Hanke ha per questa ragione proposto che i contenuti di questi testi di lavoro possano essere sottoposti all’Assemlea sinodale, solo se privi di contraddizioni con la dottrina della Chiesa. Manco a dirlo, anche questa proposta è stata respinta.