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IL CASO BIANCALANI

Se l'accoglienza è ideologia, chiesa-dormitorio in ostaggio

A Pistoia, dove don Biancalani ha alloggiato un centinaio di clandestini e homeless, si arriva all'atto di forza: dopo lo sgombero del Comune per i locali parrocchiali inadatti, i clandestini di Vicofaro dormono in chiesa. "Così nessuno li potrà cacciare", è la sfida del parroco in attrito col vescovo. Ma al suo appello a occupare la chiesa l'altra sera hanno risposto  in pochi perché la maggior parte ha dormito altrove. Accoglienza & ideologia, un tempio in ostaggio e attacchi politici del sacerdote barricadero coinvolto in un'associazione contestata dalla Prefettura che ha già preso più di 800mila euro. Ecco il lato oscuro del business dell'accoglienza nelle parrocchie. 

Attualità 14_09_2018

Con la messa a dimora in chiesa di 7 tra clandestini e homeless dopo il provvedimento di sgombero del Prefetto, a Vicofaro è partita ufficialmente l’operazione Occupy church. Occupazione che vede protagonista il parroco di Pistoia don Massimo Biancalani, noto alle cronache per aver portato i migranti in piscina e per baruffare spesso con il ministro degli Interni Salvini.

Chiesa dormitorio. Sant’Egidio fa scuola. E se a Roma l’emergenza è il freddo, che giustifica la potente ong fondata da Andrea Riccardi ad aprire le chiese, a Vicofaro l’emergenza per mettere a dormire clandestini e homeless vari, è un provvedimento del Prefetto che ha ordinato lo sgombero di una struttura della parrocchia dove don Biancalani aveva alloggiato un centinaio di persone. Una sfida, a tutti: Prefettura, Comune, Polizia, Diocesi e anche popolazione che, basta andare nei bar della cittadina toscana, è spaccata letteralmente in due.

E si badi bene. Soltanto 12 di questi “migranti” sono richiedenti asilo. Tutti gli altri? Clandestini a vario titolo: chi ha ricevuto il diniego della prefettura e dovrebbe tornare in patria, senza tetto e persino un detenuto agli arresti domiciliari. A chiudere il quadro l’immagine di un prete barricadero che ora usa la chiesa come zona franca nella quale far valere provocatoriamente un principio di extra territorialità: “Voglio vedere chi li caccia da qui”, ha detto l’altro giorno al quotidiano La Nazione. Per la verità nessuno li caccia, ma forse se ne vanno loro quando vedono che la nuova sistemazione non è così conveniente.

Dei 20 migranti annunciati mercoledì, a notte ce n’erano appena 7 secondo quanto raccontano fonti della diocesi di Pistoia alla Nuova BQ. Segno che l’emergenza paventata da don Biancalani dei cento senza tetto da sistemare è una bufala colossale. Quasi tutti se ne sono andati, cercando sistemazioni migliori della balaustra della chiesa parrocchiale con vista sul tabernacolo. E forse questo al parroco non ha fatto piacere perché lui, di clandestini abbarbicati nel matroneo a dormire la notte ne vorrebbe ben di più, dato che, sempre al quotidiano toscano ha dichiarato: “Almeno qui nessuno oserà entrare” come se si trattasse di perseguitati da chissà quale terribile aguzzino. “Dare ai ragazzi un posto in chiesa mi è sembrata la risposta più logica alla ordinanza con cui il Comune ci chiede di cessare l’accoglienza. E’ bene che le chiese si attrezzino, perché c’è da aspettarsi nei prossimi mesi un afflusso enorme di queste persone”.

In realtà a dormire in chiesa ce n’erano appena sette, perché quello di Vicofaro è in realtà un porto di mare e non una struttura che offre accoglienza a tutti gli effetti, con tanto di oneri e responsabilità. Il provvedimento governativo che don Biancalani ha bollato seccamente come una risposta politica, come se Salvini non avesse in testa altro che i poveri di don Massimo, è stato invece preso molto seriamente dal vescovo di Pistoia Fausto Tardelli. Questi ha diramato un comunicato durissimo dal quale traspare un qualche cosa di più di una irritazione nei confronti di don Biancalani e dell’Associazione “Virgilio”.

I rapporti sono tesi da tempo. Da almeno un anno, da quando il parroco, dopo aver incassato il via libera ad ospitare una manciata di richiedenti asilo ha allargato il raggio portando a dormire chiunque. Una cosa che al vescovo non ha fatto piacere perché, come ha sottolineato nel suo comunicato “avevo avuto però assicurazione che tutto si sarebbe svolto nel migliore dei modi”. E invece. E invece il Comune ha dovuto fare la voce grossa dopo aver constatato che nei locali di proprietà della parrocchia di Vicofaro molte cose non erano a norma e il rischio incendio ad esempio elevatissimo.

Il parroco ha ricevuto l’intimazione dello sgombero come un attacco personale. E la situazione ora è degenerata. Ma in questa storia in realtà ci sono tante cose che non funzionano e il far dormire i migranti in chiesa non è altro che l’ultimo atto di sfida di Biancalani prima di tutto al suo vescovo che già lo aveva stigmatizzato quando aveva invitato, guarda un po’ in chiesa, Laura Boldrini

Andiamo con ordine secondo le informazioni che la Nuova BQ ha potuto conoscere da stretti collaboratori del vescovo Tardelli. Formalmente la diocesi non c’entra nulla con le attività di don Biancalani tanto che nulla è stato concordato con il vescovo. A cominciare dalla vicinanza di don Biancalani con l’associazione Virgilio-Città Futura il cui presidente, Alessandro Vivarelli ha stipulato una convenzione con la Prefettura di Pistoia dopo aver vinto un bando per la gestione di un Cas. Bando significativo dato che tra 2017 e 2018 ha portato nelle casse dell’associazione la bellezza di 830mila euro per la gestione di 42 richiedenti asilo.

Di questi 42, don Biancalani ne accoglie in una struttura parrocchiale 12. Ma la cosa non finisce qui. Nel corso di questi ultimi mesi il sacerdote, anche spesso in polemica con il suo vescovo che accusa di averlo lasciato solo e di non fare abbastanza per la Chiesa dell’accoglienza, apre le porte della parrocchia ad un numero esorbitante di clandestini, richiedenti asilo già col foglio di diniego e altri homeless, anche italiani. La parrocchia si spacca in due, come spesso avviene in questi casi e il vescovo stigmatizza il comportamento di don Biancalani, soprattutto per le sue prese di posizione politiche. C’è chi fa una colletta per aiutare il sacerdote e chi invece è molto critico.

Arriviamo a fine agosto. La Prefettura, dopo un controllo con Vigili del Fuoco, Asl e Ufficio Urbanistica del Comune intima a don Biancalani di spostare i 12 richiedenti asilo che rientrano nel progetto Cas. “E’ nato tutto a fronte di un controllo che rientra all’interno del capitolato siglato con l’Associazione Virgilio e con le altre associazioni – spiega alla Nuova BQ il capo di gabinetto della Prefettura Di Agosta -. Noi ci siamo occupati soltanto dei richiedenti asilo di cui siamo responsabili e che abbiamo affidato a Vicofaro, da qui nasce la contestazione all’Associazione Virgilio. Dobbiamo esigere il rispetto delle regole da parte di tutti”. E nella parrocchia di Vicofaro, secondo i resoconti delle autorità, le condizioni igienico sanitarie degli stabili non sono rispettate. Da qui la contrarietà del vescovo che si sente preso in giro dall’associazione alla quale aveva raccomandato il rispetto delle normative. 

E la conseguente procedura d'infrazione della Prefettura che ha contestato la mancanza di requisiti che l'Associazione vicina al parroco avrebbe dovuto garantire nel capitolato "come evidenziato sul sito alla sezione trasparenza e già rinnovato", puntualizza il capo di gabinetto. 

Usciti i 12 richiedenti asilo e allocati in altre strutture dove già l’Associazione Virgilio fa attività, che cosa ne sarà di tutti gli altri 70 o 80? Ormai il bubbone è scoppiato: se la canonica non è adatta ad ospitare 12 richiedenti asilo, come potrà esserlo per un centinaio di persone che don Biancalani sostiene di alloggiare? Tanto più che molti di loro, avendo terminato negativamente il percorso di richiesta asilo de facto sono tornati ad essere clandestini sul suolo italiano. E’ una situazione che il vescovo non può più tollerare.

Così don Biancalani decide di mettere in atto la sua strategia: occupare la chiesa e far valere un principio di extra territorialità. Ma in realtà sono pochi quelli che decidono di seguire il sacerdote: la maggior parte se n’è già andata altrove. Don Biancalani ha anche rifiutato l’aiuto fornito dalla Caritas che aveva messo a disposizione delle strutture l’indomani della notifica della chiusura del Cas. Soltanto ieri sembra aver ceduto e ha iniziato a ragionare per trasferire una parte di persone.

Ma il braccio di ferro continua. E questo, adesso che la chiesa si è trasformata in un dormitorio, apre un ulteriore squarcio nella vita parrocchiale che da tempo è catalizzata su una gestione dell’accoglienza ideologica ed esasperata, come sembra trasparire dalla critica che lo stesso vescovo ha fatto poco prima della chiusura del Cas su chi affronta l'accoglienza in maniera ideologica senza pensare all'integrazione. Che costringe l’attività parrocchiale a risentirne e il parroco a circondarsi di avvocati per effettuare i ricorsi al Tar. A poco serve la giustificazione che in realtà i migranti alloggiati nel matroneo di giorno sono fuori e arrivano soltanto di notte. La trasformazione della chiesa in un ostello è già il segno che qualche cosa nella concezione della chiesa come tempio di Dio si è rotto.

Nonostante la contrarietà del vescovo sia elevata, la diocesi in questa fase non vuole esasperare gli animi e con prudenza sta lentamente cercando di chiudere una partita che potrebbe risultare imbarazzante per tutti. Difficile che don Biancalani riesca nel suo intento di alloggiare provvisoriamente in chiesa i suoi poveri per alcuni mesi come ha annunciato. Il Comune nella sua ordinanza ha mostrato, carte alla mano, che i locali della parrocchia non sono idonei a dormitorio. Figuriamoci una chiesa.

Intanto, però, i materassi sono piazzati e il tempio di Dio, ormai svuotato di sacro, si ritrova ostaggio di una situazione ideologica nella quale nel nome dell’accoglienza si approfitta della disperazione delle persone alimentando false speranze, ma non potendo garantire loro un futuro né una dignità. Ecco il lato oscuro del business dell’accoglienza applicato alle parrocchie. Un parroco non ha il potere di utilizzare la chiesa per scopi che non le sono propri. Figuriamoci senza il consenso del suo vescovo. Ma il dado è tratto: Occupy church avrà sicuramente nuovi capitoli, la narrazione ideologica dell'accoglienza deve proseguire.