Polonia, Nawrocki si insedia ed è già scontro con Tusk
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Dopo i tentativi volti a boicottarne l’insediamento, il 6 agosto Karol Nawrocki ha giurato davanti al Parlamento come nuovo presidente della Repubblica. E già il primo ministro Donald Tusk ha presentato ricorso per una nomina fatta dal neo capo di Stato.

In Polonia il nuovo presidente della Repubblica, Karol Nawrocki, è già costretto alla “guerra” dal Governo Tusk che si dimostra, per l’ennesima volta, una vergogna per i popolari europei, vista la totale inadeguatezza politica e la mancanza di rispetto istituzionale.
Mercoledì 6 agosto Nawrocki ha giurato davanti al Parlamento che ne ha ratificato l’elezione, nonostante le pressioni a cui è stato sottoposto il presidente della camera bassa (Sejm), Szymon Hołownia. La tensione rimane altissima. Ancora nei giorni scorsi, diversi membri del partito del premier Donald Tusk avevano denunciato truffe elettorali e chiesto l'invalidazione delle elezioni presidenziali dello scorso 1 giugno. Prima dell’entrata in carica di Nawrocki, la maggioranza di governo ha addirittura tolto l’immunità all’ex ministro della Difesa, parlamentare e vicepresidente del PiS (Diritto e Giustizia), Antoni Macierewicz, nel tentativo di inviare un chiaro segnale al neo presidente.
Parlando davanti alle due camere del Parlamento, Nawrocki ha promesso di essere la voce dei polacchi comuni e di governare al di là delle divisioni partitiche. Nel suo discorso di insediamento ha voluto ribadire alcuni punti fermi del suo mandato: una riforma della Costituzione dopo quasi 30 anni dall’entrata in vigore e dopo le continue violazioni del governo Tusk; la creazione di un consiglio per la riforma del sistema statale presso la presidenza, ribadendo di voler ristabilire lo Stato di diritto e assicurando che non promuoverà né nominerà giudici che, a suo parere, minano l'ordine costituzionale e giuridico del Paese. Il presidente Nawrocki si è impegnato anche a respingere l'immigrazione illegale, la moneta unica europea (euro) e qualsiasi tentativo di aumentare l'età pensionabile, ribadendo il proprio sostegno alla moneta nazionale polacca, lo złoty, e che la Polonia rimane impegnata nei confronti dell'Unione Europea, ma non a scapito dei propri diritti sovrani. Ha giurato di opporsi a «qualsiasi tentativo da parte di Bruxelles di togliere poteri alla Polonia» e ha promesso di rinsaldare la cooperazione con i Paesi dell’Europa centro-orientale.
Il nuovo presidente ha ribadito l'impegno della Polonia nei confronti degli alleati occidentali, ricordando in particolare i suoi legami con gli Stati Uniti. Nawrocki si è impegnato a sostenere gli sforzi per espandere e modernizzare le forze armate e ha sottolineato il suo impegno a rafforzare il ruolo della Polonia all'interno della NATO e a rendere l'esercito polacco la più grande forza della NATO nell'UE. Nawrocki si è impegnato anche a sostenere le «buone scuole polacche» radicate nella cultura e nei valori nazionali, annunciando iniziative volte a promuovere l'orgoglio civico. «Sarò la voce di coloro che desiderano una Polonia normale, orgogliosa del proprio patrimonio, del proprio sistema scolastico e della propria letteratura». Il presidente ha mostrato generosità verso il premier Tusk e i suoi ministri, già invitati a una riunione speciale del Consiglio dei ministri alla fine del mese per discutere importanti piani di investimento e di finanze pubbliche. Infine, da cristiano, il nuovo presidente ha perdonato «il disprezzo e la propaganda che ho subito durante la campagna elettorale», descrivendo l'esito delle elezioni presidenziali come «un chiaro segnale da parte del popolo che la Polonia deve cambiare». Un discorso che ha ripreso tutti gli impegni della campagna elettorale propria e di quei candidati conservatori, sovranisti e cattolici che lo hanno sostenuto al ballottaggio dello scorso 1 giugno.
La coalizione di Donald Tusk ha assistito all'inaugurazione in silenzio. Le espressioni dei membri della maggioranza riflettevano non solo una sconfitta politica, ma anche il segno di un cambiamento. Per quasi due anni, il Governo Tusk ha messo a dura prova i rapporti con l’opposizione, la Chiesa, l'esercito, la magistratura e le famiglie polacche. Il giorno seguente, 7 agosto, il ministro della Giustizia, Waldemar Żurek, recentemente nominato, ha dichiarato di sperare di convincere Nawrocki a porre fine all'attuale stallo giuridico nel Paese e a ripristinare l'ordine costituzionale. Peccato che proprio tale ministro, il 31 luglio, abbia deciso di licenziare 46 presidenti e vicepresidenti dei tribunali e nove funzionari del Ministero della Giustizia, non per le proprie incompetenze ma perché considerati troppo vicini al PiS. Il neo presidente, ovviamente, ha nominato alcuni fidati alleati politici e sostenitori della campagna elettorale a ruoli di alto livello presso la Cancelleria presidenziale e l'Ufficio per la sicurezza nazionale. Di conseguenza, l'ufficio del primo ministro Donald Tusk ha iniziato la guerra e presentato ricorso alla Corte Amministrativa Suprema della Polonia per impedire che Sławomir Cenckiewicz – il principale consigliere di Nawrocki per la sicurezza – possa svolgere le sue funzioni di capo dei Servizi di Sicurezza Nazionale (BBN) e visionare i dossier riservati nelle mani del governo e le eventuali malefatte. Alla proposta di pace, Tusk risponde con il suo consueto spirito di vendetta.
Lo scontro tra il conservatorismo cattolico-patriottico che guarda a Washington e il potere accentratore di un europeismo omologante e anticristiano, del resto, è inevitabile. Per certo il presidente Nawrocki dovrà esercitare in pieno tutti i poteri assegnatigli dalla Costituzione: autorizzare o meno la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo, promulgare o porre il veto alle leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i regolamenti; indire referendum popolari, sciogliere l'Assemblea nazionale in alcuni casi (ad esempio, quando non riesce a costituire un Consiglio dei ministri o ad approvare la legge finanziaria) e scegliere i ministri dell'interno, della difesa e degli affari esteri.
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