Via all'occupazione di Gaza City, si prepara una nuova guerra
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La decisione di Israele di occupare Gaza non farà che peggiorare la situazione. Il provvedimento è stato preso nonostante il parere contrario del capo di Stato Maggiore dell’esercito. E anche sulla consegna dei territori ad un organismo arabo c'è ambiguità.

Dopo un’interminabile riunione e un duro confronto tra i vari ministri, il governo israeliano, presieduto da Benjamin Netanyahu, ha decretato la risoluzione di occupare militarmente Gaza City. È l’inizio di quell’annessione di cui si parla da giorni, anche se il primo ministro, in modo ambiguo, ha dichiarato: «Occuperemo Gaza, ma non la annetteremo. La trasferiremo a un altro organismo arabo che eserciterà il controllo e la governerà in modo corretto», escludendo così l’Autorità Palestinese. Dopo una vivace e accesa discussione, è passata la linea intransigente del primo ministro. Gaza-city, una città con oltre 800mila abitanti che dovranno essere evacuati, fa parte di quel 25% di territorio della Striscia che l’Idf, l’esercito israeliano, deve ancora occupare, insieme a diversi campi allestiti, in questi mesi di guerra, e destinati ad ospitare i profughi. Il piano governativo israeliano costringerà gli oltre due milioni di cittadini a vivere ancora più concentrati in un ristretto territorio.
«Ciò che Netanyahu ha proposto e fatto approvare è una nuova guerra, gli ostaggi sono destinati a morire, e morte certa sarà anche per i soldati, nonché decine di miliardi di denaro dei contribuenti da sborsare per assecondare il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich», ha affermato Yair Lapid, leader del partito di opposizione “C’è un futuro”, al termine della lunga riunione dell’esecutivo.
Nel corso dell’incontro sono state approvate anche le linee guida che Israele sottoporrà al gruppo di Hamas per porre fine alla guerra. Innanzitutto il disarmo e il ritorno di tutti i cinquanta ostaggi ancora detenuti nell’enclave musulmana, venti dei quali ancora in vita; la smilitarizzazione completa della Striscia e la nascita di un governo civile alternativo che non sia guidato né dal gruppo terroristico, né dall’Autorità Palestinese.
La reazione di Hamas non si è fatta attendere: «È un colpo di stato. Questa nuova guerra dimostra chiaramente che Netanyahu vuole sacrificare gli ostaggi e seppellire i colloqui». I soldati israeliani, dopo due anni di guerra, sono esausti, i rischi sono aumentati e le imboscate saranno il vero pericolo. Quasi contemporaneamente alla riunione del governo, il portavoce dell’esercito israeliano, in lingua araba, ordinava alla popolazione residente nei quartieri di Daraj-Tuffah, di evacuare l’area e spostarsi verso Al-Mawasi, dove è stata allestita una grande tendopoli, definita dal governo Netanyahu “zona umanitaria”, ma che di umanitario ha ben poco.
Mentre si svolgeva il Consiglio dei ministri, migliaia di manifestanti si sono dati appuntamento davanti all’ufficio di Netanyahu, per protestare contro il proseguimento della guerra nella Striscia. «Accettate l'accordo, ponete fine alla guerra», «la pressione militare uccide gli ostaggi», questi alcuni degli slogan apparsi sui cartelli dei manifestanti, mentre un grande striscione riproduceva i volti degli ostaggi. A Tel Aviv sono stati arrestati dieci manifestanti, tra cui due minorenni.
La decisione di occupare Gaza non farà che peggiorare la situazione. Il provvedimento è stato preso nonostante il parere contrario del capo di Stato Maggiore dell’esercito, Eyal Zamir. «Le famiglie degli ostaggi chiedono ai comandanti dell'Idf di non fare nulla che possa mettere in pericolo i prigionieri o impedire il rimpatrio delle salme», si legge nella dichiarazione dell’Hostage Families Forum, che sottolinea che l’opinione pubblica è favorevole a un accordo. Qualsiasi altra decisione sarebbe disumana e davvero disastrosa per i prigionieri e per tutto Israele». Il generale Zamir risponde indirettamente ai familiari degli ostaggi, polemizzando con la decisione del primo ministro Netanyahu: «Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza. Sarà tutto molto complicato. Propongo di rimuovere l'obiettivo del ritorno a casa degli ostaggi tra le priorità della guerra». Anche Egitto, Qatar e Turchia hanno inviato un messaggio a Netanyahu: attenzione a non chiudere la possibilità di un dialogo che potrebbe portare ad un accordo sugli ostaggi.
Nel frattempo, Israele è ancora sotto choc per il video dei due ostaggi magri e scheletrici che con un badile scavano una fossa che dovrebbe servire per la loro sepoltura. Ma fanno altrettanto orrore le immagini che circolano in rete, di palestinesi di Gaza ridotti in condizioni disumane a causa del blocco della fornitura di assistenza umanitaria che avrebbe dovuto essere assicurata da una fondazione che si è dimostrata incapace e inadeguata a gestire una crisi di simili proporzioni. Nella Striscia ogni giorno si continua a morire a causa delle bombe, ma anche per la mancanza di cibo. La carestia miete vittime ed è usata in modo evidente come un’arma da guerra da parte del governo israeliano.
Non c’è più un obiettivo militare in questa assurda guerra, l’ultima decisione del primo ministro Netanyahu, va evidenziando che lo scopo è solamente ed esclusivamente politico: terminare il progetto studiato, sin nei minimi particolari, di annessione della Cisgiordania e dell’occupazione intera Striscia, per sancire la fine della questione palestinese come oggetto della diplomazia internazionale. In Cisgiordania, infatti, i coloni continuano indisturbati nelle loro scorribande, a Masafer Yatta, a sud di Hebron.
Anche nel villaggio di Salem, a est di Nablus, lo scorso venerdì, una ruspa ha iniziato a spianare i terreni per la realizzazione di un nuovo insediamento. Sarà ripristinato anche l’insediamento di Sa-Nur, evacuato nel settembre del 2005. «Gli insediamenti abbandonati nella Samaria settentrionale, un tempo, proteggevano gran parte della regione di Sharon semplicemente con la loro presenza sul territorio. Da quando ne siamo stati espulsi, si sono sviluppate cellule terroristiche, e sono proprio queste che stiamo combattendo con tutte le nostre forze», ha recentemente dichiarato il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich.