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IL CASO DELLA SCUOLA PUGLIESE

Senza un vero federalismo le istituzioni vanno in tilt

Il Covid-19 ha generato anche una crisi istituzionale. Il braccio di ferro fra Stato e Regioni sta producendo esiti grotteschi. In Puglia i genitori fanno causa al Tar per la chiusura delle scuole decise dalla Regione. Il Tar di Bari sentenzia a favore, quello di Lecce contro. Senza una riforma federale lo Stato collasserà sotto le sue contraddizioni sempre più numerose

Editoriali 14_11_2020
Michele Emiliano

Oltre a quella sanitaria ed economica il Covid-19 ha generato un’ulteriore drammatica emergenza: quella istituzionale. Il goffo tentativo di gestire l’epidemia ha fatto emergere tutti i limiti di un Paese privo di una chiara identità proprio a livello delle sue istituzioni. L’Italia non è riuscita a completare l’evoluzione che avrebbe dovuto traghettarla dallo Stato unitario ottocentesco, centralizzato e ancora fermo ad un sistema burocratico di stampo napoleonico, allo stato federale.

Oggi paga il fatto di essere in mezzo al guado. Né carne né pesce. Una crisalide che non è riuscita a diventare farfalla. I continui conflitti tra Stato e Regioni sono lì a dimostrarlo e non rappresentano uno spettacolo proprio edificante. Il povero Gianfranco Miglio dall’al di là starà senz’altro assistendo a tale spettacolo col suo caratteristico sorriso beffardo pensando: «Gliel’avevo detto che sarebbe finita così». E sì, fu proprio lui a predire che il mancato compimento della riforma federale avrebbe finito per mandare in tilt il sistema e a generare il caos cui oggi stiamo incredibilmente assistendo. Un caos che coinvolge tutte le istituzioni. Prendiamo l’esempio della chiusura delle scuole. In questo caso, a rivendicare le proprie competenze è stato, paradossalmente, proprio un governatore di sinistra: Michele Emiliano presidente della regione Puglia. Con la sua ordinanza n.407 del 28 ottobre 2020, infatti, ha disposto la didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado sul territorio regionale, ad eccezione dei servizi per l’infanzia. La sua decisione, però, si è posta in rotta di collisione rispetto a quando deciso dall’attuale Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Si è quindi creato l’ennesimo e consueto braccio di ferro tra Stato e Regione, circostanza entrata ormai nella norma dei rapporti tra queste due istituzioni. Fin qui la situazione è sì patologia ma ancora dentro l’alveo del sistema. Grazie, infatti, alla tripartizione dei poteri di Montesquieu, esiste la magistratura a dirimere eventuali controversie tra istituzioni. I cittadini, di fronte all’impasse della politica, hanno infatti deciso di ricorrere al Tribunale Amministrativo della Regione Puglia, chiedendo la sospensione dell’ordinanza di Emiliano. E qui sono cominciati i veri problemi. È accaduto, in realtà, un fatto assai curioso, anzi un unicum nel panorama recente della giustizia amministrativa italiana in materia di scuola.

Il 6 novembre 2020 la Terza Sezione Bari del TAR Puglia, con l’ordinanza n. 680, ha disposto la sospensione del provvedimento del presidente della Regione, accogliendo l’istanza contenuta nel ricorso proposto dal Codacons. Insomma, per i giudici amministrativi baresi «l'ordinanza del Presidente della Regione Puglia con cui è stata disposta la didattica integrata per tutte le scuole di ogni ordine e grado sul territorio regionale, ad eccezione dei servizi per l’infanzia, interferisce, in modo non coerente, con l’organizzazione differenziata dei servizi scolastici disposta dal sopravvenuto DPCM 3 novembre 2020». Tale DPCM, secondo i giudici di Bari, «colloca la Puglia tra le aree a media criticità (c.d. "zona arancione"), e persino per le aree ad alta criticità (c.d. "zone rosse") prevede la didattica in presenza nelle scuole elementari». Sempre a parere dei giudici di quella Sezione del TAR, inoltre, dalla motivazione del provvedimento regionale di cui il Codacons ha chiesto l'annullamento, «non emergono ragioni particolari per le quali la Regione Puglia non debba allinearsi alle decisioni nazionali in materia di istruzione». Il caso sembrerebbe risolto.

Peccato, però, che nella stessa giornata del 6 novembre 2020, un’altra sezione dello stesso TAR Puglia, precisamente la Seconda Sezione di Lecce, con l’ordinanza n.695, ha deciso in maniera diametralmente opposta. In questo caso i giudici leccesi hanno respinto la richiesta di sospensione, ritenendo che «il necessario contemperamento del diritto alla salute con il diritto allo studio nella attuale situazione epidemiologica vede prevalere il primo sul secondo (comunque parzialmente soddisfatto attraverso la didattica a distanza), attesa la necessità – in ragione del numero complessivo dei contagi, da apprezzare anche tenendo conto della capacità di risposta del sistema sanitario regionale – di contenere il rischio del diffondersi del virus». In sintesi, si legge nell’ordinanza, «le prioritarie esigenze di tutela della salute possano giustificare un temporaneo sacrificio sul piano organizzativo delle famiglie coinvolte». Che faranno, quindi, i genitori degli alunni? Che faranno i dirigenti scolastici? Che farà Emiliano? Che farà il Ministro dell’Istruzione. Siamo al corto circuito istituzionale.

Per ricordare uno stato confusionale e caotico di questo genere occorre ripercorre di parecchio la memoria storica. L’unico precedente che viene alla mente è l’8 settembre 1943 e la sciagurata esperienza del sessantesimo governo del Regno d'Italia, quello presieduto da Pietro Badoglio. Non proprio un gran precedente. Speriamo che la surreale situazione determinata da questa grave crisi istituzionale faccia almeno comprendere la necessità di porre davvero mano alla Costituzione in maniera seria, decidendo finalmente di realizzare quel cambiamento vaticinato proprio dal grande e incompreso Gianfranco Miglio. Se non riesce a rendere evidente questa necessità neppure il disastro provocato dalla gestione dell’epidemia Covid-19, allora non v’è più nulla da sperare. Occorre semplicemente attendere che si realizzi la profezia migliana. Ovvero, che l’attuale assetto istituzionale, ormai in avanzato stato di disfacimento, imploda da solo.